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Homeland - Stagione 2

Creato il 16 gennaio 2013 da Misterjamesford
Homeland - Stagione 2Produzione: ShowtimeOrigine: USAAnno: 2012Episodi: 12
La trama (con parole mie):  Nicholas Brody, ex marine, ha deciso di non portare a termine l'attentato che gli era stato ordinato dal mentore acquisito Abu Nazir, convincendolo della possibilità di sfruttarlo nella sua nuova veste di Deputato.Nel frattempo l'ex agente della CIA Carrie Mathison, unica ad avere, di fatto, smascherato Brody, è considerata una pazza in preda ad un crollo psicotico e confinata in un riposo casalingo precauzionale.Grazie ad una vecchia informatrice a Beirut, però, le regole del gioco stanno per cambiare: questa volta sarà Brody, braccato e messo all'angolo, a doversi confrontare con il ruolo del perdente, aprendo la strada per la CIA verso la sua guida e, di fatto, regalando una nuova possibilità alla sua storia sentimentale con Carrie.Cosa accadrà quando i piani di Nazir ed i conflitti interni della CIA collideranno? Quale futuro attende Brody e la sua famiglia, Carrie ed il suo futuro?Quale ruolo giocheranno in tutto questo Saul Berenson e David Estes, ufficiali responsabili di Carrie?Nubi minacciose si addensano sul futuro di tutti loro.
Homeland - Stagione 2
Se dovessi pensare ad una frase in grado di riassumere Homeland, penso opterei per “l’amore è un arma”: le vicende di Carrie Mathison e Nick Brody, nati come avversari, divenuti amanti, dunque entrati in conflitto, alle spalle una stagione tesissima, scritta e recitata alla grande, si ritrovano protagonisti di un'annata ancora più incisiva di quella d’esordio, ponendosi seriamente – ed una volta ancora – come favoriti nella corsa al titolo di migliori interpreti nell’ambito delle serie televisive.
Basterebbero episodi come quello legato al ritrovamento dell’agognata confessione di Brody in Medio Oriente da parte di Carrie, o il confronto tra i due protagonisti durante l’interrogatorio dello stesso Brody – un pezzo di bravura da pelle d’oca -, per non parlare dello splendido season finale per lanciare questo titolo nell’Olimpo del piccolo schermo proprio ora che ci si avvicina alla conclusione di Breaking bad, eppure Homeland è decisamente di più: una scrittura intelligente, razionale, sentita, che tocca tematiche importanti come la Famiglia, il senso di appartenenza, la vendetta, il sacrificio e, per l’appunto, l’amore.
L’amore che arriva e ti sconvolge la vita, esplodendo come la più dirompente delle bombe, scardinando tutte le misure di sicurezza che ci portiamo dentro fino a farci sanguinare: è così che Carrie scivola nell’apparente follia che pare costarle la carriera, è così che Brody mette in gioco la sua esistenza, la quotidianità, il legame con moglie e figli, le credenze.
L’amore che non sente confini, che non prevede razionalità o calcoli: quello per un figlio, per un ideale, per qualcuno che piomba nella nostra vita ed in un modo o nell’altro è destinato a rivoltarla come un guanto. L’amore che è la più pericolosa tra le professioni di Fede.
Brody e Carrie, ancora una volta, si trovano a fronteggiare l’uno e l’altra.
Alle loro spalle, condotti da una regia sempre asciutta e senza alcuna sbavatura, un cast di comprimari praticamente perfetto, dalla nemesi/mentore Abu Nazir – splendido il parallelo tra lui ed il Vicepresidente Walden, altro charachter pazzesco – all’enigmatico agente Quinn – ottimo nel suo ruolo di variabile all’interno del rapporto tra Brody e Carrie, spettacolare in quel “I’m a guy that kills bad guys” che l’ha proiettato direttamente tra i miei preferiti degli ultimi mesi –, per non parlare del Saul Berenson interpretato dal fordiano onorario Mandy Patinkin, che gli appassionati del piccolo schermo ricorderanno per il suo ruolo nelle prime due stagioni di Criminal minds ed i figli degli anni ottanta per l’indimenticabile Inigo Montoya “tu hai ucciso mi padre, preparati a morir” de La storia fantastica.
Quest’ultimo, quasi un padre – professionalmente ed umanamente – per Carrie, rappresenta un’eminenza grigia in positivo, l’unico in grado di raggiungere – Brody escluso, ovviamente – e toccare le corde più intime dell’instabile allieva: il faccia a faccia che chiude la stagione e l’espressione sollevata di Saul appaiono quasi commoventi, e mostrano il lato più sentimentale di una proposta in grado di spaziare dallo spionaggio all’azione, dal thriller al dramma, dalla guerra all’amore senza che nessuno pesi in particolar modo sulle spalle dello spettatore o degli altri elementi dell’equazione.
Scoprendo i risvolti di ogni episodio, un pezzo di questo grande puzzle alla volta si ha la percezione che l’arrembante bushismo di 24 – emblema della politica USA di un paio di amministrazioni presidenziali or sono – sia stato sostituito da un nuovo approccio alla materia che predilige l’azione del cervello a quella dei proiettili, il cuore ai muscoli: gli States sono cambiati, ed anche il mondo, la Guerra al terrore ha assunto risvolti nuovi e per certi versi più terribili, eppure le passioni che muovono gli esseri umani – al loro meglio e al loro peggio – restano le stesse, e come è sempre stato si ritrovano legate agli ancestrali sentimenti che hanno mosso per millenni le mani che hanno imbracciato armi e versato sangue. 
E quello più potente, tra di essi, resta appunto l’amore.
Quello di Abu Nazir per il figlio ucciso dall’attacco dei droni inviati a seguito di una decisione di Walden.
Quello di Saul per Carrie. Di Carrie per il suo Paese. E soprattutto per Brody.
Brody che è pronto a giocarsi il tutto per tutto per ricominciare ed essere un uomo nuovo, e libero.
Per essere uno dei “guys” non “bad” che quel tizio enigmatico e glaciale finisce, prima o poi, per visitare a casa. 
E non si tratterebbe certo di cortesia.
MrFord
"I hurt myself today,
to see if I still feel.
I focus on the pain,
the only thing that's real.
The needle tears a hole,
the old familiar sting.
Try to kill it all away,
but I remember everything.
What have I become?
My sweetest friend.
Everyone I know,
goes away in the end.
And you could have it all,
my empire of dirt."Johnny Cash - "Hurt" -

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