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I "Cattivi" del Ciclismo ... !!!

Creato il 15 gennaio 2015 da Italianjet

Cari Amici, questa di oggi è una classifica decisamente anomala, però come non citare i "Grandi Cattivi" del Ciclismo.
In molti casi si tratta di "cattiveria agonistica" che è andato oltre una certa soglia, difficile fare o dare una classifica reale, ma credo di non andare lontano dalla realtà citando questi veri "Cattivoni" delle due ruote.
1) Djamolidine Abdoujaparov detto anche IL TERRORE di Tashkent, grandissimo velocista degli anni 90, famoso per le sue volate molto aggressive e sempre al limite.
Famosissimi i suoi duelli alla Gand con Cipollini con  varie squalifiche. Vittima a sua volta di una clamorosa caduta al Tour de France dove in pieno sprint si schiantò in volata contro un bidone pubblicitario !!!
Lo stile non proprio perfetto gli provocò alcune antipatie in gruppo, poiché in volata si rendeva spesso protagonista di scorrettezze; in qualche caso fu al centro di episodi grotteschi, come la caduta all'ultima tappa del Tour de France 1991 sugli Champs-Élysées a Parigi, dove non si accorse di essere troppo vicino ad una transenna e, urtando un bidone pubblicitario della Coca Cola, finì sull'asfalto dopo un capitombolo.
Si ruppe la clavicola e, pur avendo vinto la maglia verde, non poté salire sul podio finale; venne anzi ricoverato in ospedale.
2) Giovanni Gerbi detto il "diavolo rosso" La leggenda narra che il soprannome gli venne affibbiato quando, durante una fuga, capitò nel bel mezzo di una processione. Il parroco, vedendo questo "diau" ("diavolo", in piemontese), vestito con la sua tradizionale maglia da corsa rossa, lo investì con questo epiteto "chial'è chel diau!!!" (Chi è quel diavolo!!!). Da quel giorno venne chiamato il Diavolo Rosso.
Nel giro del 1920 si fece trainare da un "sidecar" e fu quindi squalificato dalla gara. Il direttore della Gazzetta dello Sport ci mise del tempo a convincere i tifosi inferociti per questa decisione.
3) Mark Cavendish soprannominato CANNONBALL anche qui parliamo di un Velocista, grande Campione sempre al limite, varie gli episodi di cadute sia da protagonista che da vittima .
È potente e veloce, ma anche scaltro e coraggioso. Quando apre il gas fa subito la differenza e riesce a mantenere un ritmo costantemente alto fino al traguardo. Sa guidare la bici come pochi altri, può contare su una squadra che lavora in toto per lui e che lo sa lanciare in maniera impeccabile e domina il confronto sotto tutti i punti di vista. Esprime il meglio del suo repertorio quando scatta negli ultimi 50 metri, ma sta dimostrando di saper vincere anche partendo da lontano o su arrivi in leggera salita.
4) Bernard Hinault grandissimo Campione con grande grinta e carattere, protagonista di una rissa con delle persone che volevano bloccare la corsa ciclistica durante una Parigi Nizza
Nel 1980 fu protagonista di un'epica vittoria alla Liegi-Bastogne-Liegi: nell'occasione, in una gelida domenica di aprile caratterizzata da una bufera di neve, giunse primo solitario al traguardo con 9'24" sul secondo, l'olandese Hennie Kuiper.
Si disse molto, anche di una positività all'antidoping celata con la fuga, e alcuni parlarono già della fine di una parabola; in tutta risposta Hinault arrivò agguerritissimo a Sallanches, sulle Alpi della Savoia, per il campionato mondiale su strada 1980 che vinse.
5) Lance Armstrong famoso l'eppisodio con Simeoni che nel 2004, durante la terzultima tappa del Tour de France, provò a portarsi in fuga insieme ad altri sei corridori: Armstrong replicò marcandolo, impedendo ai fuggitivi di andarsene e costringendo di fatto Simeoni a rialzarsi e a rientrare in gruppo.La Federazione Ciclistica Italiana, tramite il proprio presidente Gian Carlo Ceruti, bollò l'atteggiamento di Armstrong come «del tutto antisportivo».
Epica anche la sfida con Marco Pantani. Certo della sua invulnerabilità, già padrone del Tour, con 7 minuti su Jan Ullrich e oltre 9 di vantaggio sull'orgogliosa impotenza di Marco Pantani, eppure insaziabile "sciacallo" nello schernire Urbi et Orbi il Pirata con quel nomignolo che tanto lo infastidiva. Ma Lance Armstrong non aveva perdonato all'irriducibile romagnolo la scoppola subita sul Courchevel e il suo sfogo al traguardo, che tratteneva dall'umiliazione del giorno prima sull'Izoard, quando il texano lo aveva staccato con un'azione al limite dell'irrisione nel momento del suo massimo sforzo. "Mi era rimasto sullo stomaco che mi fosse scattato in faccia - dirà a caldo Pantani - tuttavia è il leader e bisogna rispettarlo".

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