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Gli ultimi cento passi del Mahatma Gandhi. 30 gennaio 1948-30 gennaio 2013

Creato il 05 febbraio 2013 da Robertoerre

 

MKGandhi

// Anna Vittorio

30 gennaio 1948 – 30 gennaio 2013, 65 anni per ricordare l’assassinio di Gandhi. 5 Tees, January Lane, New Delhi: l’indirizzo di Birla House, la casa dove Mohandas Karamchand Gandhi ha trascorso gli ultimi 144 giorni della sua vita e dove ha trovato la morte alle 17 e 17 del 30 gennaio 1948. Ora a quell’indirizzo si entra gratuitamente al “Gandhi Smriti National Museum/Gandhi Remembrance”. L’ampia casa bianca, circondata da un bel giardino, non apparteneva a Gandhi, che nulla voleva possedere; gli era stata messa a disposizione da un ricco benefattore. Le foto alle pareti ricordano le tappe della sua vita, i pochi oggetti testimoniano quanto poco gli servisse nella sua frugale quotidianità. L’arcolaio a ruota, il “charka”, simbolo del boicottaggio delle merci straniere, con il quale lui stesso produceva “khadi”, il filato per il “dhoti”, il tessuto bianco simbolo di semplicità, uguaglianza, disobbedienza civile e indipendenza che Gandhi drappeggiava intorno al corpo smagrito dai digiuni e dalla dieta vegana; un letto di legno spartano; una teca con i suoi occhialini rotondi e un libro. Tutto è pace e silenzio, la Grande Anima, “Mahatma”, come lo chiamò il poeta Tagore, impregna ogni cosa. All’esterno su uno dei viali del giardino, impronte di sandali. Seguendole, senza calpestarle, si arriva al piccolo podio dove ogni sera “Bapu” (padre), si raccoglieva in preghiera e meditazione con chiunque volesse condividere con lui quei momenti. Senza alcuna protezione, lui che aveva già subito quattro attentati. Un cippo segna il luogo dove tre colpi di pistola sparati da un estremista indù posero fine alla sua vita. I testimoni narrano di come quel giorno di 65 anni fa Gandhi fosse in ritardo. La preghiera era prevista per le 17 in punto, e tardare gli era sembrato un segno di negligenza e di poco rispetto per chi, fuori, l’aspettava. Un paio di minuti al massimo, dalla casa al cippo. Dopo i colpi le sue ultime parole “Hey…Raam”, “Oh Dio”, l’ultima invocazione. Dopo la cremazione, e per sua volontà, le sue ceneri sono state disperse in alcuni dei più importanti fiumi della terra tra i quali il Gange, il Nilo, il Tamigi, il Volga. Il giorno prima di morire, alla consueta preghiera serale, aveva detto: “Se qualcuno dovesse porre fine alla mia vita trapassandomi con una pallottola – come qualcuno tentò di fare con una bomba l’altro giorno – e io ricevessi la sua pallottola senza un gemito ed esalassi l’ultimo respiro invocando il nome di Dio, allora soltanto allora giustificherei la mia pretesa”. Il 13 gennaio Gandhi aveva cominciato il suo ultimo digiuno, per chiedere che cessassero le violenze tra India e Pakistan e che a tutte le religioni fosse riconosciuta pari dignità. “My life is my message”…oltre la sua vita il suo messaggio non è affievolito dal tempo, e ci raggiunge seguendo il percorso dei sandali lungo il vialetto di Birla House.  


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