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H.R. Giger (1940-2014)

Creato il 13 maggio 2014 da Theobsidianmirror
H.R. Giger (1940-2014)Giger, la mia primitiva lingua prescientifica dispone di poche espressioni per comunicare i fatti orribili e terrificanti che tu mi riveli. Giger, tu tagli il mio tessuto cellulare in parti sottilissime, per mostrarle al mondo. Giger, preciso come la lama di un rasoio, tu sezioni parti del mio cervello e le trasferisci sulle tue tele. Giger, tu sei un estraneo appostato nel mio corpo, dove deponi le tue uova miracolose che predicono il futuro. Hai avvolto intorno a te fili di seta di larve per penetrare profondamente la parte del mio cervello in cui domina la saggezza. Giger, tu vedi, più di noi, addomesticati. Provieni da una specie superintelligente? Sei un visitatore infetto, che con gli occhi a petalo di papavero guarda dentro i nostri organi riproduttori? August Kekulé di Stradonitz, scopritore della tetravalenza del carbonio, sognò del serpente che si morde la coda, dando così inizio all'epoca d'oro della chimica. Einstein sognò di fluttuare in un ascensore, capì il principio della relatività e diede inizio così all'epoca d'oro della fisica. Ed ora Giger. Egli evidentemente ha attivato i circuiti del suo cervello che controllano la politica monocellulare del nostro corpo, delle nostre tecnologie botaniche, delle nostre macchine di aminoacidi. Giger è diventato ritrattista ufficiale dell'epoca d'oro della biologia. L'opera di Giger ci sconcerta per la sua enorme dimensione evoluzionistica e ci appare spettrale. Ci mostra fin troppo chiaramente da dove veniamo e dove andiamo. Si riallaccia ai nostri ricordi biologici. Paesaggi ginecologici. Cartoline intrauterine. Giger va ancora più indietro, penetra nel nucleo delle nostre cellule. Ti piacerebbe sapere che aspetto ha il tuo DNA? Vorresti vedere come il tuo RNA forma cellule e tessuti in massa e come clona spietatamente la struttura della nostra carne? Come Hieronymus Bosch, come Peter Breughel, Giger ci mostra spietatamente la formazione e la decomposizione delle nostre realtà. In queste opere ci vediamo come embrioni striscianti, come creature fetali, larvali, protette dall'involucro dei nostri ego, in attesa del momento della metamorfosi e della rinascita. Vediamo le nostre città, le nostre civilità come arnie, formicai popolati da creature striscianti. Vediamo noi stessi. Timothy Leary, Hollywood, Giugno 1981 - dalla prefazione di "HR GIGER ARh+" (Taschen)

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