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I cinesi a Kathmandu

Creato il 26 ottobre 2015 da Cren

turisti cinesi a kathmandu

E’ da qualche anno che la presenza cinese è concreta in Nepal. Gruppi di turisti con guanti e mascherine, qualche neo-freakkettone s’aggirano per Thamel . Ciò ha portato, nella microeconomia, lo sviluppo di attività commerciali acquistate dai cinesi (hotels, ristoranti, negozi, mall, cargo) e lo spostamento della produzione artigianale verso questi nuovi compratori che stanno sostituendo gli occidentali in crisi. Statue di Buddha di Patan, maglioni e magliette, pashmine, tanka e mandala stanno avendo come sbocco l‘immenso mercato cinese. Finiti i tempi dei nepalesi che andavano a Kodari in moto a comprare cianfrusaglie cinesi, adesso il commercio anche dalla Cina è diventato professionale e sempre più controllato dai businessman con gli occhi a mandorla.

Il commercio con la Cina è aumentato di 17 volte negli ultimi dieci anni ed è diventato pari a quello con l‘India.

Il numero dei turisti cinesi (prima del terremoto) ha raggiunto quello degli indiani formando la metà del flusso annuo. E non solo nella captale ma anche nelle vie d trekking, a Lumbini, a Chitwan.

Nel 2014, Pechino è diventato il primo investitore straniero in Nepal superando l’India (USD 73 milioni contro 68). Si investe in strade (come quella che porta a Bakthapur), centrali idroelettriche, fabbriche di tessuti e noodles, trasporti.

“It’s part of a broader strategy to extend its sphere of influence.” China is already seeking a land route through ally Pakistan to the Arabian Sea as President Xi Jinping pledges $40 billion in investments along the Silk Road trading route”, mi dice l’amico ed economista Adhikari. Basta vedere l’enorme flusso di soldi verso la Cambogia, il Laos, la Birmania.

Quindi una situazione già in movimento prima dell’acquisto del petrolio (con grandi difficoltà logistiche per il trasporto)  per rompere il monopolio dell’India; scelta pienamente giustificata visto che l’India usa il blocco economico per esercitare una pressione politica e condizionare le scelte del paese. Quando il Nepal fece costruire la strada che porta a Kodari (anni ’70), quando acquista armi cinesi (anni ’80), quando chiede modifiche al trattato commerciale (’89) l’India blocca tutto, frontiere e gli scali di Calcutta. Contro ogni norma internazionale.

Quindi è giusto che il Nepal trovi alternative, che cerchi di sfruttare come secoli fa (quando si trafficava in sale, lana, burro, seta dal nord e riso, manufatti dal sud), i commerci e le opportunità di avere  due potenti e ricchi vicini. Tanto più che il consumo petrolifero sale del 10% annuo (auto, generatori)  e che la produzione di elettricità che potrebbe in parte sostituirlo ed essere merce di scambio è ferma (malgrado le immense riserve idriche non sfruttate).


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