Magazine Diario personale

Ho bisogno di un uomo

Da Melusina @melusina_light

Ho bisogno di un uomo

Nathalie Baye e quel bel figliolo di Sergi Lopez in Une Liaison pornographique, di Frédéric Fonteyne (1999)

Mi va bene di qualunque razza, colore, fede politica o religiosa, censo, istruzione e gusti musicali. Non ho pregiudizi: accetto perfino i tipi biondi, belli, palestrati e ricchissimi, nel caso improbabile che uno di costoro accetti la mia proposta (ne dubito, perché la categoria, in genere, è troppo occupata nell’autocontemplazione narcisistica, tuttavia non escludo niente perché sono di idee molto aperte). Non è indispensabile che sia colto, tanto ci sarà poco da parlare; un minimo sindacale di intelligenza, o almeno di semplice buon senso, sarebbe già più che sufficiente.
Tuttavia un paio di piccoli, ma essenziali, requisiti li pretendo.
Pretendo che abbia un minimo di esperienza, perché non vorrei dover essere io quella che insegna a un diciottenne quello che una donna si aspetta in certe circostanze, non so se mi spiego. In quest’ottica, sono molto più portata a fidarmi di suo nonno settantenne, che almeno la sua carovana l’ha fatta.
Pretendo che sappia usare le mani con sapienza, ossia con tocco forte ma all’occorrenza delicato, e senza incertezze.
Pretendo che sappia inventare con fantasia là dove i gesti convenzionali risultino troppo scontati e inconcludenti.
Pretendo pazienza e costanza, e devozione anche, e persino – se non è chiedere troppo – partecipazione emotiva almeno nel momento finale, quello della soddisfazione al suo culmine.
Pretendo che non sbuffi/bestemmi/recrimini negli inevitabili passaggi frustranti, quando sembra che le cose non vogliano andare per il loro verso e richiedano un surplus di impegno, convinzione e sudore.
Pretendo, in ogni caso, rispetto, perché io sarò anche una donna – né bella né ricca, per di più – che si umilia a chiedere a un uomo, ma resto pur sempre una persona con i suoi ideali, le sue passioni e un sogno da realizzare.

Perché io ci ho provato da sola, ma svuotare, smontare, abbassare, rimontare e tornare a riempire 84 ripiani da 1 metro di libri mi sembra un tantino al di là delle mie possibilità fisiche. 

ps: ripensandoci, mi andrebbe bene anche una donna, perché no? Una donna che non tema di spezzarsi un’unghia e soprattutto che sappia distinguere un dado da un bullone. Non sarò mica la sola, vero?


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