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Grand Budapest Hotel – recensione

Creato il 15 aprile 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online
Grand Budapest Hotel – recensione apr 15, 2014    Scritto da Silvia Cannarsa    Attualità, Cinema, Film in Uscita, Recensioni 0

Grand Budapest Hotel – recensione

Gli amanti di Wes Anderson lo stavano attendendo con ansia, ed il 10 aprile è uscito nelle sale Grand Budapest Hotel, la sua nuova e spassosa pellicola ispirata alle opere di Stefan Zweig.
Un film con un cast eccellente: da Jude Law a Ralph Fiennes, da Edward Norton a Willem Defoe, passando per F. Murray Abraham, Adrien Brody, Bill Murray, Lea Seydoux, Harvey Keitel, Tilda Swinton e molti, moltissimi altri.

Il Grand Budapest Hotel è una creatura enorme incastonata tra le montagne, con una lunga storia appassionante alle spalle. Uno scrittore, interpretato proprio da Jude Law, la scopre per caso, da giovane, conversando  con l’allora attuale proprietario, scoprendo mano a mano come è venuto a prenderne possesso.
Il Grand Budapest Hotel è ormai solo una cattedrale nel deserto, abitata da cinque o sei frequentatori abituali che vivono all’interno, ma un tempo era una grande hotel presieduto dal consierge Gustave H – Ralph Fiennes.

Come in tutte le sue pellicole, le avventure rocambolesche sono il contesto divertente e, talvolta, anche spiazzante di personaggi  assurdi e delineati alla perfezione.
Gustave H. è il più grande consierge che il Grand Budapest Hotel abbia mai avuto, ed è un uomo capace di grandi gesti, ma anche di lealtà e coraggio; nonostante sia un uomo vanitoso ed insicuro con una grande passione per le donne mature, prende sotto la sua ala protettrice il nuovo garzoncello Zero Moustafa – l’esordiente Tony Revolori – . La sua eleganza ad ogni costo, confusa spesso con  omosessualità, lo salva da situazioni in cui chiunque altro sarebbe stato dato per spacciato.
Ed i cattivi sono davvero cattivi: Adrien Brody e Willem Defoe sono, rispettivamente, l’uno il ricco e viziato figlio di una delle amanti di Gustave e l’altro il suo scagnozzo violento, presentato in modo davvero spassoso, nella sua prima scena, con tirapugni di acciaio ad entrambe le mani.

Wes Anderson ha vinto quest’anno proprio per Grand Budapest Hotel l’Orso d’Argento, il gran premio della giuria a Berlino  sono l’ultima delle molte onorificenze per cui è stato nominato il regista di Houston, Texas.
Sia per i Tenenbaum che per Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore – uscito solo un anno fa – era stato candidato all’Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale.

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