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Gli atleti scendono in campo contro l’inquinamento

Creato il 09 ottobre 2015 da Allocco @allocco_info

E' ufficiale anche il mondo dello sport ha deciso di intraprendere iniziative contro l' inquinamento, in effetti si tratta di una questione pragmatica se si pensa al fatto che gli atleti stanno incontrando grosse difficoltà durante la disputa di gare e competizioni. Gli atleti olimpici di Rio 2016 si stanno preparando per evitare di ammalarsi, infatti i ginnasti inglesi hanno pensato di fare un uso massiccio di vitamine e colluttori a prova di batteri per non cadere ammalati durante le sfide olimpiche. Sembra davvero un paradosso ma purtroppo è solo la realtà, basti pensare che le condizioni ambientali della città di Rio de Janeiro sono davvero inaccettabili: la baia di Guanabara non è stata affatto bonificata come promesso dal governo brasiliano e perciò quello che dovrà essere il teatro delle gare di windsurf e vela attualmente è solo uno specchio d'acqua torbida ricca di batteri e rifiuti galleggianti. Il presidente del comitato organizzativo di Rio 2016 Carlos Nuzman contro ogni infausta previsione si è detto fiducioso che i problemi di inquinamento della baia saranno risolti per tempo ma gli atleti che vi parteciperanno non sono dello stesso avviso. Il velista Nick Thompson ha contratto un'importante infezione l'anno scorso nel corso di una competizione proprio nella stessa baia ed inoltre durante un allenamento il velista olimpionico Breno Osthoff e il suo collega Rafael de Almeida Sampaio hanno avuto uno spiacevole incidente infatti la loro barca si è completamente rovesciata a causa dell'impatto con una cassa di rifiuti che galleggiava nella stessa baia. Gli stessi atleti dichiarano di trovare frigoriferi, caschi e perfino sedie in acqua e sono molto amareggiati perché questo tipo di inquinamento scellerato deturpa in modo brutale il magnifico paesaggio naturale in cui la stessa baia si trova. L'unico rimedio contro le infezioni che si potrebbero contrarre a contatto con l'acqua fortemente contaminata è il vaccino contro l'epatite A, ne è decisamente convinto il dottor Alberto Chebabo della società brasiliana di malattie infettive. Purtroppo il vaccino non è obbligatorio anche se dovrebbe esserlo considerando che il rischio per gli atleti si estende anche alla dissenteria per la presenza di batteri e alle infezioni della pelle causate da composti chimici inquinanti.

Non sono solo gli atleti a subire le conseguenze negative dell'inquinamento, ormai è risaputo da decenni che il numero di casi di infezioni alle vie respiratorie, di bronchiti, di asma, di enfisema è in continuo aumento a causa della massiccia contaminazione dell'aria che respiriamo ogni giorno. Quando i livelli di inquinamento atmosferico raggiungono poi valori elevati anche persone che godono di buona salute possono soffrire di vari disturbi come broncospasmi, difficoltà respiratorie, tosse, irritazione delle mucose del naso e della gola e simili, inoltre chi vive in zone inquinate ha il 25% di probabilità in più di ammalarsi di cancro al polmone. A questo punto sembrerebbe quasi paradossale praticare attività fisica all'aperto che in teoria dovrebbe essere utile per migliorare l'efficienza cardiocircolatoria ma in realtà se praticata in zone dove la concentrazione degli inquinanti è elevata può esporci a rischi da non sottovalutare. I dati scientifici parlano chiaro: una persona in buone condizioni di salute durante un allenamento all'aria aperta inspira un volume maggiore di aria e quindi inala una maggiore quantità di inquinanti in modo direttamente proporzionale all'aumento della ventilazione per minuto, poi l'aumento della velocità del flusso aereo trasporta gli inquinanti più in profondità nelle vie aeree. Le ricerche sui disturbi cronici che interessano coloro che praticano regolarmente attività fisica all'aperto sono ancora all'inizio ma in attesa di ulteriori conferme per la prossima corsa all'aperto portiamoci la mascherina, non si sa mai ....

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