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I due volti di gennaio: Torbido noir per l’esordio alla regia dello sceneggiatore di “Drive”

Creato il 09 ottobre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

commento di Elisabetta Bartucca

Summary:

I due volti di gennaio: Torbido noir per l’esordio alla regia dello sceneggiatore di “Drive”

L’idea di farne un film lo ha solleticato per oltre quindici anni, sin da quando nel 1964, ancora studente universitario, lesse per la prima volta quel libro. Il romanzo in questione è ‘I due volti di gennaio’ di Patricia Highsmith, la stessa autrice de ‘Il talento di Mr. Ripley’, lui invece è Hossein Amini e dal prossimo 9 ottobre le sale italiane saluteranno il suo esordio alla regia.

Per chi non lo avesse ancora riconosciuto basti un titolo su tutti: “Drive” di Nicolas Winding Refn di cui Amini ha firmato la sceneggiatura.

I due volti di gennaio” è forse uno dei lavori più oscuri della Highsmith, e forse è proprio questo aspetto ad aver sollecitato la fantasia di Amini per quasi venti anni: “I personaggi mi sono veramente entrati dentro. Ogni volta che l’ho riletto, ho trovato qualcosa di nuovo e quando mi fermavo a lavorare su altri progetti, il libro continuava a tornare da me. Durante l’adattamento ho imparato ancora di più. – racconta il regista – Credevo di allontanarmi dalla storia, ma, in realtà, gran parte di essa era entrata in modo invisibile nel film“.

Chester-(Viggo-Mortensen)-Rydal-(Oscar-Isaac)-and-Colette-(Kirsten-Dunst)

Il mondo che prenderà forma sullo schermo è quello nascosto, remoto, borderline di tre esistenze che si incrociano in un torbido triangolo nella Grecia degli anni ’60: Chester (Viggo Mortensen), elegante e carismatico consulente d’affari americano, sua moglie Colette (Kirsten Dunst) seducente e inquieta alto borghese, e Rydal (Oscar Isaac), una guida turistica in fuga dai fantasmi del passato. Amini sapeva sin dall’inizio quanto sarebbe stato arduo adattare una delle opere probabilmente meno note della scrittrice statunitense; il libro fu pubblicato infatti nove anni dopo il suo più grande successo, ‘Il talento di Mr Ripley’, ma non fu accolto con lo stesso favore.

Una missione complicata fin da quando il regista cercò di opzionare i diritti del romanzo: fu solo grazie all’intervento di Tom Sternberg (già produttore de “Il talento di Mr. Ripley”) che si riuscì alla fine nell’impresa. In seguito il progetto sarebbe arrivato alla Mirage Enterprises, la casa di produzione di Anthony Minghella e Sydney Pollack (regista e produttore esecutivo dell’adattamento del romanzo precedente della Highsmith) per tornare, dopo la loro morte, nuovamente nelle mani di Sternberg e Amini, che solo nel 2010 giunse a una stesura quasi definitiva dello script.

Alla fine dello stesso anno Viggo Mortensen lesse la sceneggiatura e entrò nel cast, seguito da Oscar Isaac – Amini gli aveva fatto leggere il copione sul set di “Drive”, e da Kirsten Dunst, che aveva voluto incontrare il regista a tutti i costi subito dopo la Palma d’Oro come Miglior Attrice per “Melancholia”. La sfida più grande? Riuscire a far entrare il pubblico in empatia con personaggi tanto spregevoli, come solo la Highsmith riesce a fare: “Lei non si limita a mettere i lettori nei panni del cattivo, – commenta lo sceneggiatore di “Drive – ti fa sentire stranamente compassionevole e comprensivo nei loro confronti”.
Se Amini l’avrà superata lo sapremo solo il prossimo 9 ottobre.

di Elisabetta Bartucca per Oggialcinema.net

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