"Se qualcuno ci chiede se abbiamo fatto questo film, rispondiamo
di no e facciamo che rimanga una piccola bugia tra amici, oui?"
Sul piano cinematografico invece abbiamo avuto parecchio da rosicare, negli ultimi anni. Complice una produzione rigogliosa in tutti i generi, dal drammatico al thriller, dalla commedia all’horror, delle belle idee di sceneggiatura e una serie di ottimi attori e registi, il cinema francese sta vivendo una sorta di nouvelle vague della nouvelle vague. Tra Oscar vinti e successi al botteghino, anche qui dalle parti di Pensieri Cannibali i toni riservati alle recenti produzioni francesi sono passate dall’entusiastico al (quasi) fanatismo nazionalista, cito i vari The Artist, Quasi amici, Piccole bugie tra amici, 17 ragazze, Polisse, La reine des pommes, La chiave di Sara… Tanto che ho quasi pensato di cambiare il nome del blog in Les pensées cannibales. Quanto chic farebbe?
Però adesso non è che dobbiamo invidiare tutto, ai francesi. Di certo non questo filmetto. Gli infedeli è una porcata. Detto ancora con bon ton. Tra i critici cinematografici italiani qualcuno l’ha paragonato a I soliti idioti, ma è offensivo. Nei confronti dei soliti idioti, che perlomeno fanno ridere. Magari a tanti non piacciono e magari è meglio prenderli a piccole dosi perché dopo un po’ rischiano di stufare, però sanno far ridere. Gli infedeli, per quanto si sforzino, la risata invece non me l’hanno strappata. Se non quella isterica per la disperazione.
Il film a episodi è un rischio enorme e spesso porta a risultati fallimentari. Non fa eccezione questo Gli infedeli, che parte con l’intenzione di essere una sorta di trattato sociologico sull’infedeltà, soprattutto maschile. Quello che ne esce fuori è una serie di ritrattini per lo più stereotipati e desolanti, tanto per gli uomini quanto per le donne. Quando va bene, questi quadretti finiscono per essere dei temini svogliati sull’argomento. Quando va male, si finisce invece nella barzelletta macchiettistica (i brevi episodi girati da Alexandre Courtès). Non divertenti, solo ridicoli. Mini gag che andrebbero bene, al massimo, per una scenetta di Camera Café, prodotto guarda a caso importato proprio da un format francese. Perché i francesi saranno anche bravi a fare cinema, negli ultimi anni sicuramente meglio di noi, però a livello di comicità non è che siano messi benissimo. Quasi amici pare la botta di culo che conferma la regola. Per fortuna, negli altri episodi non si finisce nella macchietta totale, come capita invece al nostro La peggior settimana della mia vita, tanto per ricordarci di come noi italiani quando vogliamo sappiamo fare persino di peggio.
Ma vediamo nel dettaglio, gli episodioni che compongono questo ben poco prelibato piatto di nouvelle cuisine! Il prologo diretto da Fred Cavayé, reuccio del nuovo noir-polar-thriller francese, gioca la carta del sesso esplicito, ma i dialoghi tra i due protagonisti sono degni di una galleria degli stereotipi da comici di Zelig. Pure meno divertenti, dei comici di Zelig. E ho detto tutto. Michel Hazanavicius, fresco di Oscar per The Artist, gira l’episodio “La coscienza pulita”, incentrato su una trasferta di lavoro che finisce per diventare una gita in cui un uomo sposato tenta disperatamente di scoparsi qualcuno. Chiunque. E che poi non si osi criticare American Pie… Più che un episodio, una farsa che fa pensare a come Hazanavicius rischi di fare ben presto la fine di Florian Henckel von Donnersmarck, passato dai fasti e dai premi di Le vite degli altri alle pernacchie di The Tourist. Meritati in entrambi i casi.
"Sai che somigli a una versione meno figa di Jessica Chastain?
E non fare quella faccia, resta sempre un gran complimento!"
Per quanto io adori essere infedele alla mia patria, non me la sento di sponsorizzare un prodotto d’Oltralpe come Gli infedeli. Questo pseudo film è una vera porcheria, e già ci bastano le nostre. Per una volta, quindi, grido: e forza Italia, che siamo tantissimi! In Russia, almeno… (voto 4/10)