Magazine Curiosità

Gli scienziati e la religione

Creato il 06 febbraio 2015 da Dariosumer
Gli scienziati e la religione
Nel suo libro “L’illusione di Dio”, Richard Dawkins equipara la religione a una malattia mentale.
Dio?
E’ un “delinquente psicotico” immaginato da gente frustrata.
Per Dawkins non dovrebbe essere ammesso in facoltà scientifiche chiunque sia affetto dalla “malattia mentale” della religione perché tale disturbo psicologico è da ritenersi incompatibile con la ricerca scientifica.
Ma come si spiega allora la profonda religiosità di molti scienziati, per non parlare di grandi scienziati che addirittura vestono la tonaca?
In che cosa credono gli scienziati che credono?
Un primo sondaggio fu realizzato in America nel 1916 dallo psicologo James Leuba domandò a un certo numero di scienziati se credessero in Dio e in particolare in un Dio personale che interagisse con l’umanità; un generico teismo non era dunque valutato sufficiente per rispondere in senso affermativo.
I risultati furono: 40% si, 40% no e 20% di agnostici.
Il sondaggio è stato ripetuto nel 1996 e pubblicato su Nature.
Dal nuovo sondaggio si è evinto un lieve incremento dei non credenti (45%), ma il numero di coloro che dichiaravano di credere in quel tipo di Dio é rimasto stabile al 40%.
Nel 1998, una ricerca analoga condotta da Edward J. Larson e Larry Widaam tra gli scienziati della National Academy of Sciences ha rilevato dati diversi con un numero basso di credenti (5,5%). In particolare tra i biologi il 65, 2% respinge l’idea di Dio e il 69% non crede nell’immortalità, tra i fisici, il 79% non crede in Dio e il 76,3% non crede nell’immortalità. I più “credenti” sono i matematici (14,3% in Dio, 15% nell’immortalita), i meno credenti i bilogi.
Un’altra ricerca è stata svolta nel 2003 dalla Cornell University su un campione di 271 studiosi dell’evoluzione in 28 accademie di tutto il mondo.
Questo questionario differenziava tra un “ Dio personale” e un “ Dio impersonale” che ha creato l’universo, tutte le forze e la materia, ma non interviene negli eventi quotidiani.
In questo sondaggio solo il 4,7% ha dichiarato di credere in un “Dio persona” mentre ben il 78% ha mostrato una concezione atea e materialistica che considera gli organismi viventi composti esclusivamente di materia. La maggior parte degli scienziati evolutivi che si sono dichiarati credenti hanno propeso per una concezione astratta di Dio, entità metafisica avulsa dalle cose del mondo, escludendo un Dio personale di tipo biblico.
Le risposte più significative al sondaggio della Cornell riguardano i rapporti tra evoluzione e religione. Soltanto l’8% si dichiara d’accordo con Stephen Jay Gould e la sua teoria dei magisteri non sovrapponibili, i cui assunti non sono in conflitto. Solo il 10% invece è risultato favorevole alla tesi di Dawkins, della mutua esclusione tra evoluzione e religione e ben il 72% invece ritiene che la religione non é altro che un aspetto sociobiologico della cultura umana che è parte integrante del processo evolutivo, dunque non in contraddizione con esso.
La religione come “ via alla conoscenza” non è in contrasto né con l’evoluzione né con la scienza.
Einstein, spesso citato in aforismi come “ Dio non gioca a dadi” riteneva che la natura non avesse alcuno scopo o obiettivo. E sull’idea di un Dio personale dichiarava: “Mi è del tutto estranea e mi sembra anche ingenua”, considerando la Bibbia un libro di favole.
E’ vero invece che si dichiarava: “un non credente profondamente religioso”
Tra molti scienziati é diffusa una religiosità panteistica verso l’ordine magnifico dell’universo e della vita, la stessa che compare anche nel libro di Stephen Hawking “Dal Big Bang ai buchi neri”:“Allora conosceremmo la mente di Dio”.
Nonostante lo scarso numero di credenti tra gli scienziati, la religiosità non è vista come un ostacolo dalla maggior parte di loro. Il trascendente è, per la maggior parte di loro, nient’altro che una legittima anche se indimostrabile, della mente umana. Quasi nessuno vede la netta incompatibilità tra scienza e religione che Dawkins propugna.
L’errore di Dawkins è di considerare la scienza come un sistema completo (scientismo), dunque autosufficiente.
Dawkins sostiene che se uno scienziato crede in Dio e come se avesse il cranio spaccato in due, un emisfero razionale e l’altro no. Ma Dawkins non tiene conto che il cervello umano per sopravvivere deve avere spesso a che fare con la gestione delle contraddizioni della realtà. Il nostro sistema visivo, per esempio, sarebbe inutile se fosse totalmente coerente, le immagini assumo senso solo dopo l’elaborazione del nostro cervello che ne riduce le “dissonanze cognitive”. Se vediamo un lenzuolo in un contesto dove ci aspettiamo che ci sia un lenzuolo lo riconosciamo come tale, in altro contesto lo potremmo scambiare per qualcos’altro (ad esempio per un animale o una persona), il dato visivo è lo stesso ma il nostro cervello crea il contesto e l’immagine mentale: lo stesso avviene per i modelli scientifici.
E’ come per l’homo oeconomicus degli economisti. La gente non si comporta mai in modo simile a quanto previsto dai modelli matematici. La realtà è troppo complessa per essere ridotta ai confini indagabili dalla scienza. I modelli sono mere approssimazioni basate su postulati, ottimi come ipotesi, come piccoli mattoni, da valutare da parte della nostra mente e che il senso comune deve vagliare, come per il lenzuolo dell’esempio sopra.
Andando poi all’origine dell’”idea” scientifica, sono la mente, l’intuizione, la spiritualità che servono a dare un senso a dati che altrimenti non ne avrebbero e a far si che noi possiamo compiere i gesti di tutti i giorni e vedere la realtà come la vediamo.
Se è vero che una visione fideistica tipica delle religioni cosiddette “Rivelate” può essere considerata in contrasto con il “Dubbio” tipico dell’approccio scientifico, è anche vero che lo stesso errore lo commette chi si basa su un approccio puramente materialistico.
Che senso avrebbe ricercare per conoscere se già per “fede scientista” riteniamo che non esista una causa prima e un fine?
Le grandi idee che sono alla base della scienza non sono venute forse da “intuizioni”?
Le intuizioni non sono forse frutto della concezione “metafisica” della mente da cui provengono?

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :