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I duecentomila licenziandi della Uil

Da Brunougolini
"Meraviglioso": è l'ottimistica canzone dei Negramaro che avvolge i delegati del quindicesimo congresso della Uil a Roma, subito dopo la relazione del segretario Luigi Angeletti. Un discorso stringato, che invoca "Il domani riformista", ammettendo così che l'oggi è davvero poco riformista, con duecentomila licenziandi alle porte. Eppure il primo ad abbracciare l’oratore, quando scende dal palco, è Maurizio Sacconi, ministro del welfare, che gli riserva entusiaste parole di elogio, precedendo Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. Mentre Epifani, parlando più tardi, lancia un ennesimo appello ad un’iniziativa unitaria.
Quel che rende felice Sacconi sono i passi del discorso di Angeletti che in sostanza assolvono l’operato del governo di centro destra. Soprattutto nel campo dell’assistenza ai cassintegrati (ma anche benedicendo l'operato di Brunetta nella pubblica amministrazione). Secondo la Uil in tal modo ben 400 mila lavoratori non sarebbero stati licenziati. Annunciando però, subito dopo, che altri ben 200 mila sono sull'orlo del licenziamento. Cosicché anche la Uil chiede un cambio di passo. Con la proposta di un’“Alleanza per il lavoro e lo sviluppo” dai connotati non chiari (Sacconi comunque ha iscritto subito il Pdl all'iniziativa).
Tocca a Guglielmo Epifani – bene accolto dalla platea dei delegati – sostenere che in realtà bisognerebbe chiedere al governo, dopo le elezioni regionali, un tavolo di confronto sulla crisi e sul fisco. Questi mesi hanno infatti visto i sindacati uniti discutere con numerose regioni e comuni interventi fattivi. Tanti utili tavoli, ma è mancato quello centrale, quello, appunto, del governo.
Il fisco è stato, del resto, il “piatto forte” della relazione congressuale. Con qualche battuta sulla Cgil che solo ora scoprirebbe il taglio delle tasse. Un tentativo di dimenticare una comune piattaforma elaborata su questi temi, fin dal tempo del governo Prodi. Ma perché proprio il fisco? Angeletti cita i dati del Fondo monetario internazionale: nella classifica dei salari siamo al 23esimo posto. Ci hanno superato anche la Spagna e la Grecia. Nel 2008, i lavoratori italiani hanno guadagnato mediamente il 17% in meno della media Ocse. La scelta di puntare ora sul fisco, per rimpolpare le buste paga, dimostra anche, a parere di chi scrive, che il famoso nuovo modello contrattuale, osannato dalla Uil, non è stato il toccasana capace di elevare i redditi di operai e impiegati. Fatto sta che il deperimento delle buste paga è avvenuto in un Paese dove esiste, come osserva ancora Angeletti, il sindacato più forte d’Europa. Forte e nello stesso tempo, crediamo noi, debole per la sua mancanza di unità, più che per assenza di strumenti. E’ il “leitmotiv” del discorso di Epifani. Sul fisco, sottolinea, non ci sono motivi di divisione. Ecco perché, auspica, se il governo non darà risposte sull’aumento delle detrazioni per il lavoro di tentare un’iniziativa comune.
Resta la speranza che da questo congresso possa uscire un segnale di fiducia. Quella che si presenta è una Uil compatta, desiderosa di rinnovamento. Lo testimonia anche una proposta della Federazione Uil dei pensionati tesa a sburocratizzare il sindacato. Oggi le norme prevedono per le categorie degli attivi, la possibilità di rimanere nello stesso ruolo fino al compimento dei 65 anni di età; per i pensionati, invece, la possibilità di rimanere nello stesso ruolo per due mandati, oppure per otto anni. Per i livelli confederali, infine, la possibilità di rimanere, nella stessa carica, a vita.

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