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Handicappati, alluvionati e le occasioni da non lasciarsi scappare

Creato il 23 dicembre 2010 da Tnepd

Handicappati, alluvionati e le occasioni da non lasciarsi scappare Natalino Balasso scrive saltuariamente nel suo blog sul Fatto Quotidiano. E’ sempre una lettura piacevole e sovente condivisibile. Lunedi’ ha scritto un post dal titolo Veneto: i soldi per l’alluvione ci sono gia’ in cui propone con un velo di sarcasmo di recuperare i capitali dell’evasione fiscale (veneta) per sostenere la ricostruzione. Sara’ che Natalino e’ parte in causa in quanto veneto a sua volta (di Rovigo se non ho capito male), sara’ che si parla di soldi, campo minato in cui anche i migliori rischiano di perdere una caviglia, ma direi che questa volta non ci ha proprio preso. Nel suo post leggo tanti spunti interessanti che condividerei se la premessa implicita al tutto non fosse profondamente sbagliata. La premessa recita: il problema e’ trovare i soldi.
Purtroppo, checche’ ne creda la gente comune, il problema non e’ affatto trovare i soldi.    Il denaro si crea dal niente, in special modo quello odierno che e’ in massima parte virtuale. Il denaro e’ stato inventato allo scopo di essere speso e quella veneta e’ un’occasione come un’altra per spenderlo. Basti pensare che quando non ci sono catastrofi naturali, gli americani fanno subito un paio di guerre pur di far girare l’economia!    Ma allora qual e’ il problema?
Vi racconto un breve aneddoto, una storia vera.
Qualche anno fa, quando vivevo ancora entro gli stretti confini dello stivale, mi capito’ l’occasione di aiutare una persona a me cara che aveva inventato qualcosa di semplice ed utile alle terapie di riabilitazione infantile nei bambini affetti da significative disfunzioni psicomotorie. Di casi gravi ce ne sono fortunatamente poche migliaia in Italia e per quanto ne so o si interviene in tenera eta’ o ciccia. Mi provo a descrivere brevemente l’invenzione: un lettino concavo che con un lento movimento ondulatorio incentivava nel piccolo paziente le reazioni cerebro-muscolari utili a mantenersi in equilibrio. Ne fu realizzato un prototipo in legno e metallo e poi un altro decisamente piu’ fico in plexiglass trasparente che aveva tutta l’imbottitura disegnata con faccine ed altre cose piacevoli per i piccoli pazienti i quali, affetti fin dalla nascita da gravi disfunzioni del sistema nervoso, mettevano cosi’ in esercizio per alcuni minuti il loro indolente apparato psicomotorio per reagire al dondolio del lettino. I grandi lo chiamano sport.
Ebbene, l’idea funzionava – mi pare ovvio – e metteva d’accordo tutti: il medico che si trovava tra le mani un nuovo strumento di lavoro, i genitori che avrebbero persino potuto praticare le terapie a domicilio portandosene una a casa ed il bambino che si divertiva a fare il Tagada. Sia chiaro... non si pensi ad un frullatore per neonati. Il movimento era lentissimo, il minimo necessario a provocare input motori al pupo. La macchina fu battezzata ‘culla’. Poteva essere piazzata nelle palestre di fisiatria pediatrica degli ospedali ed utilizzata a turno dalle famiglie che si recavano sul posto o meglio ancora trasferita direttamente a domicilio per le terapie che richiedessero maggiore costanza d’utilizzo.
L’ideatore ne parlo’ a me ed io qualche tempo dopo, tra una firma e l’altra, ne accennai al mio commercialista. Quello – in uno slancio d’inattesa disponibilita’ - prese il telefono per chiamare un qualche senatore in commissione sanita’ amico suo: Handicappati, alluvionati e le occasioni da non lasciarsi scappare -   Ciao caro. -   ... -   Perche’ no. Domenica..? Sento gli altri e poi ti faccio sapere. -   ... -   Ah Ah Ah. Ascolta, ti chiamo per una questione che riguarda la tua commissione. (Bla, bla, bla... breve storia della culla con parole sue) -   ... -   Aspetta che domando.
E poi rivolto a me coprendo il microfono:
-   Quanto costa al pezzo? -   Mi pare meno di 3.000 euro, o giu’ di li’.
Se lo segno’ su un post-it.
-   E quante ce ne sarebbero da fare? -   Un migliaio sono sufficienti per tutta Italia. -   Uhm... vediamo che ne dice.
Riavvicino’ l’apparecchio al padiglione:
-   Allora... 5.000 al pezzo e 1.000 pezzi. -   ... -   Uhm... si’... cinque. -   ... -   Eh be’... non so... ma ne dubito. -   ... -   Okay, gliene parlo e poi ti richiamo.
Poso’ il telefono e mi fisso’ inarcando le sopracciglia:
-   Troppo pochi.

Handicappati, alluvionati e le occasioni da non lasciarsi scappare

Tavola im-bandita

Vi risparmio il resto. Il problema era semplice: cinque milioni di euro (budget che, da tre, gia’ era quasi raddoppiato nel mero tragitto tra il post-it e il telefono) erano un business troppo piccino per mettere in moto la sanita’ nazionale, c’era troppo poco da mangiarci sopra, soprattutto perche’ si rischiava di risolvere il problema per davvero e di non mangiarci piu’. In seguito non tornammo sull’argomento. Qualche mese dopo me ne andai in Africa e la’ venni a sapere che era diventato presidente di qualcosa di molto molto grosso, ma non vi dico cosa.
Deduzioni? Una su tutte: trovare il denaro per la culla, se fosse costata 50.000 euro a botta, non sarebbe stato un problema ed altrettanto oggi trovare i soldi per il Veneto non e’ un problema. Si tratta solo d’aspettare che si mettano d’accordo su chi ci mangera’. Quando il piatto di tutti gli aventi diritto sara’ pieno, allora anche la gente veneta di basso profilo potra’ avere le sue casette di cartapesta a 100.000 euro l’una, le sue scuole prefabbricate a 300.000 euro l’una, le sue maratone mediatiche, i suoi contributi di varia origine gestiti da una qualche ONLUS o ONG di casa Rothschild.

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Ciascuno ha la tavola che si merita

Se quello che volete sono i soldi, allora l’unica maniera per sfangarsela e’ di vendervi, di essere per loro un’occasione di guadagno.
Se invece volete che i vostri figli un giorno possano camminare a testa alta e con le proprie gambe, allora... no.
I momenti di crisi sono in realta’ grandi occasioni. Gli americani fanno addirittura le guerre per accaparrarsi la fase del dopo-crisi!
Ricostruitivela da soli la vostra terra, amici veneti, nessuno vi darebbe niente per niente. Avete una grande chance: siete costretti a spendere vagonate di denaro e tutti insieme. E’ davvero una grande occasione, non lasciatela ad altri. Date retta a me, non elemosinate qualcosa che potete farvi da soli.
Create una moneta vostra, una moneta della ricostruzione e commerciate tra voi, onestamente, con quella.
E’ piu’ semplice di quanto crediate.
Tutti gli altri vi verranno dietro.
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