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I 60 gatti "liberati" da "Le Iene": quella dei volontari non è sterile polemica

Da Eloisa @EloisaMassola
Sono sempre più numerosi i commenti lasciati sulla pagina ufficiale di Nadia Toffa e su quella de Le Iene da volontari agguerriti, che non demordono e vogliono conoscere il nome dell'associazione locale che si occuperà dei 60 gatti (54, per la precisione) "liberati" dall'inviata della tramissione di Italia Uno.
Commenti che, a quanto pare, innervosiscono molto i sostenitori della Toffa, che accusano gattari e animalisti di aver fatto "molto rumore per nulla", portando avanti a oltranza una sterile polemica.
Risulta lampante, per chiunque si occupi di colonie feline, che le obiezioni sollevate dagli accaniti fans della Toffa rivelano una totale ignoranza riguardo alla gestione dei gruppi di gatti liberi.
In questo articolo si cercherà di fare un po' di chiarezza...

OBIEZIONE N° 1: state facendo sollevando solo un'inutile polemica, Nadia Toffa vi ha detto che i gatti saranno sterilizzati da una "nota associazione animalista".

RISPOSTA
: peccato che i gatti avrebbero dovuto essere sterilizzati prima di essere liberati. Catturare 54 gatti lasciati liberi di scorrazzare in un'area aperta (e probabilmente spaventati) è un'impresa tutt'altro che semplice. Occorre infatti sistemare quotidianamente le gabbie-trappola e sperare che gli animali vi entrino. Inoltre, può succedere di catturare soggetti già sterilizzati - e a questo punto bisogna rifare tutto da capo! - oppure può accadere che i gatti capiscano l'inganno e quindi si tengano a debita distanza dalle gabbie. E' un lavoro immane... oltre che inutile: i gatti erano già tutti riuniti in un unico appartamento... Non sarebbe stato più semplice sterilizzarli mentre si trovavano ancora nella loro casa? O forse dobbiamo pensare che in questo modo i tempi si sarebbero allungati e non sarebbe più possibile realizzare lo scoop prima della fine della stagione?
OBIEZIONE N° 2: Le Iene hanno agito per il bene di tutti...
RISPOSTA
: non toccava a loro agire. I 60 gatti hanno dovuto essere trasferiti per tutelare sia la salute degli abitanti del condominio in cui si trovava la colonia sia il benessere degli animali stessi. A questo punto, avrebbe dovuto intervenire l'autorità competente, in accordo con la ASL e con qualche associazione locale. La prassi, in questi casi, è la preventiva sterilizzazione degli animali e il loro affidamento a gattili e strutture idonee, i quali si sarebbero poi occupati di stallare e fare adottare i mici. Lo stesso Edoardo Stoppa, che da molto tempo si occupa di casi di maltrattamento, non agisce mai in prima persona, ma - dopo aver segnalato il caso - lascia che siano poi le forze dell'ordine a intervenire.

P. Pisini - Gattara romana negli anni '70


OBIEZIONE N° 3
: non importa che Le Iene non si siano subito preoccupate di sapere se i 60 gatti fossero o meno sterilizzati.

RISPOSTA: questa "omissione" ha invece un'importanza fondamentale! Alcuni volontari che operano da anni nel settore della prevenzione del randagismo e della tutela degli animali lo sanno bene: «Basta prendere una calcolatrice e fare un rapido conto» scrive su Facebook Aldo, che da anni si occupa di gatti randagi. «Una femmina non sterilizzata partorisce circa 5 volte in un anno, dando alla luce 5/7 gattini per volta e a un anno di tempo ci saranno almeno altri 25 gattini. Moltiplicateli per la metá (a essere ottimisti!) dei gatti liberati (considerando che siano metá femmine e metá maschi [1]) e in un anno ci saranno 750 randagi in più sulle nostre strade...».
Si tratta di numeri davvero preoccupanti!

OBIEZIONE N° 4: perché vi ostinate a voler conoscere il nome dell'associazione che ha preso in carico i 60 gatti?

RISPOSTA: perché, in qualità di volontari che operano nel settore, sappiamo bene quanto alti siano i costi di cura e mantenimento di una colonia felina così numerosa e vorremmo poter dare una mano, attraverso raccolte di cibo online, condivisione degli appelli di adozione, servizi di stallo e di staffetta ecc. Oltre al nostro amore per i gatti, crediamo che questa sia una anche una forma di solidarietà umana. Che ci credano o no i nostri detrattori, il volontariato animalista è un mestiere duro e dispendioso.
AGGIORNAMENTI: allo stato attuale delle cose, faccio presente che nessuno degli enti e delle associazioni interpellati da me e da molti amici si è ancora degnato di darci una risposta: né il Comune né le numerose associazioni animaliste nazionali a cui abbiamo scritto. Niente di niente: neppure due righe per dire che il "caso" non è di loro interesse...
[1] Una previsione, come si è detto, ottimistica, giacché, nei gruppi di gatti liberi, le femmine sono in percentuale più numerose dei maschi - per quella che è la nostra esperienza.

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