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Governo Monti, un bilancio in negativo tra tasse, tagli e tante promesse

Creato il 22 dicembre 2012 da Candidonews @Candidonews

dimissioni monti copia

401 giorni di Governo Monti. I principali provvedimenti presi dell’esecutivo:

il Decreto Salva-Italia, che ha contribuito ad aumenti indiscriminati di tasse, Iva, il salasso IMU, accise sulla benzina e con l’annessa mannaia sulle Pensioni. (L’età minima passata da 65 a 66 anni per gli uomini e da 60 a 62 per le donne, a 66 nel 2018. Gli anni di contributi saliti da 40 a 42 oer gli uomini, 41 per le donne.)

Poi è arrivato il decreto Cresci-Italia, con le liberalizzazioni, più annunciate che poi realmente attuate. A marzo è stata approvata la Riforma del Lavoro,  che ha depotenziato l’articolo 18 fornendo in cambio qualche minima tutela in più per i cocopro e per gli altri lavoratori.

Ad agosto viene varata la Spending Review, la legge di Revisione della spesa, in sintesi una serie di tagli a Sanità (con meno posti letto), Regioni (1 miliardo 700 milioni di mancati trasferimenti in tre anni), aumento delle aliquote Irpef per le regioni in ‘rosso’, qualche fondo in più per Comuni e Province in cambio del taglio del 20% sulle spese.

Sempre in estate diventa legge il Decreto Balduzzi sulla Sanità. Riforme a costo zero, senza dare un euro al Sistema Sanitario Nazionale, tanto fumo e poco arrosto.

A dicembre viene approvato il Decreto Sviluppo. Anche in questo caso, molti annunci e pochi fondi per dare impulso alla crescita. La principale novità sembra essere l’agenda digitale con provvedimenti per la ‘banda larga’ e per informatizzare le società e la pubblica amministrazione.

Infine la Legge di Stabilità 2013 con il nuovo aumento Iva dal 10 all’11%, l’aumento della tassa sulla nettezza urbana, qualche tutela in più per gli ‘esodati’ prodotti dalla Riforma Fornero delle pensioni, maggiori fondi ai Comuni e per gli ammortizzatori sociali,  stanziamenti per la Tav e per l’Abruzzo.

Tra le riforme mancate, quella sull’accorpamento delle Province.

In questi 13 mesi il consenso nell’esecutivo è andato via via calando. Dall’ampio sostegno avuto sino a febbraio, man mano che le riforme si sono ‘fatte sentire’ sulla pelle dei cittadini c’è stato un calo di fiducia che è culminato in vere e proprie contestazioni.

Dal punto di vista economico, se lo ‘spread‘ tra i titoli tedeschi e quelli italiani è sceso da 530 a 300 punti, con annessa diminuzione dei tassi di interesse sui titoli, i ffondamentali economici sono crollati. Il tasso di disoccupazione ha sfondato quota 11% (quella giovanile è passata dal 29 al 35%). L’Italia resta in recessione con cinque trimestri consecutivi di contrazione del pil.

Monti ha dovuto ‘salvare’ l’Italia dalla politica miope e folle di Berlusconi. Le ha ridato credibilità internazionale ma i provvedimenti presi, anche grazie alle pressioni del Pdl, hanno finito per pesare maggiormente sui ceti meno abbienti. Un bilancio in negativo quindi.

Il Paese ha bisogno di una politica diversa da quella vista sino ad ora. E’ arrivato il momento che chi ha di più, paghi di più e che chi ha di meno sia maggiormente tutelato. Tagliare si può, senza pesare sui cittadini. Monti non c’è riuscito, speriamo i suoi successori facciano meglio.


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