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Grasso: “Trappole, risse e insulti. Messo in croce per 15 giorni”

Creato il 10 agosto 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino Grasso: “Trappole, risse e insulti. Messo in croce per 15 giorni” - 10 agosto 2014

GrassoDi Mario Marrandino. Nell’intervista rilasciata al giornale Repubblica scopriamo un presidente del Senato sfinito, “spossato come dopo una maratona, ma sollevato”. Uscito dal trambusto né come un vinto, né come un vincitore, ma come un arbitro il cui compito è  “far sì che la partita raggiunga il 90°, senza invasioni di campo”, senza rancore nei confronti di alcuno ma con la stanchezza che si fa sentire e un unico obiettivo: “Ricaricarmi qualche giorno nella mia Palermo”.

Stanco, sì, ma sostanzialmente soddisfatto. Ma può davvero essere così? Dopo insinuazioni, frecciatine, offese, risse, addirittura feriti. Pietro Grasso si apre nell’intervista (precedentemente citata) e ci mostra le sfaccettature e il suo punto di vista di inamovibilità e imparzialità, dall’interno dell’Aula. “Sono stato due settimane in croce” dice con ironia. “Seriamente invece posso assicurare di non essere stato né con l’una né con l’altra: il presidente del Senato ha compiti ben precisi e deve essere terzo e imparziale. Credo di esserlo stato fino in fondo”.

Al paragone con Moreno, risponde: “Si può essere arbitri in un incontro di calcio, più difficile esserlo in una rissa. In questa partita, molto fallosa, le squadre hanno disseminato trappole d’ogni tipo mentre il mio unico scopo è stato portare il dibattito a discutere del merito e i senatori a esprimersi democraticamente con il voto”. 
Ma i paragoni sono stati la parte più semplice da gestire. Il vero self-control si è visto nel resistere agli insulti e riceverli come pugni in faccia. “È stato un bel training di autocontrollo” dice il presidente del Senato. “In una maratona così ciascuno ha le sue lamentele, ma io ho cercato di tenere la barra dritta e condurre in porto la barca nonostante la tempesta. Ho dovuto prendere molte decisioni ed è normale che abbiano scontentato ora una parte ora l’altra. Quello che non ho preso come un insulto è stato ‘funzionario’. È proprio quello che sono: un servitore delle istituzioni che mira a far funzionare una macchina complessa”. 
Renzi, notifica l’intervistatore, ha comunque criticato la gestione dell’aula: troppi cedimenti con l’opposizione. Ciò potrebbe incentivare e giustificare il dubbio di qualcuno secondo cui ci sia una sorta di favoritismo per qualche fazione, ma Grasso replica: “Non credo, era giusto dare spazio alle opposizioni. Prima del contingentamento dei tempi, deciso dalla capigruppo e non da me, ho dato ampio spazio al dibattito soprattutto sui temi principali della riforma, vedi l’elezione diretta dei senatori, nonostante l’esasperato ostruzionismo. Quando i tempi contingentati sono stati abbondantemente superati non restava che il voto, ma ho comunque concesso quasi dieci ore di interventi più del previsto a chi era contrario alla riforma”. 
Una questione da sempre calda è quella del noto “canguro”. È realmente una soluzione democratica? O è un mero escamotage per completare la maratona in tempo? “No, il canguro, come dimostrano precedenti e prassi, è l’unica difesa contro l’ostruzionismo. Quasi 5mila emendamenti solo sui primi due articoli: ovviamente non possono che essere ripetitivi e seriali. Se avessimo fatto 1.400 votazioni in più su emendamenti sostanzialmente identici cosa sarebbe cambiato?”

Zagrebelsky: “un problema di democrazia” perché il Parlamento diventa “suddito” del governo. “L’importante è avere un’ottica di sistema e garantire, insieme alla governabilità del Paese, un sistema bilanciato di pesi e contrappesi, una reale rappresentanza della volontà dei cittadini, una platea più vasta per l’elezione del capo dello Stato. Sarà necessaria una messa a punto alla Camera di questa riforma e al Senato della legge elettorale”. 
E la questione immunità? Largamente criticata e soprattutto temuta dal popolo. Cosa ne pensa Grasso? “Recentemente, le decisioni di Senato e Camera hanno rassicurato i cittadini su un punto dirimente: l’immunità non si trasforma più come in passato in impunità. Un uso equilibrato dell’immunità è garanzia di effettiva separazione poteri. Però avrei preferito demandare le decisioni a un organo terzo come la Consulta”. 
Sulla legge elettorale, invece, così il presidente del Senato: “Tutti sottolineano che alcune modifiche sono necessarie per garantire il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità cui accennavo: non si possono tagliare fuori dal Parlamento i rappresentanti di milioni di elettori”. 

Poi si passa a questioni leggermente più profane. Si parla del mistero intorno a cui ruota il patto del Nazareno, di Berlusconi e del caso Ruby. La prima questione è cosa pensare del rapporto tra Renzi e Berlusconi e di un’eventuale faccia sulla giustizia del Nazareno: “Le dietrologie non mi appassionano. Giudicherò i fatti, valutando le proposte che verranno portate in Parlamento. Ritengo apprezzabile lo sforzo di sistematicità dei 12 punti. La priorità da vent’anni è l’accelerazione dei processi, soprattutto quelli civili, per favorire gli investimenti stranieri”. 
Corruzione: non è tempo di fare più che di dibattere? “Il mio testo ha proprio l’intento di punire comportamenti che danneggiano l’Italia e bloccano la ripresa di cui abbiamo bisogno. La corruzione è uno dei più gravi problemi del Paese, altera la concorrenza, impedisce lo sviluppo, scoraggia gli investimenti, s’intreccia con la mafia ed è responsabile di una deriva etica della politica. Bisogna intervenire al più presto”. 
Sulla stretta sulla responsabilità civile, dice:Il sistema va adeguato alla disciplina europea, visto che siamo in procedura d’infrazione. Si può continuare a garantire la necessaria serenità di giudizio dei magistrati con la responsabilità indiretta, ma superando il filtro d’ammissibilità che ha reso quasi impossibile la rivalsa dello Stato”.

(Per ulteriori approfondimenti, l’intervista integrale: http://www.repubblica.it/politica/2014/08/10/news/intervista_grasso-93492638/)


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