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Gli "sfumoni"

Da Marcoscataglini
E' la moda del momento, almeno nella fotografia naturalistica. Sembra proprio che il diaframma sia diventato un accessorio del tutto inutile, e che gli obiettivi si debbano usare solo a piena apertura, in modo da ottenere immagini molto soft, delicate, romantiche, evocative. Soprattutto nella macro, specialmente di fiori, nessun fotografo, famoso o meno, resiste alla tentazione di immergere il soggetto principale -l'unico a cui sia concesso l'onore di almeno un po' di nitidezza- in un mare di ovatta più o meno colorata! Sia chiaro: nemmeno io!

D'altra parte la tecnica permette di risolvere un grande problema della fotografia di close-up e macro: la presenza di uno sfondo più o meno confuso. Utilizzando obiettivi molto luminosi e aprendo completamente il diaframma (o diaframmando moderatamente) è possibile mantenere traccia dello sfondo, ma eliminare completamente il dettaglio, cioè l'elemento di disturbo. Ciò che alla fine lascia un po' perplessi, è che al dunque le foto iniziano un po' a somigliarsi tutte. Sembrano tutte scattate dallo stesso autore, quando invece sono fotografi diversi, e provenienti da ogni angolo della Terra.

I concorsi di fotografia hanno la loro parte di responsabilità. Sono sincero, non saprei dire chi è stato il primo a lanciare la moda e a trarne beneficio, ma ritengo di poter dire che la bravissima Sandra Bartocha sia sicuramente tra i responsabili principali, se non altro perché grazie ai suoi "sfumoni" (devo la definizione all'ottimo Vitantonio Dall'Orto) ha vinto numerosi premi, concorsi e riconoscimenti! Successivamente, gli emuli hanno continuato a ricevere ricchi premi e cotillons (e Wow! su Facebook) dunque perché smettere?

A onor del vero, non trovo alcun motivo per dover "smettere", semplicemente mi pongo il problema se, trovata un'idea creativa che funziona, non sia il caso di continuare a cercarne delle altre, senza fossilizzarsi. Ricordo bene che fino a non molti anni fa, nella macro, non bisognava mai scendere sotto il diaframma 11 o 16: il soggetto doveva essere bene a fuoco, e per "staccarlo" dallo sfondo occorreva inventarsi complessi schemi di illuminazione, in genere ricorrendo ai flashes (d'altra parte, con certi diaframmi...). Non era ancora l'epoca del digitale, e chi avrebbe rischiato? Oggi, si può controllare subito dove cade quel millimetro o due di piano di messa a fuoco, e vedere se non sia il caso di ripetere lo scatto. Insomma, ecco un altro esempio di come il digitale abbia cambiato le nostre abitudini fotografiche. Certamente ci si diverte di più. Se le foto siano migliori oggi di ieri, non lo so...

Verrebbe da dire: ai posteri l'ardua sentenza! Ma la sentenza, in verità, è già scritta, ci piaccia o meno. E il mondo del soft focus ha decisamente vinto la sua battaglia. Un mondo di bambagia e colori sfumati ci attende. Sperando che in agguato in mezzo a tutta questa "fuffa", alla fine non ci sia anche un po' di noia. Io, confesso, qualche sbadiglio l'ho già fatto... ma non è ancora abbastanza per farmi chiudere 'sto maledetto diaframma!

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