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I consigli di un uomo.

Creato il 19 dicembre 2011 da Nina
Cosa accade se è Lui quello che cerca comprensione in un amico? Cosa succede se Lui riesce a vincere l'atavica reticenza che caratterizza il genere maschile? Se per una volta si lascia andare a parlar di sé, dei propri problemi? Perché io e Lui siamo diversi in questo, Lui non ricerca scambi e confronto, non si confida con nessuno, tiene dentro e poi, magari, ne parla con me, questo si. Ma dall'esterno non traspare nulla, a volte frega anche me. Non fosse che lo conosco, non fosse che non abbiamo segreti, abbiamo scelto di sviscerare, non lasciare sospesi. Ecco oggi affrontiamo di nuovo la spinosa questione dei CONSIGLI NON RICHIESTI, al MASCHILE però.
Se ci fosse qualche uomo all'ascolto, se mai capitasse qui per sbaglio, mi piacerebbe tanto poter leggere le vostre esperienze in merito. Sarà difficile lo so, perché solitamente non ne parlate, ma io la lancio là, non si sa mai.
Comunque è andata così: l'altro giorno gli telefona un amico, gli chiede come mai siamo un po' latitanti, ci si vede poco nelle occasioni di incontro collettivo. Perché non abbiamo intenzione di partecipare alla festa di Elle? E Lui si lascia andare, si apre e grosso modo,a  grandi linee, è così che è andata:
Lui prova a spiegargli che stiamo vivendo un momento particolare, che la nostra condizione di coppia ci impone anche, a volte, di proteggerci dall'esterno, di saper capire quando è il momento di prenderci cura di noi, di farci un po' da parte per ricostruire, per rigenerarci e ricaricarci. E' stato un periodo molto impegnativo, sotto diversi punti di vista, abbiamo bisogno di una pausa. Perché ci sono situazioni difficili da affrontare, più di altre, come questa festa in cui faremmo incontri che adesso è meglio non fare. Adesso, in questo preciso momento della nostra vita.Ci sono fragilità inaspettate che chiedono silenzio, pace, solitudini. Perché quel vuoto a volte pesa e allontana la coppia, crea preoccupazioni, pensieri, stanca, toglie allegria, spensieratezza e non è facile condividere lo stesso problema. Non sempre almeno. E allora bisogna anche sapersi ascoltare e avere il coraggio di dire NO. Questo non mi farebbe bene adesso, né a me, né tanto meno a lei che in questi giorni è più delicata del solito. Non ora. Perciò meglio aspettare, starcene qui a coccolarci, a fare altro che ci coinvolga mente e corpo, che ci aiuti a distrarci, a non pensarci, ad andare oltre, a star bene comunque. Invece di buttarci nella confusione, ad ammirare e festeggiare la gioia altrui, perché a volte non si ha la forza, la lucidità per riuscirci. A volte fa male e basta, va così e stiamo imparando ad accettare, ad assecondare, insieme. 
Ma alla fine del discorso quello che si sente rispondere, dall'amico, sono queste parole:
- Se posso darti un consiglio PENSA A TE, mi raccomando: non dimenticarti di TE! -
Io non so cosa c'entri una frase del genere e in che modo dovrebbe aiutarlo. So solo che Lui si è scontrato con uno dei grandi pregiudizi sociali: E' la donna che soffre, la donna che sta male. L'uomo la segue, tenta di tamponare le emorragie, soffre per lei, ma non soffre CON lei. Ecco questo è ingiusto, sbagliato e fuorviante. Lui non è riuscito a controbattere nulla, quasi si aspettasse una sentenza del genere, nessuno stupore, l'ennesima conferma, così mi ha detto, che solo chi ci passa può capire veramente cosa significhi.Si è reso conto che quel che era rimasto, alla fine della telefonata, era l'inutilità di quel gesto che tanto gli è costato: aprirsi per cosa? Per non essere comunque capiti. Scoprire che l'altro, un tuo amico, è rimasto in superficie, riuscendo a leggere solo questo: che sono io, la donna, a subire lo scotto dell'infertilità, io che necessito cure e attenzioni, mentre Lui con molta probabilità è quello, tra i due, che sacrifica la sua libertà per risponde alle mie richieste rischiando così di perdersi, di non ascoltare se stesso e i suoi bisogni. Che magari invece sono proprio quelli di restare a casa con me, la sera di una festa, perché non ha voglia di raggiungere gli altri e divertirsi. Perché non si sente in vena e non certo per senso di colpa o di responsabilità nei miei confronti: ma per SCELTA. No, opzione non contemplata.
E pensare che sarebbe stato sufficiente un:
- Stai facendo la cosa giusta, state vicini se è di questo che avete bisogno ora - 
Nessuno considera che l'uomo vive quel che viviamo noi, la stessa frustrazione, lo stesso sconforto, le stesse fasi alterne. L'amico non ha capito che il discorso si basava sul NOI, una scelta condivisa, un bisogno e un'esigenza comuni. Nessun sacrificio maschile in nome della propria donna. Un gioco di squadra, ecco così noi la vediamo. In certi momenti si è più forti insieme e c'è necessità di fare fronte comune. Perché è così difficile da comprendere?
La cosa che che fa più male poi è proprio questa: la mancanza di comprensione dall'esterno, la superficialità delle persone che tutto giudicano e credono di sapere. Senza mettersi in discussione, o nei tuoi panni, provando a  immaginare come si vive al posto nostro. Eppure non è così difficile da capire: 
Se vai pazzo per i dolci, ma non puoi mangiarli, il primo posto che eviterai sarà proprio la pasticceria. Non dico sempre, ma se sei più fragile magari si, perché farsi del male?
Che amarezza. Il senso di solitudine, dovuto alle incomprensioni, è la parte più difficile del gioco. Di nuovo: ovvio che poi scegli di nasconderti e non parlarne!
I CONSIGLI DI UN UOMO.

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