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I film migliori di stasera (dom. 4 maggio 2014) sulla tv in chiaro

Creato il 04 maggio 2014 da Luigilocatelli

18 film.

Billy Bathgate, Rai Movie, ore 21,15.

Billy Bathgate
Ambizioso gangsteristico del 1991 girato dal Robert Benton di Kramer contro Kramer (e sceneggiatore di Gangster Story), e pure tratto da un romanzo di Doctorow, che non ebbe il successo sperato. Un ragazzo di nome Billy Bathgate ricorda la carriera criminale del boss della mafia ebraica Dutch Schultz nella New York degli anni Trenta, e il proprio amore per Dreew, donna del boss. Grandissimo cast: Dustin Hoffman, Nicole Kidman, Bruce Willis, Steve Buscemi, Stanley Tucci.
Rusty il selvaggio
, Class Tv, ore 20,50.
Manieristico Francis Ford Coppola dell’83 che si lascia alle spalle i suoi film epici anni Settanta e si inoltra nei territori del cinema indie e sperimentale. Rusty (in originale Rumble Fish, il pesce rombo) racconta di una banda di strada, come il di poco precedente I ragazzi della 56esima strada, di cui può essere considerato il film gemello. Qui il capo della gang (un Matt Dillon che allora sembrava davvero l’erede naturale di James Dean) gioca al bello e dannato e ha come mito il fratello maggiore, Motorcycle Boy, un Mickey Rourke già carismatico. Il bianco e nero si alterna al colore e anche all’uso di colori parziali quando illustra le visioni del personaggio di Rourke, daltonico. Non portò soldi a Coppola, ma fece capire a tutti che lui era un grande anche in piccoli film.
Bangkok Dangerous – Il codice dell’assassino, Iris, ore 21,06.
Un killer viene ingaggiato da un boss per far fuori quattro persone a Bangkok. Ma la città finirà con l’invischiarlo, e non tutto andrà come previsto. Self-remake americano, stavolta con Nicolas Cage, da parte dei gemelli hongkonghesi Pang di un loro precedente successo.
Chéri, Rai Movie, ore 23,10.
Dal romanzo di Colette, una cortigiana quarantenne innamorata del figlio adolescente della migliore amica. Storia-idealtipo delle passioni asimmetriche tra donne mature e toyboy. Con un vago retrogusto da Traviata verdiana. Dirige Stephen Frears. Lei è Michelle Pfeiffer, sempre bellissima. L’amica è Kathy Bates. Un po’ troppo leccato e laccato, e un po’ troppo schiavo dei formalismi e manierismi del period movie, ma di sicuro mestiere. Il ragazzetto è lo spiritato Rupert Friend, abbonato al cinema in costume e già fidanzato di Keira Knightley. Film per signore, ovvio.
Lettere da Ivo Jima, Iris, ore 0,57.
Solo un’icona americana come Clint Eastwood poteva permettersi di girare due film gemelli e speculari sulla battaglia di Jwo Jima, che nel Pacifico vide confrontarsi americani e giapponese negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale. Se in Flags of our fathers Eastwood ricostruisce la battaglia dal punto di vista stelle-e-strisce, con Lettere da Ivo Jima la descrive con gli occhi dell’altro, del nemico, basandosi sulle lettere che i soldati giapponesi mandarono alle loro famiglie. Negli Usa è considerato uno dei capolavori degli ultimi anni, qui non se l’è filato quasi nessuno.
I dieci comandamenti (2° parte), Rete 4, ore 21,15.
Questo sì che è cinema-cinema, vedere e rivedere e vedere ancora per credere. La Bibbia secondo Hollywood, in un kolossal di Cecil B. De Mille che fissa per sempre il canone del peplum sacro. Molto viene linguisticamente e stilisticamente da lì, compreso Ben-Hur e perfino The Message, il film con Anthony Quinn sulla rivelazione coranica. La Bibbia che diventa canovaccio di una storia tra l’avventuroso e il melodrammatico. Mosè salvato dalle acque e poi a corte dal faraone, con la principessa innamorata di lui. Ma quando arriva il richiamo di Dio condurrà il popolo ebraico prigioniero in Egitto verso la Terra Promessa. Lo vidi da piccolo e ricordo ancora l’emozione di quel Mar Rosso che si spalancava agli ordini di Mosè (un Charlton Heston statuario e iconico, e che importa che non fosse un grande attore), e quelle fiamme arrivate dal cielo sul Monte Sinai a scolpire nelle pietra i dieci comandamenti. La principessa innamorata, poi perfida e vendicativa per la delusione d’amore, è Anne Baxter, che con le sue smorfie e i ghigni arriva dritta da Eva contro Eva. Yul Brinner come faraone persecutore degli Ebrei in fuga dall’Egitto. Film leggenda. Spielberg avrebbe poi ripreso gli effetti speciali e le lingue di fuoco della scena sul Sinai in I predatori dell’Arca perduta, in un omaggio dichiarato a I dieci comndamenti.
