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Harry Potter - la mia vita a mezz'aria

Creato il 10 febbraio 2015 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1
 Harry Potter - la mia vita a mezz'aria Mai stata orgogliosa di essere normale, tanto da non esserlo affatto.Mi spiego meglio, come dire, so di essere "strana", ed è la cosa di cui vado maggiormente fiera. Cos'è una premessa? No, sarebbe inutile.Allora una confessione?Nemmeno.Dunque?Piuttosto un incipit...un incipit geniale! "Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano". Dal momento che lei è diventata più nota della Regina d'Inghilterra, e poi, più banalmente, dal momento che l'ho spoilerato senza pietà nel titolo, è chiara la citazione. E abbiamo capito subito di chi, e di cosa, stiamo parlando.Sono arrivata ai libri di Harry Potter davvero per caso, non lo dico tanto per dire. In un periodo complicato della mia vita ho sentito come il bisogno di immergermi in qualcosa che fino a ieri, non mi apparteneva in maniera del tutto naturale. Così come una mattina è probabile sentire il bisogno di uscire all'alba e fare una corsa (il giorno in cui accadrà preoccupatevi seriamente!), all'improvviso ho capito che non avrei potuto continuare a vivere la mia vita da lettrice piuttosto onnivora, senza aver letto nulla che appartenesse al genere da me più evitato dai tempi dei tempi, il Fantasy.E qualcuno potrebbe ribattere sostenendo che i libri in questione non rientrino nel suddetto genere. E ci sta, potrebbe starci, ma nella mia allegra ignoranza sapete cosa penso?Un treno per Hogwarts da prendere al volo, andando a sbattere contro un muro senza farsi male, e poi pozioni e incantesimi, e scope volanti, e un castello fatto apposta per imparare la magia, e sale tanto grandi da contenere tutto, paure e sogni.Questo dovrebbe bastare, sì, non saprei di cos'altro parlare, se non di Fantasy.E questo penso. Sono sempre stata abituata a portarmi "altrove" passando attraverso le pagine di testi tradizionali, dai classici agli autori più noti del Novecento, opere teatrali come pure la saggistica di svariato genere. Ho imparato ad amare la lettura insieme a zio Stephen, "il Re", per poi andare avanti secondo il più naturale ordine degli eventi che animano la vita di un lettore: seguire l'istinto che domina la scelta, quando si è in procinto di allungare la mano e scegliere.Il solo e unico libro Fantasy che abbia letto (se si esclude L'Orlando furioso e alcuni dei più noti poemi cavallereschi) è La bussola d'oro di Philip Pullman. Non male come primo approccio, ma nulla di significativo. E alla fine è giunto il mio momento, dopo raccomandazioni urlanti di amici e colleghi, anche io, in groppa al mio nobile e scattante Super Mocio Duemila, ho abbandonato la vita che in realtà non mi apparteneva. All'alba dei miei trent'anni ho avuto la tanto attesa rivelazione, illuminante, salvifica: "non sono una Babbana!".  Senza perdere tempo e senza chiedermi perché, certo dubitando continuamente che tutto potesse essere solamente un bellissimo sogno, ho preso il volo. Biglietto solo andata, destinazione Hogwarts.Inutile e necessario ribadire il talento di una donna, capace di rendere probabile la storia di un riscatto a favore di un ragazzino troppo sfortunato, destinato a vivere come babbano in condizioni inaccettabili. Perché la signora Rowling fa partire tutto da un incipit drammatico, non dimentichiamolo. I passaggi in cui lei descrive gli stati d'animo di Harry in quel ripostiglio buio, e l'atteggiamento della famiglia Dursley, sfiorano la violenza psicologica. Parte l'avventura fantastica con una sorta di necessità avvertita dal lettore, quella di evadere e meritare una vita dignitosa. L'immagine del ragazzino mingherlino, con gli occhiali messi insieme alla meglio con nastro adesivo, segno delle botte di un cugino ciccione e arrogante, accompagna chi legge fino all'arrivo a Hogwarts. Incredibile, perché non appena Harry Potter raggiunge la scuola a cui è destinato, dunque la sua vera vita, sparisce l'immagine del ragazzino sfigato e maltrattato, e ad un tratto non pensiamo più al povero Potter, bensì a un piccolo mago destinato a diventare grande, forse il più grande di tutti. E cambia solo il sentimento di chi legge, perché la Rowling in realtà non cambia registro, la sua scrittura semplice e colorita porta subito alla verosimiglianza dell'impossibile, dà vita a quell'altrove fatto di miti e leggende, dove è possibile trovare l'alternativa a quella vita sbagliata. E per quanto ne sappia io, la magia i libri la praticano sempre. Con Harry Potter e la Pietra Filosofale inizia la mia nuova avventura. Un cappello parlante mi sussurra all'orecchio la parte della stanza più illuminata, più accomodante. "Mettiti lì", e io procedo senza ribattere.Ad un tratto la tristezza ingiustificata del mio periodo complicato sparisce. Chissà di quale misterioso incantesimo si tratta - mi chiedo.Mi sento come sospesa a "mezz'aria" (la Rowling usa questa espressione circa trenta volte nel primo libro), ed è come se tutto si trovasse esattamente lì. Nel posto giusto, dove deve essere: a mezz'aria. "La verità è una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con cautela".Vero. Io per il momento però mi affido a queste pagine, sognanti, magiche, lontane dalla verità oppure tanto vicine da combaciare alla perfezione.E vedo un gigante con tanto di barba a scongelare scope e provo un senso di tenerezza infinito. Una strana cosa chiamata ricordella poi, abituata a riportarmi alla realtà, mi confida che posso continuare a guardare quel gigante buono, mi lascia libera di andare stavolta, o meglio, di restare. Ancora un altro po'.E io resto. Si sta così bene a mezz'aria.
 

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