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Guerra psicologica contro l’iran, guerra economica contro l’italia

Creato il 05 gennaio 2012 da Tnepd

Con tipica tecnica ritorsiva, la propaganda dei media occidentali sta attribuendo all’Iran tattiche di guerra psicologica in relazione alle manovre della Marina iraniana nel Golfo Persico. Si può parlare in effetti di contro-guerra psicologica, dal momento che la spirale delle minacce di attacco è stata iniziata da Israele molto tempo fa, come viene sottolineato dalla stampa mondiale non legata alla NATO. [1]
L’Iran è infatti l’unico tra i tanti Paesi attualmente bersaglio del sedicente Occidente, ad aver assunto la categoria di guerra psicologica come fondamento della sua strategia anticoloniale, dato che il disarmare psicologicamente l’avversario è alla base della strategia della NATO. Le minacce di attacco e le sanzioni economiche hanno lo scopo di indurre l’Iran ad accettare quel calvario di compromessi, mediazioni ed ispezioni che hanno come diretta conseguenza non solo di lasciarsi invadere da spie, ma soprattutto di consentire alle agenzie dell’ONU, falsamente neutrali, di “lavorarsi” il gruppo dirigente iraniano, favorendo doppi giochi e defezioni.
Vista l’esperienza dell’Iraq e della Libia, la leadership iraniana (la diarchia Ahmadinejad-Khamenei), sta quindi cercando di evitare la trappola delle mediazioni, poiché ormai vi è la convinzione che la NATO sia determinata ad attaccare, e stia operando di psywar, con sanzioni e continue accuse, solo per potere arrivare a ridurre al minimo i costi ed i rischi dell’attacco. Del resto, cercare di ragionare con un Occidente che lo descrive come il pazzo che vuole l’atomica per cancellare Israele dalla carta geografica, sarebbe per Ahmadinejad del tutto irragionevole.
Ma nessun gruppo dirigente è compatto ed il grado di corruttibilità è sempre molto elevato, tanto più che le sanzioni possono allontanare la prospettiva di affari a lungo vagheggiati. Anche l’Iran ha infatti in corso le sue brave compromissioni affaristiche, ed il suo principale partner di affari è la British Petroleum, proprio la multinazionale che era dietro il colpo di Stato che rovesciò il primo ministro iraniano Mossadeq ed insediò il regime dello Scià. La partnership riguarda affari esterni all’Iran, dato che le sanzioni non consentono alla British Petroleum di operare direttamente in Iran. Si tratta di sfruttamento di giacimenti in Azerbaijan e nel Mare del Nord. Quest’ultimo affare potrebbe essere vittima delle imminenti sanzioni.[2]
Ad avvantaggiarsi di una eventuale ricolonizzazione dell’Iran sarebbe soprattutto la British Petroleum. In Gran Bretagna vari giornali hanno fatto circolare documenti ufficiali che dimostrano il diretto coinvolgimento di questa multinazionale nell’organizzazione della guerra contro l’Irak del 2003, ed il suo ruolo di predominio nello sfruttamento del petrolio irakeno.[3]
Il fatto che la British Petroleum intrattenga queste relazioni d’affari con l’Iran, non va quindi inteso come una sua disobbedienza alla disciplina NATO. Anzitutto la NATO opera da sempre come una sorta di agenzia di lobbying della British Petroleum, ed il supremo organo dirigente della stessa NATO, il Consiglio Atlantico, arriva a diffondere informative in cui le proposte di “pipeline” della British Petroleum vengono magnificate come ancore di salvezza per l’Occidente.[4]
La British Petroleum è inoltre in rapporto diretto con i servizi segreti statunitensi e britannici, perciò gli agenti di questi servizi beneficiano di una cordiale accoglienza nella multinazionale, dove vengono immediatamente assunti in qualità di lobbisti non appena lascino le loro agenzie. La stampa statunitense e quella britannica hanno segnalato vari di questi casi di “porta girevole” tra servizi segreti e British Petroleum, che riguardano la CIA ed il MI6.[5]
Quindi, la NATO fa da agenzia di lobbying per la British Petroleum, ma questa a sua volta fa da cavallo di Troia per i servizi segreti della NATO. Il lobbying in questa versione hard extreme è attualmente del tutto legalizzato, tanto che viene da chiedersi quale sia l’effettivo grado di commistione tra strutture militari e di intelligence con il sistema delle imprese.
Su istruzioni della NATO, anche il governo italiano, con la Legge 124/2007, ha conferito ai rapporti tra imprese private e servizi segreti una veste istituzionale. L’articolo 25 della Legge 124/2007 consente inoltre ai servizi segreti di costituire proprie imprese private a carattere “simulato”, mettendole a carico dei propri fondi riservati; un articolo che sa di sanatoria per il passato, più ancora che di indicazione per il futuro.[6]
In più, il Consiglio Atlantico può permettersi di pubblicare senza pudore un elenco delle multinazionali che lo sponsorizzano; un elenco reperibile sul suo sito ufficiale. Chissà quante di queste multinazionali erano nate a loro tempo come “imprese a carattere simulato”. C’è anche da rilevare che attualmente un’istituzione ufficiale – come è il Consiglio Atlantico – viene citata talmente di rado dai media, che risulta molto più segreta alle masse dell’ormai sputtanatissimo gruppo Bilderberg. [7]
La prospettiva di perdere degli affari potrebbe aprire delle brecce nel regime iraniano, e le attuali relazioni con la British Petroleum comportano il trovarsi costantemente a rischio di essere infiltrati dai servizi segreti della NATO. Ma se qualcuno gli affari rischia di perderli, qualcun altro li sta già perdendo, come nel caso dell’Italia.
Mentre il Presidente del Consiglio Monti, in pura malafede, blatera di “crescita”, intanto l’effetto deprimente delle sanzioni contro l’Iran si fa sentire sull’economia italiana, tanto che persino il quotidiano confindustriale “Il Sole -24 ore” ha segnalato che i pagamenti iraniani alle aziende italiane non possono pervenire a causa del blocco delle banche occidentali. In questa guerra del lobbying, molte imprese esportatrici italiane stanno soccombendo. Si vede che non sono nelle grazie del Consiglio Atlantico.[8]

[1] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.srilankaguardian.org/2011/11/iran-israeli-psywar-indicates-lack-of.html
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.time.com/time/nation/article/0,8599,1996921,00.html&ei=0uIBT767JaaQ4gTC7f2SCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CD4Q7gEwAg&prev=/search%3Fq%3Dbritish%2Bpetroleum%2Biran%2Bazerbaijan%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
[3] html&ei=0vH2ToHPGYfk4QTI5M2NCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&ved=0CC8Q7gEwATgo&prev=/search%3Fq%3Dbritish%2Bpetroleum%2Billegal%2Blobbying%26start%3D40%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.dailymail.co.uk/news/article-1378428/Iraq-war-documents-reveal-talks-Government-oil-giants-BP-invasion3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Dimvns

http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.guardian.co.uk/business/2011/jul/31/bp-stranglehold-iraq-oilfield-contract&ei=01z3TtefN6OQ4gTNlMWNCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=8&ved=0CHAQ7gEwBzgK&prev=/search%3Fq%3Dbritish%2Bpetroleum%2Bassad%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%3D1R2ACAW_it%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Dimvnsb

[4] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://acus.org/new_atlanticist/bp-pipeline-late-good
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.cbsnews.com/8301-31727_162-20006472-10391695.html&ei=6u_2TvWNEM724QSm4sGNCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CEMQ7gEwAg&prev=/search%3Fq%3Dbritish%2Bpetroleum%2Billegal%2Blobbying%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns


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