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Gli anni del Grunge – Italia 1989-1996, a cura di Giacomo Graziano: un estratto

Creato il 21 febbraio 2024 da Gliscrittori
Gli anni del Grunge, racconti non-fiction a cura di Giacomo Graziano: un estratto

#booktok Un estratto di Gli anni del Grunge: Italia 1989-1996, una raccolta di racconti non-fiction a cura di Giacomo Graziano (PubMe - Collana Gli Scrittori della Porta Accanto): «È arrivato un ragazzo, un americano, un certo Kurt Cobain, in gravissime condizioni».

Le prime ore trascorrono tranquille. Bene, non chiedo altro. Non faccio in tempo a terminare questo pensiero, che vengo chiamata d’urgenza. È arrivato un ragazzo, un americano, un certo Kurt Cobain, in gravissime condizioni. In stato di coma, forse un tentativo di suicidio, ha ingerito un mix di champagne e Roipnol, un potente sonnifero con effetti ipnotici, ansiolitici e sedativi. Se assunto di frequente, può dare una pericolosa dipendenza; in dosi massicce, insieme all’alcol, può portare alla morte.
I miei colleghi, concitati, non fanno altro che parlare di quanto sia famoso e importante il paziente. Io in quel momento penso soltanto a salvargli la vita. In questo posto sterile e freddo, per me le persone sono tutte uguali, sofferenti, impaurite, in cerca di sollievo e conforto. E poi, famoso o no, io non so chi sia.
Non c’è tempo da perdere, devo correre attraverso i corridoi e raggiungerlo: è pallido e con un sanguinamento importante dal naso.
I miei colleghi monitorano i parametri vitali e io eseguo una radiografia toracica per capire lo stato degli organi interni. Bisogna svuotare il contenuto dello stomaco e rimuovere il veleno. Lo prepariamo per una lavanda gastrica e, successivamente, non ci resta che aspettare il suo risveglio dal coma. Ci preoccupano eventuali danni cerebrali sopravvenuti.

La situazione è grave ma stabile.

Ho un attimo per respirare e alcuni colleghi mi spiegano che quel ragazzo biondo, così magro e fragile, è una famosa rockstar americana che tiene il mondo ai suoi piedi. Io fatico quasi a crederci, perché a vederlo su quel lettino, inerme e attaccato al respiratore, mi comunica un gran senso di solitudine e vulnerabilità. Nel mio immaginario le rockstar sono altro. Certo, vivono di eccessi e contrasti, attraversano con la stessa intensità grandi successi e grandi tragedie, ma sono pur sempre come degli dèi. Forti, irraggiungibili, patinati. Quelli della mia generazione sono stelle che amano la bella vita e camuffano i dissidi interiori. Io, poi, non ascolto nemmeno quel tipo di musica. Questo Kurt è un ragazzo normale, deve aver sofferto molto nella sua seppur breve vita, ma quella rabbia e quella inquietudine te la sbatte in faccia in tutti i modi possibili.
Le percepisco perché mi investono mentre sono lì a guardarlo, in attesa che apra gli occhi.
Sì, adesso che ci penso, ho sentito parlare di questa band, Nirvana; di questo nuovo “genere” musicale che ha conquistato i giovani degli anni Novanta, il grunge. Sembrano voler rivendicare un loro posto nel mondo, senza artifici e costruzioni, fedeli al loro essere, a volte sgangherato o volutamente sgarbato. Ma dietro riconosco che c’è molto, molto di più.

Vengo destata da questi pensieri da inconsueti schiamazzi.

Mi giro e vedo arrivare una giovane donna, bionda e furiosa. Ne intravedo la bellezza attraverso il trucco colato e la faccia sconvolta. Piange, urla. Mi dice di essere la moglie e di non voler più aspettare. Deve vedere in che condizioni si trova il marito.
Le concedo due minuti, a patto che spenga la sigaretta. Ma lei mi manda al diavolo e corre verso il lettino. Quasi non riesco a credere alla sua sfrontatezza ed è una cosa che mi lego al dito. Lascio la stanza turbata e triste per quel giovane che mi dicono essere in Italia per una vacanza insieme anche alla figlioletta di pochi anni. Mi chiedo cosa spinga un ragazzo di ventisette anni a ingerire ben cinquanta pillole di un micidiale medicinale durante un soggiorno in una delle città più magiche del mondo. Di magico nella sua vita deve esserci ben poco. E non c’è nulla che possa fargli cambiare prospettiva: non un talento favoloso e raro, una bella moglie, una figlia fantastica, una carriera folgorante e fan che farebbero di tutto per te.
Niente, non esiste un’equivalente della lavanda gastrica per l’anima. Non c’è. Mi rendo conto dei limiti del mio mestiere. Io curo il corpo, strappo alla morte migliaia di vite, mi assicuro che tutti gli organi funzionino, ma non posso fare nulla per riparare gli ingranaggi della psiche. Mi affaccio alla finestra del mio studio, ho bisogno di respirare, ormai il sole è alto. È il 4 marzo. Per il resto della città è ricominciata un’altra giornata. Per me, invece, è finito un turno di lavoro che non dimenticherò mai.
Rosanna Cpstantino, "È ora di andare" da Gli anni del Grunge: Italia 1989-1996 a cura di Giacomo Graziano

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Gli anni del Grunge

Gli anni del Grunge
Italia 1989-1996

a cura di Giacomo Graziano
PubMe - Gli scrittori della porta accanto
Racconti | Interviste
ISBN 979-1254582909
Cartaceo 15,00€
Ebook 2,99€
SCHEDA DEL LIBRO

Quarta

Italia, 1989-1996. Il grunge è l’ultimo terremoto musicale, il pop si è fatto da parte per dare spazio al fenomeno underground uscito dal suo guscio alternativo, esploso in una supernova che non risparmia niente e nessuno.
Non risparmia gli ultimi eroi del rock prima del crepuscolo: Kurt Cobain, Layne Staley, Andrew Wood, Chris Cornell e tanti altri artisti sensibili e talentuosi, ciascuno capace di comunicare un disagio personale cui era possibile immedesimarsi.
Negli scritti qui raccolti di giornalisti, critici musicali, organizzatori, musicisti, strumentisti, DJ, promoter si attinge dal cassetto dei ricordi a rievocare le emozioni del passaggio del grunge, della «musica sporca e rumorosa del Northwest», dei piccoli e grandi concerti in Italia, o la trepidazione nel tenere in mano una copia fresca e scintillante di Ten o di Nevermind.
Il grunge è stato “il manto protettivo” di un’intera generazione, forse in ritardo rispetto al resto del mondo, dove le innovazioni giungono come polvere trasportata dal vento.

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