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Gli uomini e l'inafferrabile concetto di pulizia

Creato il 28 febbraio 2011 da Taccodieci @Taccodieci

Gli uomini e l'inafferrabile concetto di pulizia

foto:flickr

Settimana 1

E' sabato mattina e mi trascino come una zombie in pigiama rosa sul divano. Sono febbricitante e molto in[@##@t@ perchè sono febbricitante proprio di sabato mattina. Mi fanno male le ossa, ho zero voglia di ingurgitare alcunchè ed in due parole sto da schifo.
Il mio fantastico fidanzato (di seguito FF) mi si avvicina festante: "evvai, oggi che stai male saltiamo le pulizie!".
Ed io: "no, amore. L'esclamazione corretta sarebbe dovuta essere: amore mio, visto che tu stai male stai pure sdraiata sul divano e riposa, che ci penso io a pulire casa".
Come va a finire: pulisco casa tutta febbricitante mentre lui è all'allenamento di boxe.

Settimana 2

Weekend in montagna con i suoceri per sistemare alcune questioni. E' venerdì pomeriggio. Il mio FF mi si avvicina festante uscendosene con un "evvai! Questo weekend che non ci siamo si saltano le pulizie!".
Come va a finire: ovviamente lo costringo sotto minaccia di torture indicibili a darmi una mano a pulire casa venerdì sera. Dal momento che lavoriamo tutto il giorno per tutta la settimana, non esiste che domenica sera torni a casa dopo due giorni di giardinaggio e sistemazione tegole e debba pensare anche a pulire, non vi pare?

Settimana 3

Weekend in montagna con gli amici. E' giovedì ed il mio FF mi si avvicina timoroso, con lo sguardo da gatto con gli stivali: "non è che domani sera mi tocca pulire, vero?".
Come va a finire: mi faccio prendere dalla compassione, prendo un pomeriggio di permesso dal lavoro e pulisco casa, faccio il bucato, preparo le valigie e la cena che dovrò portare in montagna il giorno successivo, da mangiare con gli amici. Canederli e crostata di zucchine, nientemeno.

Morale della vicenda: se lasciato a se stesso, mio FF non avrebbe pulito casa, tazza del water compresa, per almeno tre settimane di fila.
Il caso del collega

Pausa pranzo. Un collega si ricorda, a voce alta, di togliere la borsa da palestra dal bagagliaio e di portarla in casa. Mi intrometto nel monologo dicendo che sì, effettivamente la biancheria sporca andrebbe lavata, perchè se rimane chiusa anche per un solo giorno nel borsone rischia di trasformarsi in una gora dell'eterno fetore in miniatura. Il collega mi risponde che si dimentica quella borsa piena di biancheria intrisa di sudore nel bagagliaio ormai da TRE MESI. A quel punto gli faccio notare come l'apertura del borsone potrebbe compromettere la sopravvivenza di un ecosistema con forme di vita intelligenti arrivate ormai all'età del ferro.

Gli uomini non vedono lo sporco, c'è poco da fare. Per loro è uguale camminare scalzi in una valle verde o su di un tappeto di briciole di toast. Loro non si accorgono se in un gruppo di amici creano il vuoto intorno indossando una t-shirt sopravvissuta ad una intera settimana di allenamenti, no.
Se importasse loro qualcosa della pulizia, direbbero "vado a fare la doccia" e non "vado a darmi una sciacquata".
Che poi, avete mai visto un uomo lavarsi i piedi sotto la doccia? E per lavarsi i piedi intendo mettere del sapone sulle mani e passarlo sul piede destro e quello sinistro in maniera consapevole? Macchè. I piedi degli uomini, letteralmente, si sciacquano. Al massimo vengono percorsi fuggevolmente dal sapone che cola giù dal resto del corpo. In definitiva i piedi degli uomini non si lavano. Mai.
Non c'è differenza tra la pulizia dell'ambiente circostante e quella personale. Non credo si tratti di pigrizia o di menefreghismo, quanto piuttosto di una forma gravissima di cecità selettiva. O siamo noi donne a soffrire di una forma gravissima di super-vista in grado di localizzare anche i germi più nascosti? Non penso. Non penso che le briciole sul pavimento siano un'opinione.
Il fenomeno costituisce un'ulteriore prova del fatto che i due sessi siano necessari alla sopravvivenza della specie. Non tanto per una questione di procreazione, quanto perchè senza la donna l'uomo si sarebbe estinto di raffreddore ancora ai bagliori della storia dell’umanità.
La Redazione


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