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Hanno più diritto di parola gli sponsor che i giornalisti, il mercato della pubblicità è fatto dalle fonti d’informazione

Creato il 02 agosto 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

I giornalisti sono trattati come agenti di marketing in vari casi.

Siamo arrivati al paradosso. Il giornalismo spesso è vietato, a meno che si crei un ambiente protetto, come Altreconomia ha fatto, scegliendosi gli sponsor. Giusto, ottimo. Però il potere si esercita SOLO sul territorio, dove non trovi Altreconomia, ma Questeconomia e Questetestate.

Nessuno può criticare (non che debba per forza) il dominatore dell’edilizia Beltrami, sponsor anche dell’Happening di Cielle per non sbagliare. Diverse piccole imprese hanno chiuso e lavorano per Beltrami. Si è creato un accentramento di potere nel nome del libero mercato e della religione cattolica (ma guarda che bizzarra sintesi: nel Vangelo non c’è). E tutti invocano cantieri, in un modo o nell’altro.

Clienti del mercato della pubblicità e fonti ufficiali di informazioni coincidono! Così si crea un monopolio.

La pubblicità è una polizza assicurativa.

Centropadane fa pubblicità al punto tale che le rare notizie escono con una curvatura particolare, come se tra pubblicità e informazione non ci dovesse essere la minima differenza.

Gli agricoltori decidono come fare un giornale. I cittadini no. Gli elettori no. I lavoratori no.

I giornalisti subiscono tutto questo ma anche i cittadini, che non ricevono informazioni libere da controlli e supervisioni interessate da persone che considerano il bilancio più importante della verità.

La libertà interessa ancora? Solo la propria?

I diritti muoiono, bistrattati come sono. La libertà di parola, di conoscenza sui fatti riguardanti la pubblica amministrazione, gli interessi generali come l’ambiente e le attività economiche rilevanti, la libertà di conoscere le condizioni di lavoro delle persone, lo stato di salute della condizione umana, ha bisogno di iniziative non troppo tradizionali.


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