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I Caffè francesi e la vivacità culturale del Settecento

Creato il 12 dicembre 2010 da Caffeespressoitaliano

caffè procope storie al caffe storia del caffè Caffetterie  Il caffè è arrivato in Europa seguendo le stesse rotte delle navi che hanno portato nel Vecchio Continente tanti altri beni e cibi sconosciuti, ma l’aroma dei chicchi arrostiti venuti dall’Oriente conquistò i buongustai europei in modo unico e come il caffè nessun altro prodotto è divenuto fenomeno di costume e simbolo della socialità civile.

La prima grande spedizione di caffè si ebbe a Venezia nel 1624, seguita da molte altre città portuali come Londra, Amsterdam o Marsiglia che ben presto divennero tra i più importanti centri di questo commercio. Il primo autentico Caffè fu fondato a Marsiglia nel 1659 e da lì la moda si diffuse in tutta la Francia, arrivando fino a Parigi.

La loro importanza come luogo di vita culturale e politica crebbe enormemente e la visita quotidiana al caffè preferito divenne un must, ma in questi locali pubblici, accanto ai pettegolezzi quotidiani, trovarono origine anche molte idee politiche e rivoluzionarie. Sì, perché il caffè, bevanda eccitante per eccellenza, veniva associato alle idee progressiste (tale era anche la concezione dei fondatori milanesi della primo periodico italiano “Il Caffè”, fondato da un illustre gruppo di illuministi lombardi, come i fratelli Pietro e Alessandro Verri e Cesare Beccaria).

Nei Caffè francesi, considerati una seconda casa da molti cittadini, si è quindi scritta una grande parte della storia moderna Europea. In Francia i Caffè soppiantarono improvvisamente i mezzi di comunicazione pubblici e le idee di un uomo venivano giudicate in base al Caffè che frequentava. Non di rado uno degli ospiti saliva su un tavolo e riferiva al vasto pubblico il contenuto dei più importanti articoli delle ultime edizioni dei giornali: si racconta che il rivoluzionario Camille Desmoulins leggesse regolarmente nei Caffè del Palais Royal estratti dal suo settimanale “Revolution de Paris”. Per questo motivo il caffè è considerato la culla del giornalismo stampato.

In particolare intorno al 1789 – l’anno della Rivoluzione francese – le visite ai caffè conobbero una nuova inaspettata fioritura e non è certo un segreto che vi si dessero convegno gli intellettuali per chiedere nelle assemblee popolari il rovesciamento del Re.
Al “Café de Foy”, Camille Desmoulins incitò il popolo a prendere le armi il 12 luglio 1789, due giorni prima dell’assalto alla Bastiglia, mentre al “Café Caveau” si riunirono i giacobini per preparare l’insurrezione di Maggio, dopo l’esecuzione di Luigi XVI. Il Café Procope, fondato nel 1689 da Francesco Procopio Dei Coltelli, divenne famoso soprattutto per l’arredamento solenne e sontuoso e fu forse questo il motivo che lo rese il preferito di molti scrittori.

Più tardi, all’inizio del diciannovesimo secolo, furono il “Café Brébant” e il “Café Tortoni” i locali eletti da grandi personalità tra cui Alexandre Dumas, Victor Hugo o Sophie Gay, mentre gli artisti, in particolare pittori come Degas, van Gogh, Gauguin, Cézanne o Manet, preferivano sostare al “Café de la Nouvelle Athènes”. Amato da grandi celebrità fu anche il “Café Voltaire”, dove erano soliti sorseggiare le loro bevande calde Mauras o Rodin.

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I caffè volevano distinguersi dalle chiassose locande e osterie ereditate dal Medioevo, frequentate dalle classi popolari: si desiderava realizzare un ambiente sobrio, tranquillo dove poter conversare e studiare con serenità. Non solo luoghi in cui era possibile assaggiare i prodotti provenienti dai possedimenti coloniali dei Paesi europei (come il caffè, appunto, ma anche il tè o la cioccolata), ma soprattutto uno dei simboli più forti della vivacità culturale del Settecento.


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