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Gli amici Americani

Creato il 09 aprile 2009 da Piercesare
Gli amici Americani

"Dear Prof. Rivoltella, We have seen the images of the aftermath of the earthquakes in L’Aquila and Castelnuovo and would like to send our hope that you, your family, and your friends are safe and well. Please know that you are in our thoughts and prayers. Sincerely, Kristin".

"Hello Dr. Rivoltella. Upon seeing the devastating aftermath of the earthquakes in L’Aquila and surrounding regions, our thoughts are with you. I hope that you, your family, and your friends are all safe. Please let us know if we can be of any assistance to you in this difficult time. Best regards, Julia".

Questi due messaggi mi sono arrivati ieri. Devo dire che non è stata una buona giornata. Stavo rimuginando tra me e me sulle solite beghe del solito hortus conclusus accademico. Insomma: tristezze. Ed ecco le due mail. Julia è il Development Editor di IGI Books, Kristin il Director of Editorial Content dello stesso editore. Mi hanno seguito nella pubblicazione del mio libro americano sulla Digital Literacy. Ci siamo conosciuti e frequentati via mail, per ragioni professionali. Come mi è capitato tante volte, in Italia, in Spagna, in Brasile, in Francia, in ogni Paese in cui siano usciti miei contributi sui soliti temi, educazione, media, tecnologie. Oltre tutto IGI è un grosso editore, il principale negli USA in materia di tecnologia. Vuole dire centinaia, forse migliaia di autori. Bene, Julia e Kristin, ciascuna di suo, hanno avuto un pensiero per il loro autore italiano, si preoccupano, promettono preghiere per tutti, chiedono se possono fare qualcosa.

Io non so se questo abbia a che fare qualcosa con l'America e con gli americani. So bene che non si può e non si deve generalizzare: il capitale sociale sta venendo meno in America come da noi. Lo scriveva qualche anno fa Robert Putnam in un bel libro (Bowling alone) in cui il bowling diventava emblema della costruzione di una Nazione - il bowling come spazio per l'attivazione di reti sociali. Ma non credo che queste mail non abbiano a che fare con lo spirito del popolo. Sono figlie di una genuinità che forse da europei guardiamo spesso con supponenza. La "genuingenuità" che poi porta gli amici d'Oltreatlantico a dividere il mondo in buoni e cattivi, a sentirsi unti da Dio, ... Ma certo è che quella stessa qualità morale poi genera mail di questo tipo. Mia sorella che vive negli USA, così come diversi amici italiani che lavorano in Università e centri di ricerca americani mi confermano la stessa cosa: una gara a informarsi, a rendersi disponibili, a capire in che cosa potersi rendere utili. Non è forma. Non è una danza sociale. E sollecitudine vera, preoccupazione dell'uomo per l'uomo: una sorta di reviviscenza dello spirito dei pionieri, "costretti" ad aiutarsi proprio perché tutti in viaggio verso la loro frontiera, consapevoli di essere fratelli proprio perché tutti solo uomini in quel grande spazio aperto.

Così vengono alla memoria le parole dei Walt Whitman, che in Presso la riva dell'Ontario azzurro canta: "Questi Stati sono il poema più vasto, / Qui non c'è solo una nazione, ma una brulicante / Nazione di nazioni, / Qui il fare degli uomini concorda con il vasto operare / del giorno e della notte. / Qui è ciò che avanza in magnifiche masse poco curanti / dei particolari, / Qui la rudezza, le barbe, l'amicizia, la combattività che l'anima ama, / Qui le folle, i cortei, l'uguaglianza e la diversità, che / l'anima ama". E la commozione prende il sopravvento, noncurante di apparire ingenua. Appunto.


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