Secret Reunion, Rai 4, ore 23,10.
Meritoriamente Rai 4 continua a mandare in onda film di genere sud-coreani, di quelli che, pur non facendo il giro dei festival internazionali, son dei solidi prodotti e spesso enromi sucecssi in patria. Come questo The Secret Reunion, costruito intorno alla strano incontro tra un ex agente dei servizi sud coreani e una spia nord correana.
A Mighty Heart, Rete 4, ore 23,59.
Un film oscurato dalla troppa fama della sua protagonista Angelina, anche dall’astio generalizzato, se non addiritttura l’odio, nei suoi confronti. Uno di quei film della Jolie impegnata sul fronte umanitario che non hanno mai avuto una gran fortuna al box office, e questo non fa eccezione. E però una visione la merita, perché affronta un episodio fondamentale dello scontro di civiltà tra Occidente e Islam, l’uccisione nel 2002 – per sgozzamento – del giornalista del Wall Street Journal Daniel Pearl in Pakistan da parte di una cellula jihadista-qaedista. Il tutto visto, raccontato e ricostruito attraverso la figura della giovane vedova Marianne, tra l’altro incinta al momento dei fatti, la quale coraggiosamente cerca di far luce nel groviglio di delazioni, collusioni, depistaggi che sta dietro l’uccisione del marito. Pearl era stato attirato in trappola facendogli balenare la possibilità di un’intervista con un leader islamista. Lo rapiscono e lo ammazzano non solo perché americano, ma anche, soprattutto, in quanto ebreo: una nota di antisemitismo che renda ancora più agghiacciante il delitto. Sulla vicenda c’è anche un grande libro di Bernard Henri Lévy, Chi ha ucciso Daniel Pearl? (Rizzoli), appassionante come una spy story. Il film, del 2007, invece si basa sul memoir di Marianne Pearl A Mighty Heart. Alla regia uno bravo, Michael Winterbottom.
L’inconsolabile, Rai 3, ore 1,05.
A Fuori Orario Enrico Ghezzi poresenta un corto di uno dei suoi (e nostri) autori di riferimento, Jean-Marie Straub. Un film di pochi anni fa che ripropone il mito della discesa di Orfeo agli inferi, ma secondo il Cesare Pavese dei Dialoghi con Leucò.
Risorse umane, Rai 5, ore 23,15.
Film del 1999 di Laurent Cantet, che di lì a qualche anno avrebbe vinto la Palma d’oro a Cannes con La classe. Film profetico, Risorse umane, che sceglie come teatro del suo dramma un’azienda, e in particolare quell’ufficio delle risorse umane addetto in tempi di crisi al taglio del personale. Scenario sociale che negli anni Duemila abbiamo visto e replicato ad abundantiam, e ancora si replica. Qui il conflitto intra-aziendale si sovrappone a quello familiare. Un ragazzo fresco di studi viene preso come stagista alla direzione risorse umane di una fabbrica in Normandia, la stessa in cui lavora come operaio il padre. Quando verrà deciso di ristrutturare, di scegliere chi licenziare, proprio il padre finirà tra i rami secchi, e il figlio dall’altra parte. Drammatizzazione, anche tragedizzazione di un ferita che ha inciso e inciderà milioni di famiglie dell’Occidente prostrato di questi anni. Attenzione, il protagonista Jalil Lespert è anche il regista del nuovissimo e di imminente uscita Yves Saint Laurent, il biopic ufficiale e autorizzato del outurier francese. Dai conflitti operai agli atelier haute couture e ai vizi borghesi, borghesissimi, il salto è grande.
Accadde una notte, Rete Capri, ore 21,00.
Ah signoria mia, quelle commedie di una volta. Non ci si stanca mai di meraviglie come Accadde una notte, annus mirabilis 1934, regia di Frank Capra. Lei viziata ereditiera percorre le strade dell’America della Grande Depressione (in Greyhound!) per sfuggire al padre e raggiungere l’ostacolato amore a Miami, lui giornalista scavezzacollo e indisciplinato la riconosce e la aiuta sperando nello scoop. Convivenza forzata tra i due con battibecchi, musi, bronci, riappacificazioni, insomma tutto il repertorio della guera dei sessi secondo la comedy di Hollywwod. Lui è Clark Gable, la miglior canaglia e faccia da schiaffi mai vista sullo schermo, lei è Claudette Colbert, femmina grintosa che si diceva fosse l’amante di Greta Garbo. Indimenticabili “le mura di Gerico”, il separé che i due tirano su alla bell’e meglio per dividere i letti quando sono costretti a dormire nella stessa camera. Mura che poi cadranno. Adorato e adottato subito dal pubblico, e pioggia di Oscar.
Mifune – Dogma 3, la7d, ore 0,20.
