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hai sentito i tuoi?

Creato il 13 aprile 2014 da Plus1gmt

Certo. E come vuoi che stiano? Stanno come tutte le coppie di anziani soli nelle quali c’è uno che ha una malattia tipo l’Alzheimer che non è reversibile – mi fanno notare – e preparati che non può che peggiorare. Stanno come tutti i genitori anziani che hanno avuto per decenni la casa piena zeppa di persone, di drammi e di successi tra figli, amici dei figli, parenti, visitatori occasionali, e poi subentra la diaspora che leggiamo nei libri degli scrittori americani con le loro saghe famigliari e i ragazzi che studiano in posti che l’equivalente qui da noi è andare a fare l’università in Estonia. Là da loro ci sono abituati e così madre e padre, che sono ancora giovani, si comprano una casa in Florida. Qui il fuggi fuggi dei figli è invece verso le città e il lavoro, ed è un fattore che svuota le vite fino ai nipoti che ti vengono a trovare solo nelle feste comandate, prima che anche loro abbiamo una loro vita in uno spazio a margine e così i gradi di separazione – quella vera – diventano tre e le maglie troppo larghe per garantire una rete resistente. Stanno soli e non è facile immaginare come trascorrano il tempo, almeno chi con la testa c’è ancora che non sai mai se è meglio o peggio rendersi conto di questa forma di abbandono sociale. O forse no, non siamo in grado di immaginarlo perché anzi l’essere lasciati in pace con il chiasso in cui siamo sommersi è l’equivalente dell’isola semi-deserta dei Caraibi. La vecchiaia è un parco vacanze fatto di malattie, di difficoltà deambulatorie, di orari scanditi dalle medicine, di pannoloni e di poltrone automatiche per tirarsi su senza cadere per terra. Esauriti gli obblighi che ci hanno fiaccato una vita intera, quel lavorare, educare, supportare e creare la base altrui per spiccare il volo, ci ritiriamo come veterani reduci da una guerra che non si sa mai se è stata vinta o persa o ics. Quindi come vuoi che stiano. Stanno bene, questo è quello che ti dicono al telefono. Poi tornano a coricarsi, a completare cruciverba alla luce dell’abat-jour, un gatto vecchio quanto loro accoccolato ai piedi, con la voglia di richiamarti subito e dirti la verità o, per lo meno, quello che ti aspetta.



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