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Grasso che cola...

Creato il 27 aprile 2015 da Fredy73 @FedericaRossi5
Essere grassi, in questo mondo, è una jattura senza fine.La gente, stranamente, può perdonare tutto e prendere persino le difese di un assassino, ma non perdonerà mai ad una donna di essere grassa. La cosa peggiore, poi, è che si passa per bugiardi ogni volta che si sbandierano gli enormi sacrifici, le diete fatte, gli allenamenti impossibili, gli alimenti al limite della caloria negativa. Nessuno ci crede e, anzi, ti immagina ad ingozzarti di nascosto, stravaccata sul divano, circondata da buste di patatine e scatole della pizza.Essere grassi, in questo mondo, è come assistere a quei film in cui il protagonista, per un complotto ben orchestrato, viene rinchiuso in un manicomio. E più dice di essere sano di mente, più lo prendono per pazzo.Io sono nata pesando ben 5 Kg e 50 grammi. Giusto per mettere subito le cose in chiaro.
Dall'età di 12 anni la mia alimentazione è stata un alternarsi di diete. Credo di averle sperimentate proprio tutte. Alcune con successo, altre meno. Intendiamoci, però. Per "successo" voglio dire che mi hanno permesso di perdere alcuni chili. Ma non ho mai raggiunto il mio peso forma. Non sono mai stata magra, anche se l'ultimo regime alimentare - con il quale ho convissuto per quasi cinque anni - mi ha portato a livelli esteticamente accettabili. Era un regime alimentare con un apporto calorico al di sotto delle 700 calorie giornaliere (ovvero al di sotto di quello che viene definito "digiuno clinico"), da praticare di tanto in tanto per massimo tre settimane continuative tornando, poi, ad un'alimentazione più regolare. L'ho seguito religiosamente per diversi anni, dicevo, cercando di sottopormi a tale tortura almeno una volta al mese. Non sono pazza. Come tutte le altre diete, mi è stata prescritta da un medico. Poi, improvvisamente, il crollo. Gli eventi catastrofici della mia vita mi hanno allontanato dalla disciplina. E, quindi, in parte è colpa mia se sono ingrassata. Ma la quantità e la velocità dei chili presi non poteva trovare giustificazione in qualche abbuffata o nell'allontamaneto della retta via, dato che non sono mai stata una mangiona. In genere, infatti, non riesco mai a finire la pizza nel mio piatto. Se vado al ristorante, non riesco mai a prendere sia il primo che il secondo. E, soprattutto, pur essendo una brava pasticcera, non sono un'amante dei dolci. Al punto che il mio dolce preferito è il cioccolato fondente al 90% di cacao. Insomma, un quadro di quelli che fa immediatamente scattare nell'interlocutore (o nei lettori) il meccanismo di cui parlavo prima: Mi starete immaginando mentre mi ingozzo di porcherie, mentendo spudoratamente sulla mia virtù.E, invece, ho ragione. L'ho scoperto per caso, per una serie di problemi di salute apparentemente legati ad altre questioni.Il mio quadro clinico è un po' incasinato. Sono in fase pre-diabetica (una condizione alla quale, a quanto pare, non potevo sfuggire, visti i trascorsi genetici... per una figlia di cugini di primo grado, poi, non possiamo nemmeno parlare di probabilità). Allo stesso tempo sono ipoglicemica. No, non iper... Proprio ipo. Infine (e cosa più importante), ho un disturbo metabolico abbastanza serio che mi ha portato a tradurre lo stress in una sorta di avvelenamento dell'intero organismo che, quindi, non riusciva più a dimagrire nemmeno col regime termidoriano delle mie ultime diete. Eh, già, perché c'è chi traduce l'ansia e lo stress in dimagrimento. Ma per chi nasce di 5 chili e 50 non c'è verso di avere questa fortuna.Al momento le cure ormonali (e metaboliche), unite all'alimentazione per un pre-diabetico, mi stanno dando qualche sollievo. L'unico inconveniente è che sono costretta a mangiare davvero tanto per i miei standard, anche quando non sono affamata. Ho reintrodotto alimenti che non guardavo neanche di sfuggita da molto tempo, come i carboidrati - sebbene integrali - e il latte - sebbene scremato -, nonchè la frutta. Mangio e penso a quanti anni ho perso costringendomi a limitazioni infinite. A quante volte mi sono alzata da tavola con ancora lo stimolo della fame. Al mio crescente senso di disagio con l'approssimarsi dell'estate. Agli annunci sui siti di incontri in cui si chiedevano fattezze da modella. Alle commesse di certi negozi che ti guardavano schifate temendo che potessi chiedere un capo da provare. Ai commenti sottovoce, agli sguardi sfuggennti, al rimprovero bonario di amici e parenti di fronte ai tuoi cedimenti alla tavola di Natale, come se quel modo di mangiare non fosse l'eccezione, ma la regola.E poi penso a quegli uomini che mi hanno snobbata per il chilo in più. O, peggio, a quelli che mi hanno abbandonata quando l'ago della bilancia avanzava. A quelli che me lo hanno rinfacciato come una mia mancanza. A quelli che mi hanno chiamato "balena" o, "scherzosamente" "chiattona". E mi ricordo, invece, di quelli che hanno sbavato per una mia attenzione quando il mio corpo era più armonioso. Quelli che mi hanno cercato inutilmente. Quelli che ho rifiutato per mancanza di interesse e mai per questioni estetiche.Ero la stessa persona. Prima, allora, adesso. E ora che vedo la luce fuori dal tunnel, ora che pian piano dimagrisco e so che domani potrò tornare a stare bene, non credo che avrò voglia di trattare quegli uomini meglio di quanto non abbia fatto in precedenza. Insieme ai chili, se ne sta andando anche la mia fiducia nel genere umano. E negli uomini, in particolare, capaci di misurarti ed apprezzarti soltanto a chilo. Quando tornerò in forma sarò ancora più cattiva, ancora più stronza e sempre più convinta che essere single sia la scelta giusta. Il resto è solo grasso che cola...
Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.

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