Il fondo patronato è distribuito a tutti i patronati in ragione dell’effettivo numero di pratiche previdenziali ed assistenziali definite con esito positivo e quindi non v’è alcuna ragione di imporre nuovi e stringenti requisiti se non quello di colpire, con l’assenza di servizi, le fasce della popolazione più debole. La guerra contro i patronati è una guerra contro i contribuenti per questo, ieri, il presidente della Federcontribuenti, Paccagnella assieme a Luca Silvestrone direttore del centro servizi alle PMI si sono incontrati a Roma con i vertici del PatronatoFenalca, del Patronato Senas e del Patronato Inpas. ”I Patronati svolgono un ruolo di primo piano sul territorio, anzi, sono i veri tappabuchi della mala politica. Offrono servizi che i grandi Enti pubblici si sognano, sono presenti, organizzati, capaci di dare risposte rapide a migliaia tra lavoratori, disoccupati e pensionati. Il costo per lo Stato è irrisorio ed è ingiustificato questo attacco ”. Parole al vetriolo del presidente Paccagnella che mettono d’accordo tutti i presenti. Il finanziamento dei Patronati avviene mediante il prelevamento di una aliquota, dello 0,226% sul gettito dei contributi versati obbligatoriamente ai vari enti di previdenza. Gli Enti versano tale aliquota al Ministero del Lavoro che procede poi alla ripartizione ai vari Patronati in base al lavoro svolto. Con i tagli e gli emendamenti previsti, tali fondi ottenuti dall’aliquota pari allo 0,226% verranno trattenuti senza giusta causa dallo Stato. Si tratta forse di un nuovo prelievofiscale improprio? Il ruolo di tutela gratuita dei patronati è previsto dall’articolo 38 della Costituzione come diritto dei cittadini. Una sentenza della Corte Costituzionale, 42/2000 dichiarava inammissibile la proposta referendaria per l’abolizione dei patronati proprio per il compito di grande utilità sociale che i patronati svolgono su tutto il territorio nazionale ed estero: ”disposizioni che non possono essere soppresse senza ledere i proncipi costituzionali”. Inoltre, con la formula reatroattiva, il governo, incassa impropriamente fondi vincolati e diretti ai patronati per attività già svolte obbligandoli a chiudere e a non essere pagati per lavoro fin qui svolto.
Non si comprende, poi, la ratio della richiesta di aprire 8 sedi all’estero in altrettanti paesi ( escludendo, peraltro i Patronati che fanno capo ad associazioni o confederazioni operanti nel mondo agricolo), né si comprende il limite della produzione dei patronati fissata al 2,5% della produzione totale per due anni consecutivi indicando il 2014 quale primo dei due anni con una evidente norma retroattiva! I Patronati dovranno essere presenti nelle sedi provinciali cui popolazione sia pari almeno al 60% della popolazione totale con riferimento all’ultimo censimento, favorendo, ancora una volta i sindacati confederali e altre poche sigle. Infine: se dovesse passare l’emendamento proposto dal mese di gennaio 2015 dovranno chiudere molti patronati con una disastrosa ripercussione sui posti di lavoro, circa 7.000, e i cittadini che hanno presentato pratiche a tali enti non potranno più conoscere l’esito delle loro richieste. Ricordiamo che i dipendenti licenziati percepiranno la disoccupazione per un anno con una spesa per lo Stato enorme. Altra violazione è il mancato diritto all’uguaglianza e alle pari opportunità, è infatti evidente che con questa manovra saranno solo i patronati siglati UIL, CGIL, CISL e ACLI a continuare l’attività di patronato. I Patronati si augurano, che i parlamentari secondo coscienza e conoscenza giuridica, facciano il proprio ruolo affinché prevalgano i principi di democrazia e uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione per garantire i servizi a tutti senza escludere alcuni soggetti per favorirne degli altri.Magazine Attualità
Guerra ai Patronati. Il pacchetto presentato è incostituzionale
Creato il 11 dicembre 2014 da Ufficiostampafedercontribuenti @FedercontribuenPotrebbero interessarti anche :
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