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Creato il 17 giugno 2010 da Faith

Quando una parola mi colpisce, mi ronza nella mente, cerco insistentemente di spolparne tutti i significati e le interpretazioni possibili. Soprattutto ne cerco l'etimologia, le origini di una parola ti dicono molto e aprono inaspettati orizzonti.

Ma della parola che mi gira in testa da un po' di giorni, l'etimo non l'ho trovata. Sono molto triste.

La parola che cercavo è "scalfire". Scalfire energicamente, dicono. Come le istruzioni dei detergenti, agitare prima dell'uso. Scalfire energicamente.

Dovevo averlo intuito, che bisognava scalfire energicamente, e tutte le cicatrici che porto sono scalfiture energiche.

Sono in un periodo in cui odio fortemente mio padre. Il che forse può spiegarmi come mai da piccola possa averlo odiato tanto da non rivolgergli la parola. Ora le ragioni mi sembrano più chiare, naturalmente, di quanto non lo fossero allora. Lui non solo non esprime nessun tipo di emozione, ma tratta con disprezzo qualsiasi altra emozione gli giri intorno. Soprattutto uccide la speranza, scaglia sassi contro i sogni, dipinde un mondo a toni di grigio. Ed è così in contrato con un uomo dedito all'arte e alla creatività, che ad un certo punto uno è disposto a credergli, che il mondo sia fatto solo di toni di grigio.

Vincere, si era poi detto tempo fa. Vincere, scalfire e lasciare cicatrici come un tentativo stremato di vincere. L'odio, perchè mentre io faccio strenui tentativi di mettere colori alla rinfusa, intorno è solo squalifica da una parte, disconferma dall'altra, e colori che nessuno vede, tantomeno io. Come si può sopravvivere a un mondo così? Come si può affrontare la paura, quando magari, una luce dovesse arrivarti dritta in faccia facendoti perdere l'orientamento?

Eppure sono una persona piena di forza d'animo, nonostante tutto. Nonostante il mio fisico non mi regga più, i dolori alla testa sempre più frequenti, la massima a 105, le restanti energie costantemente sotto i tacchi, in modo degenerativo. E pure quando tutto manca, quando veramente tutto manca, corro giù, con non curanza, fingo di dovermi occupare solo del pranzo, fisso con non curanza il frigo, penso svogliatamente - Qual era? Qual era? Quella senza caffeina o quella senza zuccheri? - 

Scelgo. Un gesto solo, fintamente disinteressato e non curante. Per andare via, solo che a volte ti vengono a prendere. E' questo che lui non sa, che a volte ti vengono a prendere, nonostante tutto.


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