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Guido Carocci, Cascina

Da Paolorossi

Ripassando l’Arno e proseguendo oltre Pontedera il cammino verso Pisa, dobbiamo soffermarci a Cascina, popoloso paese, già forte castello che sorge nel centro di uno dei comuni più densi di popolazione.

CASCINA — PANORAMA - Foto tratta dal libro

CASCINA — PANORAMA – Foto tratta dal libro “Il Valdarno da Firenze al mare”, 1906

Cascina presenta da lungi l’aspetto di una corona civica, perchè conserva in gran parte la cerchia delle sue mura di mattone, dalle quali s’inalzano a intervalli regolari le torri di difesa. In origine era un borgo aperto, esposto di continuo ai danni delle guerre e delle scorrerie. I Lucchesi lo danneggiarono nel 1295, le milizie della Lega Guelfa lo posero a sacco nel 1328; due volte nel 1341 e nel 1362 lo presero i Fiorentini, i quali, il 28 luglio 1364, riportarono in questo luogo sui Pisani una celebre vittoria che valse a far aggiungere fra i Santi protettori di Firenze S. Vittorio ed a far celebrare annualmente in cotesto giorno feste e palii. I Pisani si decisero allora a fortificare convenientemente il borgo di Cascina e nel 1385 lo circondarono di mura. Ciò non valse però ad assicurare il loro dominio su questo luogo, perchè nel 1499 i Fiorentini l’assalirono, lo presero e lo incorporarono nel loro territorio.

CASCINA — INTERNO DELLA PIEVE DI S. MARIA - Foto tratta dal libro

CASCINA — INTERNO DELLA PIEVE DI S. MARIA – Foto tratta dal libro “Il Valdarno da Firenze al mare”, 1906

Degli edifizi di Cascina il più importante è la Pieve di S. Maria, la quale, a differenza delle altre pievi, anzichè fuori delle mura, si trova nell’interno del castello. È a tre navate divise da colonne di cipollino e di granito con variati capitelli ed esternamente è tutta rivestita di marmi bianchi e neri, foggiati secondo i caratteri comuni a tutte le chiese del territorio pisano, sorte intorno al 1000.

Nessun’opera di notevole importanza si conserva in questa chiesa. A Cascina ebbero una chiesa ed un ospizio dedicato a S. Giovanni i Cavalieri Gerosolimitani: ma, soppresso quell’ordine, l’edifizio fu venduto a privati che ridussero la chiesa a magazzino. È deplorevole che da anni ed anni nessuno sia riuscito a riparare a questa ingiustificabile noncuranza e che si lascino rapidamente deperire i pregevolissimi affreschi che Martino di Bartolommeo da Siena vi dipinse nel 1396.

Attorno a Cascina, lungo le vie che solcano in ogni senso il piano popolatissimo, sorgono numerose chiese di antichissima origine e che conservano non poche tracce del loro aspetto primitivo, come Marcianella, S. Lorenzo alle Corti, S. Jacopo e Maria a Zambra, S. Giorgio ecc. Appena fuori di Cascina è la chiesa della Madonna dell’Acqua, elegante tempio a forma di croce greca, che fu ricostruito nel XVIII secolo col disegno del celebre architetto P. Ximenes.

CASCINA — CHIESA DELLA MADONNA DELL'ACQUA - Foto tratta dal libro

CASCINA — CHIESA DELLA MADONNA DELL’ACQUA – Foto tratta dal libro “Il Valdarno da Firenze al mare”, 1906

Ma, nel comune di Cascina meritano più che altro la nostra attenzione la chiesa della Madonna del Piano, ora S. Benedetto a Settimo, e la Pieve di S. Ippolito e Cassiano a Settimo. La prima, completamente ricostruita in epoca moderna, è interessante solo per le opere d’arte che vi si conservano, fra le quali va ricordato anzitutto un paliotto di marmo mischio, sul quale sono stati fissati bassorilievi, statuette, ornati che in origine dovevano far parte di un dossale d’altare, stupenda opera di scuola pisana de’ primi del XIV secolo; va pure ricordata una tavola rappresentante S. Filippo Benizi, che i frati Serviti, ai quali fin da tempo remoto apparteneva la chiesa, avrebbero commesso ad Andrea del Sarto. Più importante dal lato architettonico è l’altra chiesa di S. Cassiano, che conserva intatto il carattere solenne e al tempo stesso elegante e suntuoso delle vecchie pievi pisane, che avevano la forma comune alle basiliche latine. Internamente è a tre navi, divise da archi che si svolgono sopra a colonne ed a pilastri, mentre nella parte esterna è tutta rivestita di marmi disposti con singolare armonia, ed ha le porte decorate di architravi nei quali maestro Biduino da Pisa scolpì con ingenua semplicità la risurrezione di Lazzaro, l’ingresso di Gesù in Gerusalemme ed una caccia di draghi. Nella chiesa, unica opera meritevole di speciale ricordo, è un bassorilievo della maniera di Andrea Della Robbia rappresentante S. Giovanni che battezza Gesù Cristo.

Un altro insigne monumento sorge poco lungi di qui in mezzo alla pianura; è la celebre Badia di San Savino che s’inalza imponente sopra ad un’altura artificiale. Nel 780 si ha ricordo che essa venne fondata da tre nobili fratelli pisani; ma, danneggiata dalle inondazioni dell’Arno, fu rifatta in luogo più adattato e convenientemente sollevata dal livello della pianura nel XII secolo. Prima dei Benedettini, poi dei Camaldolesi nel 1175, fu ricchissima di beni di suolo, di opifici, di mulini e questa sua ricchezza le fece subire la sorte comune alla maggior parte delle opulenti abbazie: quella di esser ridotta a commenda e destinata a saziare l’avidità di cardinali e di prelati benaffetti che in ogni modo ne sfruttarono le rendite. Papa Eugenio IV nel 1439 la restituì ai monaci; ma nel 1563 venne soppressa dal Granduca che ne concesse il pingue patrimonio all’Ordine militare di S. Stefano. Vista da lungi, la badia ha l’aspetto di un fortilizio, chiuso da un rettangolo di mura che racchiudono un terrapieno sul quale sorge la ben proporzionata chiesa di stile lombardo del XIII secolo. Dall’abside, s’inalza maestoso il campanile a forma di grandiosa e massiccia torre, traforata da ogni lato da numerose finestre. Senza cessare di servire ad uso monastico, la Badia di S. Savino venne adattata anche ad uso militare, perchè, data la sua posizione, poteva dominare facilmente i piani e le vie adiacenti e, prima i Pisani nel XIV secolo, poi i Fiorentini in epoca successiva, vi aggiunsero importanti opere di difesa.

 

( Guido Carocci, Il Valdarno da Firenze al mare, 1906 )

 


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