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Homo Radix ad equoecoevegan: l’intervista a Tiziano Fratus

Creato il 14 settembre 2013 da Kia

Homo Radix ad equoecoevegan: l’intervista a Tiziano FratusDi Tiziano Fratus non si può certo dire che é un uomo noioso né tantomeno scontato, dal suo blog lo si percepisce, lui un moderno naturalista “autodidatta in bilico tra scrittura, botanica, viaggi” é molto molto di più d quello che potremmo aspettarci.
Ho avuto il piacere di intervistarlo qualche giorno fa e lui ha aperto le porte del suo mondo senza riserve né timori.
Il suo ultimo lavoro “Manuale del perfetto cercatore d’alberi” ha incantato critica e pubblico e solo per citare la sua ultima apparizione, al festival della letteratura di Mantova tenutosi pochi giorni fa, tutti lo aspettavano con impazienza.
Gustatevi l’intervista e poi gustatevi il suo “Manuale del perfetto cercatore d’alberi” pubblicato da Kowalski.

Homo Radix ad equoecoevegan: l’intervista a Tiziano Fratus

come é nata l’dea del “cercatore d’alberi”?
E’ nata alcuni anni fa durante viaggi negli Stati Uniti e nel sud est asiatico. Emerse il concetto di “Homo Radix”, che è alla base del mio percorso: un uomo che trova una connessione spirituale coi grandi alberi del pianeta. Da qui è nato il concetto di “alberografia”, ovvero mappare i territori a seconda degli alberi secolari e monumentali presenti, ed estensione di questo secondo concetto è la mia interpretazione di un vecchio mestiere, “il cercatore di alberi”.

Qual’é il tuo percorso personale?
Autodidatta. Un miscuglio di scritture e curiosità botanica, viaggi e ricerche, fotografia e poesia. E non pochi tentativi falliti…

cosa ti ha avvicinato (o perché no reso sensibile) alla natura?
Sono sempre stato attratto, fin da bambino. Da bambino passavo più tempo con insetti, pesci, anfibi e animali che con i miei coetanei. L’adolescena spazzò via questa mia propensione ma da adulto ci sono ritornato. Abito in provincia, dove coltivo un orto e un giardino, ai piedi delle Alpi Cozie, ma ho vissuto in città (Milano, Torino, Venezia) anche se oggi non ci vivrei più.

come descriveresti il tuo ultimo libro?
Non saprei cosa dire. Io non vedo il mio lavoro in questo modo, a libri. Tutto ciò che faccio fa parte di un libro più grande che alla fine della mia vita, della mia esperienza, vorrei che fosse raccolto in un unico Homo Radix. Un po’ voluminoso ma insomma… Nel 2013 ho pubblicato tre libri di alberografie e filosofia, Manuale del perfetto cercatore di alberi per Kowalski, Il sussurro degli alberi per Ediciclo, Vecchi e grandi alberi di Torino per Fusta, e un libro per bambini, Ci vuole un albero per Araba Fenice. Ho firmato una app per smartphones, “iTrees”, e scritto un reportage per il quotidiano con cui collaboro, La Stampa, dal titolo Tra i grandi alberi del Nordamerica, dopo un lungo viaggio in California alla scoperta degli alberi più grandi, più alti e più annosi del pianeta. In cantiere ho già due altri libri, un Manifesto, una fiaba per bambini e il primo romanzo. Sono opere distinte per varie ragioni, innanzitutto pratiche, ma per me fanno parte dello stesso ciclo, della stessa opera più grande.

e se invece dovessi descrivere te stesso?
Oddio, un casino di uomo, molte contraddizioni.

Perché il tuo libro ha come titolo “manuale del perfetto cercatore d’alberi”?
E’ stata una scelta dell’editore, Feltrinelli. Personalmente sarei più propenso a valutare titoli poetici, ma l’editore voleva un libro per tutti che si rivolgesse ad un lettore di qualsiasi età e formazione. E così è uscito il titolo finale. Che invero piace, a dimostrazione che il mio gusto spesso è più affine a libri fuori catalogo.

come credi abbia influito la città e la tua famiglia sul tuo libro e la tua passione?
Fondamentali. La città perché l’ho studiata, uno dei miei percorsi è dedicato agli alberi in città, ho lavorato su Torino, Aosta, Genova, Milano, Bologna, Roma, Palermo, Cagliari e ultimamente su Mantova, per disegnare un itinerario botanico commissionato dal Festivaletteratura. Non ci vivrei più ma le alberografie che vi conduco sono sempre una scommessa. La famiglia beh, per me si tratta più d’una mancanza di famiglia, ecco perché poi è sbocciato il concetto di Homo Radix che alfine è il tentativo di creare una famiglia allargata. .
cos’é la cosa che per te é di più grande ispirazione quando prepari un nuovo viaggio?
Non credo ci sia un dettaglio o una motivazione principale. Si tratta sempre di un misto di curiosità ed emotività. Anche perché le condizioni vanno sempre costruite, pezzo per pezzo, preparare un lungo e lontano viaggio è molto impegnativo, per me. Ci sono infiniti contatti da prendere, enti, istituzioni, operatori, e persone che ti possono ospitare, consigliare, sollecitare. E poi vanno trovati i fondi per il viaggio, un altro lavoro ancora.

cosa consiglieresti ad un “apprendista cercatore d’alberi”?
Di essere curioso e di non avere pregiudizi. Camminando nel paesaggio s’impara sempre molto. E ci possono essere sorprese.

Vuoi lasciare un messaggio a chi ha letto o vuole leggere il tuo libro?
Essere curiosi ed imparare a conoscere il pezzo di paesaggio che avete intorno. Non è poco.

Non mi resta quindi che ringraziarlo e ringraziare chi come lui tutti i giorni fa quello che il proprio cuore e la propria passione suggerisce, sapendo che solo così si può sinceramente essere felici.


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