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“Habemus Papam” di Nanni Moretti

Creato il 16 aprile 2011 da Cinemaleo

“Habemus Papam” di Nanni Moretti

2011: Habemus Papam di Nanni Moretti 

“Habemus Papam” di Nanni Moretti

Attesissimo, invitato a scatola chiusa a Cannes ecco la nuova realizzazione di uno dei nostri pochi registi famosi fuori dai confini.

Alla presentazione ufficiale alla stampa Nanni Moretti ha dichiarato: “Ogni lettura del film è lecita, ogni spettatore è diverso dall’altro…”. Affermazione importante soprattutto di fronte a un lavoro sostanzialmente piuttosto complesso. All’uscita della visione è impossibile non avere dubbi e perplessità, interrogarsi su cosa il regista abbia voluto comunicare.

Tante le ipotesi…

Una riflessione sul potere e su chi lo detiene, un’analisi della fragilità umana, una metafora sull’impossibilità di cambiare veramente le cose, un riferimento autobiografico alla propria rinuncia a combattere in prima fila, un accorato appello alla comprensione e all’amore (gli unici valori che possono salvare il mondo), un confronto-scontro tra scienza e fede, il dubbio se la Chiesa sia ancora in grado di rispondere ai bisogni dell’uomo… Tutte ipotesi possibili, probabilmente tutte vere insieme a tante altre… (1). E infatti i critici si sono divisi nell’interpretazione:

“Perché Moretti abbia scelto di mettere al centro del suo film la Chiesa e il suo massimo rappresentante è comprensibile: sono l’ultimo grande Potere oggi in Italia, il più compatto, il più solido, il più vero” (Paolo Mereghetti), “Vero Protagonista  il tema della profonda solitudine dell’essere umano” (Giancarlo Zappoli), “Una meditazione profetica e simbolica sul rapporto tra il singolo e il potere che contempla un’uscita di sicurezza” (Luciano Lanna), “La dichiarazione d’impotenza di sua Santità Michel Piccoli suona come attestato della propria d’incapacità di essere ormai come regista all’altezza della leggenda” (Giorgio Carbone), “Forse suggerisce che né la pratica psicoanalitica né il pensiero cristiano possono fare molto per il benessere mentale dell’uomo” (Alessia Mazzenga), “Moretti giudica talmente disperanti le condizioni generali del nostro Paese che getta la spugna” (Anselma Dell’Olio), “E’ un film sullo smarrimento esistenziale di un uomo ma anche di un’epoca e di un’istituzione che ne rappresenta mille” (Paola Casella), “E’ il racconto di come tutte le chiese (confessionali ma anche laiche come la psicoanalisi e la politica) sono crollate da tempo e forse non lo sanno. E a rimanere in piedi, tra le macerie in attesa di ricostruzione, sono gli uomini: uomini che non sanno più dove mettere le mani, segnati da una profonda deriva esistenziale…” (Federico Gironi).

Non solo gli addetti ai lavori hanno visto significati diversi nel film ma si sono scontrati anche nel giudizio complessivo da dare:

“Capolavoro” (Il Secolo d’Italia), “Nanni tralascia la politica ma come regista è alla frutta” (Libero), “Spunto brillante, ma la storia non sviluppa le premesse” (Il Corriere della Sera), “…un film di massima intelligenza e libertà, privo di una tesi precostituita” (Repubblica), “Con Habemus Papam siamo di fronte al film più maturo di un regista che ha saputo conservare intatti il proprio segno inconfondibile e le tematiche che gli stanno da sempre a cuore” (MyMovies), “In un film in cui sono ben visibili due anime, quella più squisitamente umoristica (legata alla vita in Vaticano dello psicoanalista), e la drammatica crisi umana del neoeletto, manca quella fusione che armonizzi le diverse parti della storia; capitoli che funzionano benissimo in sé… ma che con lo svolgersi della vicenda finiscono quasi per ostacolarsi l’un l’altro” (Movieplayer), “La fede è ridotta a commedia pittoresca” (Il Giornale), “Essere il più bravo di tutti sarà anche un peso, ma Moretti mostra di saperlo reggere con classe davvero inusuale” (Comingsoon).

Un film impegnativo pur nella sua apparente semplicità, impreziosito da toni surreali situazioni paradossali e note ironiche ben inseriti e soprattutto da una performance interamente sopraffina di un grande Michel Piccoli (ma tutto il cast eccelle).

Molte le scene particolarmente belle e che rimarranno nel nostro ricordo: le gaffes dei massmedia; il conclave con il terrore dei vescovi di essere scelti; l’incontro tra lo psicanalista e il neo papa circondati (assediati) da decine di cardinali; il torneo di pallavolo tra prelati (sequenza che andrebbe però accorciata); lo sguardo incantato di chi si ferma ad ammirare le ombre sulle tende dell’appartamento papale; la Bibbia spiegata ai cardinali; il dialogo sul darwinismo mentre si gioca; il teatro -dove il papa in fuga ascolta Checov- che lentamente si riempie di guardie svizzere e di porporati…

Formalmente è sicuramente il film più ricco e raffinato dei dodici da lui realizzati. Estrema la cura nella ricostruzione ambientale (dopo il rifiuto del Vaticano di concedere la Cappella Sistina, le riprese si sono svolte fra Cinecittà, dov’è stata ricostruita la sede del Conclave, e Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata francese a Roma), massima l’attenzione fin nei minimi dettagli (giustamente Liberal scrive che “è indubbiamente la sua opera più gratificante per l’occhio”).

note

(1)   Giustamente Natalia Aspesi scrive: “Qualunque cosa comunque Moretti voglia dire, a parole non ce la dice, o la dice con dispettosa nebbiosità, consentendo così a chiunque di interpretare il film come crede”.

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