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Henry de Monfreid

Creato il 22 ottobre 2015 da Eneadiomede

" È a Maskali che prende definitivamente corpo il de Monfreid «lupo dei mari», lo Shaytan, il Diavolo del mar Rosso. È il 1914 e sono quasi tre anni che è in Abissinia. Ci è arrivato nell'agosto del 1911, da Marsiglia, a bordo dell' Oxus : terza classe, sei cuccette per cabina. Tramite conoscenze ha ottenuto un posto di agente presso Marcel Guigniony, un commerciante di cuoio, armi e generi alimentari, caffè in primis , ma è in prova, il viaggio se l'è dovuto pagare, se non riesce peggio per lui..."

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«Ho sempre fuggito l'avventura. L'ho incontrata sulla mia strada». Non è per vezzo salottiero che Henry de Monfreid (nato a La Franqui il 15 novembre 1879 e morto a Ingrandes il 13 dicembre 1974) ripeteva questa frase. Del resto lui ai salottieri aveva sempre riservato un disprezzo che potremmo definire antropologico: intellettuali di risulta, politici ruffiani, dame di incerti costumi... Non era, quella, la battuta del vecchio lupo di mare, dello Shaytan, del Diavolo del Mar Rosso ormai diventato leggenda vivente, dell'uomo che i seguaci di Maometto chiamavano Abd-el-Hay, lo Schiavo del Vivente, uno dei 99 nomi di Allah. Era, semplicemente, la pura verità.

Da ragazzino, a scuola, fu vittima dei bulletti, e a casa subì la dominante personalità del padre George Daniel, perfetto esemplare di «avventuriero passivo». I primi passi nel mondo del lavoro furono ora grotteschi tentativi, ora clamorosi autogol. E quanto alle donne... certo, a 16 anni aveva già compiuto l'apprendistato erotico, ma razzolando molto in basso, sui gradini della scala sociale e dei sentimenti, fino alla scelta di una compagna, Lucie, una pescivendola, che gli darà il suo primo figlio... Intorno ai trent'anni, Henry è forse anche meno di un fallito: è un non pervenuto in una Francia che sente non sua e alla quale si nega. Ma da qui inizia la sua seconda (la sua vera ) vita. Per caso. Superata una lunga malattia, è quasi letteralmente in mezzo a una strada quando...

E qui la parola dovrebbe passare a Stenio Solinas, giornalista e scrittore, autore de

Il corsaro nero. Henry de Monfreid, l'ultimo avventuriero (Neri Pozza)

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Henry de Monfreid (1879-1974) è stato l'ultimo, e il più straordinario, scrittore-avventuriero del Novecento. Trafficante d'armi, di perle e di stupefacenti, fumatore d'oppio, pirata in rivolta contro l'arroganza coloniale francese, fece del Mar Rosso il suo terreno d'azione e di elezione. Convertitosi all'Islam adottò gli usi e i costumi dei somali e negli anni Ttrenta recitò un ruolo di primo piano nella conquista italiana dell'Etiopia.

  

Avvalendosi di documenti d'archivio inediti e ripercorrendone le orme su e giù per il Corno d'Africa, Stenio Solinas traccia in questo libro il ritratto di una figura d'eccezione, un "anti-Rimbaud" che imparò a scrivere vivendo.

Lo si può incontrare immortalato nell' avventura di Tintin:  "Les cigares du pharaon"

  

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Anche sposare Armgart Freudenfeld, una tedesca con nome da valchiria, e nel '15, poi, fu un rischio. Che tuttavia omaggiò de Monfreid di una vincita forse insperata. Il ventennio che trascorsero insieme stando poco insieme, lei una Penelope che tesse la sua tela di attese e di timori, di rivendicazioni e di buoni consigli mai accolti, lui un Ulisse sempre sensibile al canto delle sirene di nuove sfide, diedero a Henry la solida base affettiva di cui aveva bisogno, dopo e prima la collezione di faccette nere... «Lei - scrive Solinas - si è innamorata proprio dell'Henry murato vivo dentro quella corazza che gli serve da difesa nei confronti del mondo». E ancora: «Sognatrice, anima d'artista e insieme donna pratica, Armgart impara l'arabo e il somalo, ha una buona mira, è un'ottima infermiera. Quando le attività di Henry si espanderanno, la centrale elettrica, la fabbrica di pasta, sarà lei stessa a farsene carico: tiene la contabilità, gestisce il personale, si occupa della clientela».

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Morendo nel '38, la valchiria Armgart lascia il suo Sigfrido da solo a fronteggiare l'ultima partita sul campo, per la seconda volta il mondo è di nuovo in fiamme. Fu deportato dagli inglesi, liberato, visse di caccia e di pesca sulle pendici del monte Kenya.

Tornerà in Francia solo nel 1947, stabilindesi a Ingrandes. Lui ama andarsene in giro con un corvo sulla spalla destra. Per hobbies alleva manguste e si esibisce come chansonnier al Vieux Colombier.

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I suoi libri vengono sempre pubblicati per quella Grasset cui collabora anche Hugo Pratt, che disegnerà le copertine dei romanzi di De Monfreid, e ne farà uno dei personaggi nella serie a fumetti Gli Scorpioni del deserto. È plausibile inoltre che la vita e le vicende esotiche di De Monfreid abbiano non poco determinato quelle che saranno le caratteristiche di Corto Maltese.

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Fu amico di Kessel, Cocteau, Montherlant, Teilhard de Chardin, rischio di essere eletto alla Académie Française e di fare naufragio, a quasi ottant'anni, al largo del Madagascar, scrisse più di settanta libri.

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La casa editrice specializzata in opere legate al mare, la Magenes, ha pubblicato i suoi  I segreti del Mar Rosso , La crociera dell'hascish e Avventure di Mare.

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