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Harry Potter e il fantasy contro i pregiudizi

Creato il 15 settembre 2014 da Temperamente

Ebbene sì: che le letture aprano la mente è scientificamente dimostrato; ne ha appena dato prova, nel luglio di quest’anno, un team di ricercatori guidato dall’italiano Loris Vezzali.

Sul Journal of Applied Social Psychology, infatti, sono stati pubblicati i risultati di alcune ricerche condotte sia in Italia che in Inghilterra, e aventi per protagonisti studenti di tutte le età e il figlio letterario della scrittrice J.K. Rowling, ovvero il maghetto Harry Potter. Leggere la celeberrima saga fantasy, che vanta milioni di appassionati in tutto il mondo, renderebbe il giovane pubblico più aperto nei confronti di gruppi sociali solitamente emarginati perché ritenuti “diversi” o addirittura minacciosi, com’è il caso, per esempio, di stranieri immigrati. Il motivo di quest’apertura? La risposta è tutt’altro che banale. Oltre infatti a un primo, evidente livello narrativo e letterario, quello in cui bacchette magiche fanno lievitare gli oggetti e mantelli straordinari rendono invisibile chi li indossa, la saga della scrittrice inglese possiede un secondo piano narrativo, meno lampante ma decisamente più profondo, che vede numerosi personaggi disprezzati, umiliati e anche fisicamente minacciati a causa della propria diversità. Nel caso dei romanzi della Rowling, questa diversità ha a che vedere con la purezza genetica di maghi e streghe, automaticamente discriminati se nati da genitori non-maghi (i cosiddetti “babbani”) o anche solo da un mago e un non-mago; una problematica che non può di certo affliggere la realtà in cui viviamo. Eppure, è impossibile non cogliere in una trama del genere fili piuttosto familiari, e non così lontani nel tempo come, forse, vorremmo che fossero: un esempio su tutti, la follia nazista, artefice dell’eccidio di milioni di “diversi”, soprattutto ebrei, ma anche omosessuali, oppositori politici, Testimoni di Geova, disabili. Come non associare, allora, il sanguinario Lord Voldemort, antagonista principale della saga della Rowling e aspirante dittatore, ad Adolf Hitler? Ebbene, nonostante il nazismo e la Seconda Guerra Mondiale siano un racconto da manuale di storia, per i giovani lettori di Harry Potter, cionondimeno la saga, con i risvolti della trama che la percorre, è in grado di risvegliare in ragazzi di tutte le età l’empatia sociale di cui tanto spesso il mondo che ci circonda si dimostra carente. I bambini italiani che hanno letto brani della saga in cui dei personaggi positivi vengono discriminati per la loro diversità, allora, hanno modificato la propria (negativa) opinione nei confronti degli immigrati solo sei settimane dopo averla espressa per la prima volta; allo stesso modo, alcuni universitari inglesi, lettori del maghetto, si sono dimostrati più tolleranti nei confronti degli stranieri.

Lo studio di Vezzali e dei suoi collaboratori addita la dimensione fantastica in cui si svolgono gli avvenimenti come uno dei motivi principali alla base di questa “inversione di rotta” nelle opinioni dei giovani lettori: l’ambientazione e le circostanze della storia avrebbero un impatto socio-culturale più decisivo proprio perché non immediatamente riconducibili a nessuna situazione reale; pertanto, la loro efficacia agirebbe, per così dire, in maniera “sotterranea”, evitando di prendere posizione riguardo ad argomenti piuttosto delicati e controversi in maniera aperta o esplicita. Non soltanto la saga di Harry Potter, quindi, ma, secondo il team di ricercatori, come riportato dal sito di Le Scienze, la (buona) letteratura fantasy nel complesso sarebbe in grado di educare e informare le menti dei giovani lettori, avvalendosi del potere metaforico dei suoi personaggi e scenari: come non citare, a questo proposito, gli “Anelli” del capolavoro di J.R.R. Tolkien, efficacissime allegorie del potere e della sua capacità di corrompere di chi lo esercita o lo desidera? Insomma, e mai espressione sarebbe più appropriata in questo contesto, la letteratura fa davvero magie.

Mariachiara Eredia


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