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I centenari letterari in pillole… Accadde nel 1514

Creato il 06 luglio 2014 da Federbernardini53 @FedeBernardini

I centenari letterari in pillole… Accadde nel 1514

Di Ruggero Morghen   Dopo l’esperienza spagnola quale ambasciatore alla corte di Ferdinando il Cattolico, Francesco Guicciardini nel 1514 torna a Firenze, ed è dei priori. Dello stesso anno è la sua Relazione di Spagna, che assieme ad altre opere minori riflette il contenuto biografico della sua esperienza politica ed una concezione pessimistica della vicenda umana.

In Val d’Elsa nasce Bartolomeo Del Bene, che lascerà perloppiù componimenti d’occasione, d’intonazione cortigiana e laudativa e di soggetto e metro oraziani. Da segnalare la sua partecipazione all’Accademia degli Alterati ed a varie altre accademie. Nelle Epistolae familiares di Lucio Marineo (Vallisoleti, 1514) si trovano cinque lettere di Lucio Flaminio, umanista siciliano della seconda metà del 15° secolo che fu uno dei principali promotori dell’umanesimo in Spagna.

L’Ariosto è al servizio del cardinal Ippolito d’Este. Lo lascerà quando Ippolito si recherà con tutta la sua corte in Ungheria e gli dedicherà l’Orlando furioso. Francesco II Gonzaga, figlio di Federico, regge il marchesato di Mantova. Protettore di artisti e letterati, farà della corte di Mantova un vivace centro di cultura.

Pomponio Gaurico occupa a Napoli la cattedra di latino e greco, succedendo a Giovanni Musefilo. Invece Marcantonio Flaminio è invitato a Roma, presso papa Leone X, per presentargli una raccolta delle poesie paterne. Accolto affettuosamente dal pontefice, Marcantonio verrà ben presto introdotto negli ambienti umanistici della corte. Lo stesso Leone X, nel 1514, chiama a Roma l’ormai ottantenne Giovanni Giocondo da Verona, detto Fra Giocondo, per guidare Raffaello nella fabbrica di San Pietro.  In Vaticano abita, protetto dal papa, anche Lilio Gregorio Giraldi, detto Giglio. Il soggiorno romano sarà il più importante della sua vita e Giglio morirà proprio a Roma, nel 1552.

Un incendio nella biblioteca degli Sforza, a Pesaro, distrugge frattanto i sei volumi dei Commentarii di Ciriaco d’Ancona, figura di umanista archeologo ed erudito.

Questo ed altro accadde nel 1514, giusto cinquecento anni fa.

 



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