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Gravity (2013)

Creato il 11 ottobre 2013 da Sonjli
Gravity (2013) Tre astronauti in orbita nello spazio vengono colpiti da una marea di detriti. Sono due uomini e una donna. Lei doveva nascere uomo. Chi si salvera? Ops, scusate gli spoiler.
Mettiamola così: a me piacciono i film che fanno casino e pure un pò yankee, se volete, nel loro modo sozzone di rappresentare certo tipo di cinema fantastico. Ad esempio i film di supereroi mi gustano perché, in fin dei conti, mi metto lì e so che vedrò boiate a manetta e alla fine uscirò dal tunnel contento di aver visto e sentito una Storia. Una storia. Piccola, insulsa, montata a piacere, di parte, cattiva, buona... ma mi è stata raccontata una Storia. E ne potrò pure discutere. E non venitemi a dire che dopo Gravity non avete detto o sentito dire: "Esteticamente una meraviglia", "Una esperienza visiva", "Che effetti speciali!"... ma qualcuno vi ha parlato della storia?
Da troppo tempo ho rinunciato ad andare al cinema per farmi sbattere sul grugno quintali di lucine fotoniche senza un minimo di sceneggiatura che possa reggere l'impalcatura. E sto parlando di sceneggiatura, non di chissà quale fantasia erotica. Voglio un film che mi racconti una storia e lo faccia con un minimo di cognizione. Non mi importa se si falla un pochino o se l'effetto visivo non è riuscitissimo, se poi mi metti in scena qualcosa che mi colpisca con un certo impeto quel cavo che collega i sensi al cervello. Guardo una montagna di porcheria (vedi "Blockbuster" sul dizionario) ed è per questo motivo che mi sono buttato da parecchi anni sulla produzione a basso budget. L'unico motivo è che mi fa ancora credere che il cinema sia cultura: il cinema mi deve raccontare una storia (l'avete capito, no!?).
Parlare di Gravity mi crea dei grossi problemi. Primo su tutti è che questo film viene considerato dalla critica, più o meno professionale, una sorta di capolavoro e Cuaròn è il nuovo Kubrick. Ma non è così.
Indubbiamente Cuaròn è bravo, bravissimo, e i primi venti minuti di Gravity mi hanno lanciato in orbita con gli astronauti. Fantastico. Solo che se avessi visto il film a casa avrei spento la tv e me ne sarei andato tranquillamente a letto. Perché? direte voi (mi piace sempre pensare che qualcuno stia leggendo...), ebbene il motivo è molto semplice: non esiste una storia. Avete presente che la parola spoiler, per Gravity, perde totalmente senso? Tre astronauti nello spazio, pezzi di satelliti distrutti che vagano in orbita, la loro navicella ditrutta, muoiono tutti e si salva Sandra Bullock. Punto. Potete stare tranquilli che non vedrete altro, eccetto quello che scrive l'amico (vabbè dai, mi piacciono gli eufemismi) Simone su Midian. Il nulla totale immerso in sbrilluccichii Disney-Bay-ani.
Molti parlano di "esperienza". Si, anche io nella Valle Dei Templi a Gardaland ebbi una esperienza simile ma non c'era Clooney (diosanto, Solaris...) ad apparire come deus ex machina a risolvere i miei problemi esistenziali. In sostanza se Cuaròn avesse deciso, oltre agli occhialini 3D, di mettere anche le poltrone movibili e avesse fatto tacere, e magari anche non guaire, la Bullock, mi sarei divertito molto di più. La mia esperienza è stata bruciore al sedere.

Gravity (2013)

- Mi sa che ti sei sputtanato
- Non dirmelo...

Dov'è la differenza sostanziale tra Gravity e le ultime mega-fanta-produzioni hollywoodiane come Oblivion, Elysium o Transformers? Non la troverete, perché non c'è. Tutto si riduce a cinque concetti: storia confortante e rassicurante, estetica strabordante, valori stantii, personaggi conformati e stereotipi come se piovesse. Non che questi punti siano il male assoluto, ma se utilizzati come in questi ultimi tempi, creano un ambiente adatto solo alla proliferazione dell'idiozia.
Ora si potrebbe pure dire che mi sono fatto condizionare dalla recensione di Simone, e non nego che mi abbia colpito parecchio, ma sta di fatto che se andate a leggere le mie recensioni troverete sempre un'attenzione assoluta alla vicenda raccontata, perché è questo il motivo per cui guardo film e leggo libri. La mia droga che crea indipendenza.
All'uscita dal cinema ho buttato pure una lacrima sul portafogli, maledetto taccagno che sono. Buttare i soldi così in momenti di crisi è davvero triste e da irresponsabili.
Se proprio volete, salvo la regia perfetta di Cuaròn, capace di fare capriole visive di impatto stratosferico. Ma è sufficiente? No. E' come avere una bellissima Ferrari, o una Lamborghini, o scegliete voi la vostra auto preferita, ma con il motore di un'Ape cross. Oppure una ragazza o un ragazzo bellissimi che dopo quattro parole casca il palco. L'unica cosa interessante del film, cioè il motivo per cui tutti i satelliti esplodono e le possibili conseguenze per il nostro pianeta, viene trattata come un pretesto di sceneggiatura, ma si può!? Gravity è chiaramente il biglietto di ingresso di Cuaròn per entrare nell'olimpo hollywoodiano, e non meravigliamoci se il suo prossimo film sarà il remake di qualche opera immortale.
Il senso di vuoto che mi sono portato a casa dopo novanta minuti di pellicola è stato talmente grande che mi sono riguardato "Europa Report". E finalmente sono andato a letto tranquillo.

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