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HELHEIM – raunijaR (Dark Essence)

Creato il 17 dicembre 2015 da Cicciorusso

invasione gabbiani a roma 2

Aquile, falchi, gufi e corvi sono spesso citati nella mitologia norrena ma anche in quella celtica. Sono animali belli o carichi di mistero, oppure entrambe le cose. E i gabbiani? Me lo chiedevo l’altra sera passando per Piazzale degli Eroi in Roma dove, da qualche mese, si è stabilita una numerosissima colonia di spazzini del mare. Una piazza che porta un nome del genere, oltre che l’inquietante presenza hitchcockiana di questi amabili volatili, ha appunto generato in me suddetto quesito. Pare che non vi sia nemmeno una divinità nordica, un semidio, una fatina danzante, che so, un folletto drogatello che nella letteratura venga antropomorfizzata in un litigioso gabbiano. C’era qualcosa nella mitologia greca e quella dei nativi d’America, ma nella norrena sono solo citati come animali che sostanzialmente arrecano disturbo (e come dargli torto). Anche se nell’Edda, Snorri ci fa sapere che i due corvi di Odino erano soprannominati Cigno e Gabbiano. Una ben misera consolazione, ne converrete. Poi mi sono scocciato e ho smesso di fare ricerche perché la domanda vera è un’altra: per quale assurdo motivo si è stabilita una colonia di gabbiani a Piazzale degli Eroi in Roma? È strano, ci passo praticamente tutti i giorni e non me l’ero mai chiesto.

Noi romani (‘de Roma’ o adottati) siamo ormai abituati al degrado più totale e alle manifestazioni più strambe e curiose dello stesso, quindi scene del genere, per quanto assurde e apocalittiche, ci lasciano abbastanza indifferenti. Me lo faceva presente anche un amico che vive in una città di provincia della Romagna dove cose del genere esistono, per l’appunto, solo nei film del più famoso regista e si stupiva del fatto che quel degrado, ai miei occhi, fosse un dato acquisito. Ripensandoci come i cornuti, ho ricordato che poco più in là, a Valle Aurelia, avevo visto coi miei stessi occhi quella che una volta era una verde collinetta tingersi completamente di bianco ‘spiumeggiante’. L’invasione di codeste pericolosissime chiaviche volanti, pare, provenga da Malagrotta, cioè dalla omonima discarica. Radio Quartiere, la domenica mattina al bar, diffonde sempre strane storielle in merito a rumeni, zingari e gabbiani, al punto che non ci fai più caso. C’è gente che racconta di aver visto un gabbiano rapire un piccolo e indifeso chihuahua e la cosa, come potete ben immaginare, mi ha arrecato tanto dolore. Questa triste storia ha scandalizzato la comunità ‘chihuahuista’ del quartiere. Si racconta pure che i gabbiani abbiano definitivamente sterminato tutte le zoccole (grossi topi di fogna) del quartiere Trionfale. Questa cosa l’ho potuta verificare io stesso, perché prima si vedeva qualche sorcio qua e là mentre adesso nemmeno l’ombra.

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Ma la più bella di tutte è la storia del Pastore dei Gabbiani. Nonostante sia oramai diventato, per forza di cose e come molti miei concittadini, imperturbabile di fronte a tutto lo schifo che mi circonda, mai mi sarei immaginato che potesse esistere una persona del genere. In pratica ‘sto tizio è un barbone che ogni giorno va a Piazzale degli Eroi in Roma recando seco una bella bustona di avanzi di cibo ed altre schifezzuole condite, che poi rovescia puntualmente sui bordi della fontana sita nel bel mezzo della piazza e, all’accorrere dei famelici volatili urlanti, si inginocchia omaggiando gli stessi in una solenne preghiera. Pare che ne abbiano parlato pure alla tv, che io non guardo, alla radio, che io non ascolto, e sui social dove si dice sempre che Roma fa schifo e che io tendo a non frequentare perché ‘ste cose mi fanno solo incazzare. Il miglior riassunto di questa storiella edificante, con tanto di shooting fotografico a cui abbiamo attinto senza permesso (spero nessuno se ne abbia a male), lo fornisce questo sito. Succede che a volte la fontana, già inguacchiata dalla cacarella post-prandiale degli ormai satolli uccellacci, si ottura a causa di questa melma oscena e giallastra che straborda inondando, col suo fetore immondo, le strade adiacenti e ricoprendo, nel suo inesorabile incedere, le numerose e immancabili buche che non attendono altro che una macchina o un motorino sfreccianti vi si fiondino sopra, nebulizzando nell’aere fetenzia viscida e malattie infettive assortite.

Insomma, vi volevo parlare dell’ultimo disco degli Helheim ma, oltre a dire che si chiama raunijaR, che è nella media rispetto al loro standard più recente e che, soprattutto, con esso si completa il ciclo dei brani di Åsgards fall (se seguite la band sapete di cosa sto parlando e sapete pure quanto spaccano), non sapevo proprio cosa aggiungere. Cordiali saluti. (Charles)

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