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Gozzano: una sana realtà prosaica

Creato il 15 giugno 2014 da Lucia Savoia

Gozzano: una sana realtà prosaica
Signorina Felicita, è il tuo giorno.
A quest’ora che fai? Tosti il caffè,
e il buon aroma si diffonde intorno?
O cuci i lini e canti e pensi a me,
all’avvocato che non fa ritorno?
E l’avvocato è qui: che pensa a te.

Parole semplici e affettuose, quelle di Gozzano nella Signorina Felicita, un poemetto poetico scritto nel 1909. Nel periodo più critico della letteratura italina, durante il quale i poeti  si sentivano soli e diseredati, senza possibilità di confortare o di essere confortati; nel periodo in cui avevano perso il ruolo di guida della società ed erano diventati semplici reitti di una civiltà massificata, si elevano tra la folla indistinta, piccoli esempi d'arte. Gozzano, appertenuto alla corrente dei Crepuscolari, percepisce la crisi profonda che attanagliava la società, vede la fine dell'eroicismo e della poetica in senso classico, vive lo squallore di una realtà che ha perso la grandezza delle origini, per ripiegare su semplici realtà prosaiche. La signorina Felicita, non molto bella nè molto colta rappresenta un ideale borghese di modestia e quotidianità, di "sanità" in quel suo vivere di piccole cose. Gozzano si si lega a lei per ciò che ella rappresenta, per la sua capacità di vivere senza pretese. Nel poemetto Gozzano mette spesso in cotrasto realtà auliche e prosaiche, classicismo e modernismo, senso di bellezza e degradazione. Felicita ne è il primo esempio: con ironia Gozzano descrive una ragazza non bella, che non ha nulla in comune con Beatrice, Laura, Teresa, le grandi donne della letteratura, ma che possiede valori indispensabili per vivere nella nuova epoca: laboriosità, educazione, scarsa cultura. In una società in cui chi non produce ha un valore effimero, non potevano più esistere i grandi sentimenti di amore e passione, di gloria e nobiltà. Tutto nella cittadina ricoda la bellezza di un passato nobile, ormai degradato dalla tristezza del tempo. La villa stessa in cui Felicita abita, una grande e bellissima ville seicentesca, appartenuta ad una famiglia nobiliare decaduca, non conserva nulla di aristocatico, se non un vago ricordo lontano. Gozzano è un interprete lucido e consapevole della crisi della sua epoca, fino al punto da rifiutare il titolo di poeta: i veri letterati sono ormai scomparsi, si sono estinti nel momento in cui la società non li ha più riconoscoiti come guida del popolo. Nell'impossibilità di vivere la letteratura in tutta la sua grandezza, Gozzano non poteva che cercare di trovare sanità e conforto nella quotidianità, semplice e prosaiche della fanciulla: la poesia nasce dal profumo del basilico, dall'odore del caffe, dai fiori che crescono nella serra della villa, dalle occupazioni quotidiane. Riproporre i grandi versi in un epoca così meschina e capitalista sarebbe impossibile, anzi addirittura ridicolo. E' inutile scandalizzarsi per le nuove relatà prosaiche e ripiegare su un senso di mera bellezza ideale; in una società alienata e gretta,  in cui la popolazione vive come una macchina, il gusto dell'arte e il rispetto per l'artista sono ricordi lontani.Gozzano: una sana realtà prosaica
Gozzano ne è pienamente consapovole. Nei suoi componimenti Gozzano afferma spesso di non provare nulla, di sentirsi un mero ingranaggio di una macchina che lo ripugna.
Il gretto materialismo di quel epoca, all'avvento delle sanguinose guerre mondiali, non poteva che disgustare anche i letterati che più ironicamente e sarcasticamente ne descrivono le caratteristiche. Gozzano cerca di proiettarsi in un mondo umile e quotidiano per allontanare quel vuoto esistenziale, comune a molti; ma il rimpianto e il disgusto, colorito di ironia, lo accompagneranno sempre.
Quella crisi dei valori e dell'arte, con la nascita della letteratura di consumo, è progredita durante il
tempo, inaridendosi e perdendo completamente il rispetto e la considerazione per le grandi tradizioni passate. Articolo originale di Sentieri letterari. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore. I contenuti sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.

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