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“Heaven and Hell”. Poesie. E segnalazione “La lebbra” di Iannozzi Giuseppe

Creato il 30 gennaio 2014 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Heaven and Hell

di Iannozzi Giuseppe

heaven and hell

Leggi:

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“La lebbra” di Iannozzi Giuseppe. Romanzo contro l’islamofobia ambientato a Torino. Recensione di Federico Castelli (aka Folletto Peloso)

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Giuseppe Iannozzi e «La lebbra». Intervista di Francesca Ancona per «Beautiful Controcorrente»

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«La lebbra» di Giuseppe Iannozzi – la pagina dedicata al libro

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La lebbra - Giuseppe Iannozzi - Il Foglio letterario - acquista
La lebbra
Giuseppe Iannozzi
Ass. Culturale Il Foglio

Collana: Narrativa
Data di Pubblicazione: 2013
Pagine: 150
ISBN-10: 8876064540
ISBN-13: 9788876064548
Prezzo: € 14

IBSAMAZONin MondadoriLibreria UniversitariaUnilibro dall’editore Il Foglio letterario

PRINCIPESSA

Principessa,
frutto che odori
la vita
e che stordisci
la testa,
perché a letto
tutta triste?
Possibile
tu non veda
che c’è il sole?

Un uomo solo passeggia
tra viali di nostalgie
e volti stanchi bianchi,
cercando fra i piccioni
in difesa raccolti
una briciola d’amore
per sé soltanto.

La primavera lontana
gli fischia nell’orecchie,
e gli vengono addosso
fantasmi inchiodati,
odori di donne credute
dimenticate; e il freddo
gli s’insinua tra scapola
e scapola, e le mani
affondano nelle tasche
raspando due soldini,
e una lacrima gentile
s’eterna in ghiaccio
sul ciglio degl’occhi;
poi le labbra balbettano
un momento soltanto.

E si porta via lontano,
a sguardo basso spiando
le ombre che gettano
gl’avelli s’ogni cosa,
raccogliendo su sé
dita di rami scheletrici
uguali a triste carezze.

IL SOGNO

Tutti questi anni persi,
ed è soltanto la prima
nuda costola affacciata
al mattino, dimenticata
quando si stinge il cielo
per farsi sfinita sera

E già brucia Roma tutta,
nel sogno di Nerone
E già si perde la speme
e ogni seme, nel segno
dell’èra nuova che verrà

Ma domani!

LA VITA

a Cinzia,
che è stata la prima Amica
a leggermi, e che mai
ha dimenticato di farlo

Aggrappata al grembo delle vostre bugie
ho contato quanti giorni ancora all’amore.
E ho scosso il capo per convincermi
che di certo stavo sbagliando il calcolo.

Ma poi uno di voi ha raccolto la mia mano
nella sua, con una smorfia sulle labbra
uguale ad un aborto; ed allora ho capito
che di occasioni ne ho avute non poche
per mandarvi al diavolo; ma tutte sprecate,

come coriandoli a scivolare fra la mano tesa
aperta, al cielo esposta, forte sì, ma indifesa.
Così ho raccolto in faccia lo schiaffo del vento
e quello più pesante del fato, che m’ha voluta
oggi qui a dirvi col mio silenzio quanto forte

tutto il mio disprezzo per voi che avete preso
e giudicato la vita, nemmeno fosse la vostra.

BACIAMI, ISA

Baciami, baciami
le labbra di zolfo
E facciamola finita

Tutto adesso, tutto
tranne le lacrime
Facciamola finita:
il fuoco divorerà
il tuo amore col mio

Lo ritroveremo
intatto all’Inferno
questo amore ardente
che ci ha visti amanti
Che ci ha visti avanti
negl’anni, crudeli
avanzi di galera

UN’ANIMA SOLA

cercando cercando tra polvere
e inganni, l’anima venne fuori
arresa alle sue pallide vene

e presto prese a sanguinare
fredde fredde lacrime
furibonda come un giorno d’inverno
- come una stagione all’inferno

non tese la mano né mostrò il volto
ma soltanto s’aperse in un sorriso
di smorfia, con una lametta in bocca

mostrando trentadue denti stretti
sul laccio emostatico
(a testa bassa)

mostrando sette giorni e nove vite
al pagliaccio di turno
(a testa bassa)

al pagliaccio di turno
che gli leccava le vene
consumate, consumate


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