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Ha ragione la Fornero a chiamarmi choosy!

Creato il 11 novembre 2012 da Nataliaamepiaceilsud

Ho fatto un esame di coscienza dopo l’ennesimo complimento alla mia generazione uscito dalla bocca del ministro Fornero. L’ho fatto con estrema onestà e mi sono resa conto che ha ragione.

E’ vero: sono stata choosy!

E’ successo un’unica volta, quasi 10 anni fa. Qualche giorno dopo aver discusso la mia tesi di laurea mi sono alzata presto la mattina, mi sono vestita di tutto punto ed ho deciso di iniziare a cercare il mio primo lavoro da “dottoressa”. Mi sono quindi recata all’ufficio di collocamento, al quale ero iscritta dal secondo anno di scuola superiore, per aggiornare il mio profilo e comunicare il mio nuovo titolo di studi.

Forse un pò troppo piena di me ho portato il certificato di laurea e l’ho mostrato all’impiegata chiedendo di inserirlo nel mio file e domandando se ci fossero eventuali posizioni appetibili ed accessibili.

L’impiegata guardando il mio curriculum e il certificato mi disse che con i miei titoli e l’anzianità maturata negli anni di iscrizione nelle liste dell’ufficio del lavoro, avrei potuto presentare una domanda per un posto che poteva essere alla
mia portata. Mi allungò dunque un modulo da compilare.

Con speranza e positiva incredulità allungai la mano per raggiungere il foglio e lo avvicinai per poterlo leggere. Lo sguardo si posò sul titolo della posizione ricercata e credo che in quel momento i miei occhi abbiano tradito un’espressione, lo ammetto, schizzinosa.

La domanda che la signora mi stava suggerendo di compilare era per partecipare ad un concorso per operatrice scolastica, “bidella”, come mi è stato prontamente spiegato.

Lo ammetto: sono stata choosy. Ho preso il modulo sapendo che non lo avrei mai compilato. Con tutto il rispetto che ho e sempre ho avuto per il lavoro, per qualsiasi lavoro, non mi vedevo proprio in grembiule nero, seduta ad un banco buttato in mezzo ai corridoi quasi sempre vuoti di una scuola.

Mi venne in mente Donato, il bidello della mia scuola media, il suo sguardo dolce e l’aria divertita quando ci vedeva uscire dalle aule e quella tremendamente annoiata per il resto della giornata, quando girava per i padiglioni semi-deserti a controllare che non fossero rimaste in giro le tracce della nostra ricreazione.

Forse anche Donato, entrando come bidello si è fatto strada e ha cominciato ad insegnare una volta che io ho smesso di frequentare la scuola. Lo ha detto il ministro che bisogna entrare e fare carriera dall’interno. Anche io avrei dovuto accettare quel posto da bidella. Ora potrei essere un’insegnante, forse una direttrice o addirittura una preside. Giusto ministro?

Ma io a quei tempi ero piena di sogni e illusioni. Non ho compilato quella domanda e dopo diversi  anni di stage, tirocini, uno di servizio civile e lavoretti vari, sono emigrata a Londra. Qui ho pulito bagni di alberghi e ristoranti e ho caricato e scaricato cassette di frutta e ho anche ricevuto insulti da clienti poco educati: la giusta applicazione della legge del contrappasso per noi choosy. L’ho fatto sempre con il massimo rispetto per il lavoro, qualsiasi lavoro, lo ribadisco.

Non disdegnavo, come non l’ho mai fatto con nessun tipo di impiego, quel posto da operatrice scolastica. Credevo però di poter scegliere. Credevo anche che mio padre e mia madre avessero lottato abbastanza  per offrirmi la possibilità di scegliere cosa fare e come guadagnarmi lo stipendio.

Pensavo inoltre di aver combattuto abbastanza anche io in prima persona. Credevo che studiare, impegnarmi, fare volontariato, lavorare per due lire e fare pratica, praticantati, tirocini e stage vari mi potesse dare l’opportunità di scegliere cosa fare della mia vita.

E invece no. Se cerchi di fare ciò per cui hai studiato e per cui ti sei preparato, ciò che pensi possa farti felice nella vita, sei schizzinoso (la ministra dimentica che abbiamo un bellissimo vocabolario da cui pescare parole piuttosto che adattarne di straniere).

Ha ragione la signora Fornero. Hanno ragione i caporedattori dei giornali che ti dicono che ci potevi pensare prima e che sei “vecchio” per fare il loro mestiere quando sei poco più che trentenne e sono già quasi 10 anni che ci provi.

Hanno ragione a chiamarci fannulloni. Ancora di più a definirci mammoni e lo dice una vera mammona che vive a migliaia di kilometri dalla sua famiglia.

Hanno ragione su tutta la linea. Siamo proprio una generazione di merda!


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Da Jolly Jolly
Inviato il 27 novembre a 12:15

Quindi con la laurea ai può fare la bidella...bene terrò conto quando sarà ora di NON ISCRIVERSI ALL'UNIVERSITÀ