Magazine Maternità

Gli stadi (emotivi) del cancro

Da Sgangerata

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Un mesetto fa ho appreso che una persona a me vicina, molto vicina, ha il cancro.

Subito non volevo parlarne, perché in queste situazioni è facile scadere nel patetico o, ancora peggio, nella parte della vittima.

Ma ho aperto questo Blog, 4 anni fa, per sentirmi meglio. E’ la mia terapia. Quindi quando meglio di adesso sfruttarlo: voglio parlarvi, senza filtri e sicuramente senza ortografia, degli stadi emotivi che ho vissuto dal momento della notizia.

Purtroppo non troverete consigli, empatia, fede…. nulla di tutto questo: qui troverete un brutto post, scritto più per me che per altri e tanta rabbia.

Giorno 1: NO, E’ UN INCUBO E FINIRÀ

Una volta ricevuto il messaggio ho iniziato ad avvertire un peggioramento della mia miopia.

Ho iniziato a vedere pallini blu e gialli, quasi come prima dello svenimento.

Poi ho guardato l’orologio: ore 7.50 e ho pensato che sì, putroppo mi ero appena svegliata, ma a questo punto bastava trascinarmi per tutta la giornata e l’indomani sarebbe tutto finito.

E’ uno scherzo, è un incubo.

No, non è vero. Io non esisto, non sono io.

E’ un sogno, nei sogni la vista è sempre sfuocata, mentre io (con le lenti) non ho mai avuto problemi!

….Forse ho solo invertito le 2 lentine. Domani farò più attenzione.

Giorno 2: IL RISVEGLIO

Il giorno 2 mi sono svegliata; ho guardato mio figlio accanto a me, vivo; ho guardato le pareti di casa e sì, era sempre lei; ho controllato di avere ancora tutti gli arti, la pelle rosa, la funzionalità del tatto etc…

Dopo essermi accertata della realtà ho ri-chiesto informazioni.

E no, non era un sogno: lui, il Cancro, c’era ancora.

Ho passato l’intera giornata muta a razionalizzare. Pacata, un po’ incazzata anche, ma pacata.

Giorni 3/6: ANDRÀ TUTTO BENE

Ero certa di averla presa con filosofia.

“Andrà tutto bene” mi ripetevo dentro di me; per sicurezza telefonavo a qualcuno per chiedere conferma “Andrà tutto bene vero?” e dall’altro capo del telefono “Certo che andrà tutto bene”.

Ho addirittura pensato a tutti gli errori commessi :

Glielo dicevo sempre di smettere di fumare, di fare sport, di fare i controlli…..

Ma la storia, mi disse un professore dall’alito pesante in prima superiore, non si fa con i SE e con i MA.

Giorni 7/14: L’APPROFONDIMENTO.

Ho googlato parole fino a pochi giorni fa sconosciute: metastasi, radioterapia, immunoterapia, tomografia. Ho contattato l’Airc. Ho parlato con medici, letto forum, visto film.

Sinceramente? Non ho appreso niente, avevo la testa altrove.

GIORNI 14/16 : LA RASSEGNATA DEPRESSIONE  + AUTOCOSCIENZA  :” E IO COME STO?”

Non me ne ero resa conto, perché non mi piace parlare dei fatti miei in giro:nemmeno alle persone più vicine a me.

Ho corso a perdifiato da sola in mezzo a un campo.

Ho pianto a dirotto in macchina.

Ho ascoltato Stop Crying Your Heart Out 

Ma ho capito che stavo davvero da cazzo quando la Coinqui si è offerta di portarmi una Sacher.

La Sacher è il mio termometro: mi è stata offerta solo altre 2 volte nella mia vita. Giorni Neri, che da questa prospettiva prendono una luce diversa. Molto più luminosa, molto meno dolorosa.

Al momento dell’offerta ho pensato :”Merda! Allora sto davvero male”. E un giorno so che ringrazierò questi piccoli indizi che mi manda la vita.

Ho iniziato a immaginarmi senza di Lui, le sensazioni che proverei, la sua continua invana ricerca, il sovraffollamento di ricordi…e a come si svolgerebbe il funerale: ai presenti, alla canzone… Giusto per non farmi trovare impreparata in nessuna evenienza.

Ho anche elencato i momenti belli e le cose che non gli ho mai detto. Se ve lo state chiedendo: sì, gliel’ho detto una marea di volte che gli voglio bene.

GIORNO 14 /OGGI: L’INCAZZO!

Su questa fase mi dilungherò, oh sì se mi dilungherò; perché ci sono pienamente, completamente in mezzo.

Quando arriva l’incazzo scatti come una molla per qualsiasi cosa: tuo marito sbaglia un cassetto, tuo figlio fa la pipì prima di uscire, tua mamma non risponde al telefono. OGNI cosa diventa un affronto alla tua pacatezza.

Il pensiero continuo è: “Perché? Perché? perché??? Perché LUI??”

Perché non lo stronzo che la scorsa settimana mi ha tagliato la strada in tangenziale, perché non una vecchia di 90 anni, perché non quel politico che mi sta tanto sulle palle, perché non un evasore, perché non un assassino, perché non tu, sconosciuto che mi stai davanti in questo momento, perché non la mia prof di Tedesco che disse a mia mamma che sono dislessica e perché non un milionario, che tanto la vita se l’è goduta!

Così vago per la strada e qualsiasi cosa mi accada tiro accidenti.

Una signora mi supera alla fila della coop: “Che ti venisse un cancro!”

Il telefonista della TIM di dice che ho finito i giga: “Che ti venisse un cancro!”

Il mio vicino brontola per il gatto: “Che ti venisse un cancro!”

Qualcuno mi chiede come sto: “Che ti venisse un cancro!”

Se ogni accidente andasse a buon fine vivremmo sul set di Walking Dead.

Colonna Sonora: Canzone – Vasco Rossi


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