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I fan dei media sportivi unici lettori di domani

Creato il 27 aprile 2013 da Mbrignolo

ijfNOTIZIE (Perugia). Quanto oggi la Rete sta stravolgendo il calcio e il modo in cui i giornalisti lo raccontano? Per alcuni “big” del giornalismo, tanto. Per altri, come uno dei principali opinionisti di Sky Sport Mario Sconcerti, per il calcio la rivoluzione del web non potrà mai essere dirompente come quella, arrivata ormai qualche decennio fa, della tv. Di questo si è parlato nella “panel discussion” dal titolo “Calcio e giornalismo nel terzo millennio” alla Sala de Notari di Perugia, all’interno del Festival Internazionale del Giornalismo ospitato dal capoluogo umbro. “Quaranta anni fa Gianni Brera, il più grande di tutti, ci raccontava – ha spiegato Sconcerti -  partite che vedeva solo lui e le poche decine di migliaia di persone presenti con lui allo stadio. LA tv, invece, ha reso il calcio visibile a tutti, ha aperto lo spettacolo anche a chi prima ne rimaneva fuori. La Rete? Oggi su Twitter tutti raccontano, commentano e danno notizie sul calcio. Ma chi le controlla? La rivoluzione della Rete è ancora troppo lacunosa per poter capire se sta portando reali benefici al mondo del calcio”.

Di parere leggermente diverso Gianluca Di Marzio, grande esperto di mercato su Sky. “Per chi come me si occupa di calciomercato come me, è impensabile non guardare i social network. Una volta un mio follower su Twitter mi postò una foto di un pranzo domenicale tra il Ds della roma Sabatini e il Dg del Genoa. Io li chiamai entrambi, ed essi negarono. Eppure erano lì. Twitter è una risorsa, e ha cambiato il modo di fare giornalismo. Ora se ho una notizia devo darla subito, non posso aspettare le 23 quando su Sky facciamo la trasmissione Calciomercato”. Dello stesso avviso Gianni Valenti, vicedirettore della Gazzetta dello Sport. “io venendo dal cartaceo, sogno sempre che una mia notizia regga almeno fino a mezzanotte quando la “rosea” va nelle rassegne stampa tv. Ma con la Rete è pericoloso, ed è per questo che anche la Gazzetta gradualmente si è dovuta aprire alla multimedialità. Abbiamo 915 mila fan su Facebook, 800 mila follower su Twitter, altrettanti su Google Plus. Impossibile non guardare all’impatto di questa cosa”. Pierluigi Pardo di Mediaset gli fa eco. “Oggi gli utenti di Twitter ci bruciano sempre. Ricordo quando ero a seguire il mondiale per club 2011: si fa male Villa del Barcellona, dopo 4 minuti esatti vado su Twitter via smartphone per fare un tweet, ma nel social già non si parlava d’altro. Noi che facciamo tv, non possiamo far finta di niente a come la rete sta cambiando il modo di fare i giornalisti nel mondo del calcio. Il flusso di informazioni è imponente. Certo, arriva il punto in cui ti devi fermare, e la parola deve riprendere il suo ruolo centrale, cosa che non sempre accade”. Insomma la Rete fa diventare tutti Brera? Ovvio che non è così. Ma internet coi suoi migliaia di siti che parlano di calcio, di forum, di discussioni aperte su Facebook, Twitter, ha stravolto il linguaggio della “narrativa calcistica”. “Video, audio, gestione dei social: oggi – ripete Valenti – il nostro mestiere è cambiato irrimediabilmente. Prendete i giovani: oggi loro identificano la parola Gazzetta con il nostro sito. Eppure la storia del nostro giornale la conoscete tutti. Vi rendete conto della forza che ha la Rete?”.


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