Del 1999, è il terzo film del movimento ascetico-purista-rigorista danese Dogma, fondato da Lars Von Trier, che prescriveva uso di macchina a mano ballonzolante, solo luce naturale, minimo artificio e così via. Da Copenaghen un uomo torna al paese natio dopo la morte del padre per occuparsi del fratello disabile. Ingaggerà un’assistente, Liva, che è in realtà una prostituta in fuga. Sarà strano triangolo. Il regista si chiama Søren Kragh-Jacobsen.
Rob Roy, La7, ore 21,10.
Ballata a rievocare vita e mito di Rob Roy, capoclan scozzese del ’700 che lottò a lungo per la propria dignità e quella della sua gente. Con Liam Neeson, John Hurt, Tim Roth e Jessica Lange,
L’angolo buio. La segretaria di Hitler, la7, ore 0,00.
Documentario eccezionale del 2002 in cui Trudi Junge, segretaria personale di Hitler dal 1942 fino alla morte del fuehrer, si racconta, e racconta quegli anni, e perché e come accettò quel lavoro. E com’era Hitler nella quotidianità. Ritratto di una tedesca che si ritrovò quasi senza accorgersene al centro del nazismo.
Bread and roses, la effe, ore 22,50.
Ken Loach in trasferta Usa racconta di sofferenze e diritti dei messicani clandestini. Loach è Loach, prendere o lasciare. Io spesso lascio, quand’è in versione ultramilitante e predicatoria come qui. Lo preferisco quando si diverte e ci diverte, come nell’ultimo La parte degli angeli (e vedremo cosa ci farà vedere a Cannes 2014 con il suo nuovo Jimmy’s Hall). Però bisogna riconoscergli la statura del maestro: moltissimo cinema giovane di oggi, quello più attento ai disagi sociali, lo prende a modello. Attenzione, in questo film del 2000 c’è un Adrien Brody ancora sconosciuto prima dell’Oscar per Il pianista.
Che – Guerriglia, La effe, ore 0,50.
Seconda parte del dittico biografico realizzato nel 2008 da Steven Soderbergh sulla figura di Che Guevara, cercando di restituirne filologicamente vita e storia al di là del mito. Si prendono in considerazione stavolta i suoi ultimi tre anni, quelli compresi tra 1965 e fine 1967. Si comincia con la partenza di Guevara dalla Cuba saldamente castrista alla volta della Bolivia, dove fonderà il suo movimento guerrigliero nel nome di Simon Bolivar, con l’obiettivo di innescare la rivoluzione armata nel continente latino-americano. Sappiamo com’è finita. Benicio Del Toro è il Che, in una immedesimazione che non è solo psicofisica. Occhio, c’è anche (oltre ad attori come Matt Damon e Franka Potente) quell’Edgar Ramirez che rivedremo poi nel Carlos di Olivier Assayas (e più recentemente in Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow). Il film di Soderbergh, pur lanciato con gran pompa a Cannes, dove a Del Toro andò pure il premio come migliore attore, non ebbe l’esito sperato e si inabissò nell’indifferenza del pubblico. Forse arrivava fuori tempo massimo. Alle platee popcorn globalizzate ormai di un biopic su un eroe rivoluzionario non importava granché. Da riconsiderare però nell’ambito della filmografia, incredibilmente eclettica e aperta, di Soderbergh.
Diavolo in corpo, Cielo, ore 0,20.
Un Bellocchio del periodo più scatenato e cultistico (siamo nel 1986), quando le sue sceneggiature grondavano di frequentazioni psicanalitiche e amava indagare in cinema il territorio dell’eros. Specie se, come qui, intersecato al cosiddetto sociale e politico. Diavolo in corpo del romanzo di Radiguet prende solo il titolo, immagino per evidenziare la forza più distruttrice che creatrice dell’eros senza freni e la sua centralità nelle traiettorie esistenziali di uomini e donne. Un film sospeso tra ambizioni autoriali e kitsch intellettuale, con dunque parecchi momenti di massimo godimento. Plot pazzesco, con una ragazza romana innamorata del terrorista simil-brigatista, ora pentito, sospettato di aver ucciso suo padre comissario di polizia (e già questo). Intanto però cede all’assillante pressing del figlio del suo psicanalista, con cui è amour-passion al limite dell’incandescenza. Memorabile blow job che fece parlare parecchio gazzette e gazzettieri, ma non riuscì lo stesso a trasformare il film in un successo al box office. Però imprescindibile, altroché. Con la Maruschka Detmers del godardiano Je vous salue Marie e Federico Pizalis, poi scomparso dai radar.
Negli occhi, Rai Movie, ore 0,40.
Documentario del 2009 voluto da Giovanna Mezzogiorno per ricordare il padre, quell’indimenticabile attore che si chiamava Vittorio, faccia inconfondibile da duro e un recitare sofisticato. Lo ricordano molti che han lavorato con lui, compresi Marco Bellocchio, Peter Brook e Carlo Lizzani.


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