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“Ho un sassolino nella scarpa, ahi, che mi fa tanto tanto male, ahi”

Creato il 24 ottobre 2012 da Federbernardini53 @FedeBernardini

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Com’è noto, Tiscali possiede una testata giornalistica online “Socialnews” che ospita le rubriche di alcune firme prestigiose, cui i lettori possono rispondere coi loro commenti.

Tra questi Giampiero Mughini, che in un articolo dedicato alle celebrazioni del 25 aprile, concludeva con un appello alla riconciliazione nazionale, dando ad intendere, a mio modo di vedere, che un gappista comunista come Rosario Bentivegna, l’attentatore di via Rasella, e Carlo Mazzantini, ex volontario della Repubblica Sociale, avrebbero potuto in quel giorno marciare idealmente insieme.

Un’affermazione che mi ha spinto a rispondergli per confutare il suo assunto. La mia risposta è stata pubblicata ma, poche ore dopo, Tiscali l’ha fatta rimuovere, insieme a tutte le risposte che, a mia volta, avevo ricevuto.

Una decisione di estrema gravità, visto il tono equilibrato e rispettoso del mio intervento, che pone seri interrogativi sull’arbitraria applicazione della censura sulle testate giornalistiche online.

Vi propongo il testo integrale del mio commento, affinché possiate giudicare.

“I gappisti di via Rasella si resero protagonisti di un atto di guerra, in una delle forme proprie dei movimenti di liberazione: l’attentato, il sabotaggio, la guerriglia. Da un punto di vista militare, un’azione di nessun valore né tattico né strategico. Un semplice atto dimostrativo, simbolico, teso ad affermare una resistenza popolare a fianco degli eserciti alleati. Un atto che, come sapevano benissimo, avrebbe dato luogo a una reazione, per evitare la quale essi, in quanto combattenti e non martiri, non si consegnarono, pronti anzi a sfruttare in funzione anti tedesca, l’indignazione popolare. Si assunsero, insomma, la responsabilità morale e politica di un gesto che essi consideravano un atto di guerra.

E all’atto di guerra i Tedeschi risposero con un atto di guerra, in una forma propria degli eserciti regolari, e cioè il “Diritto di rappresaglia”. Un diritto largamente esercitato, per altro, sia dalle stesse formazioni partigiane sia dagli eserciti alleati che, inoltre, si resero responsabili di veri e propri atti di terrorismo, come il bombardamento di Dresda.

La rappresaglia tedesca fu un banalissimo atto di guerra, ma la differenza sta nel fatto che i Tedeschi erano dalla parte del torto e gli altri dalla parte della ragione. Poi i vincitori venerano i loro eroi e i loro martiri e, a torto,  danno ai vinti il nome di “Male Assoluto”, mentre il male assoluto è Satana.

Mughini mi trova concorde nell’affermare che non vi sia più una consapevolezza storica e morale largamente diffusa  di quei fatti e mi permetto di fargli notare che conclude con una nota con la quale il lettore potrebbe essere portato a credere che egli auspichi una celebrazione del 25 aprile che accomuni ex partigiani ed ex combattenti della Repubblica Sociale, in una sorta di riconciliazione nazionale.

Che ognuno commemori i suoi morti, anche i ragazzi di Salò, ma senza confusione e soprattutto senza perpetuare quell’odio che impedisce una vera e definitiva riconciliazione nazionale”.

Federico Bernardini

Illustrazione: Carla Capponi, una dei Gappisti di via Rasella, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Carla_Capponi.jpg

 



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