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Creato il 27 ottobre 2013 da Ifilms

Locandina Sleepy“In seno ad una di quelle vaste anse che segnano la riva orientale dell’Hudson, dove il fiume si espande in quel vasto specchio d’acqua che gli antichi navigatori olandesi chiamarono il Tappaan Zee, e dove essi sempre ammainavano prudentemente le vele e si raccomandavano alla protezione di San Nicola, sorge una cittadina...” (Incipit a Sleepy Hollow, Washington Irwing, 1819)

Ci sono storie che entrano facilmente nel mito, nell’immaginario comune, tramutandosi anche in ciò che non sono, quasi fossero fiabe che si trasformano grazie all’incessante passaparola di chi le ama e desidera tramandarle. Intorno a queste storie si forma una sorta di aura di intoccabilità, quasi ammirazione idealizzante che rischia di scontrarsi poi con la realtà dei fatti: è il caso di La leggenda della valle addormentata, meglio conosciuta come Sleepy Hollow, racconto breve di Washington Irwing divenuto in poco tempo leggenda. Non è un caso, infatti, che sin dagli albori del cinema – The Legend of Sleepy Hollow è del 1908, seguito da un film omonimo nel 1912 – ci sia stato un enorme interesse per questa storia, che ha raggiunto l’apice con la trasposizione cinematografica di Tim Burton, Il mistero di Sleepy Hollow, del 1999, con Johnny Depp nei panni di Ichabod Crane e Christina Ricci come Kathrina Van Tassel. Il lavoro che Burton ha svolto sull’opera è straordinario, tanto da portare anche lo scenografo Rich Heinrichs alla conquista del premio oscar, ma procedendo con ordine è giusto partire dall’animazione, che, grazie ad un film Disney del 1949, per prima ha contribuito a divulgare tra i più piccoli il racconto di Irwing.

 

“Beware, take care, he rides alone” (La leggenda della Valle Addormentata, Walt Disney, 1949)

Contenuto in Le Avventure di Ichabod Mr. Toad con il medio metraggio Il vento tra i salici, La Leggenda di Sleepy Hollow firmata Walt Disney è quanto di più vicino all’opera originale si possa pensare. Ichabod Crane è infatti un’insegnante fifone e credulone, innamorato perdutamente, non ricambiato, di una sua allieva, Kathrina Van Tassel, e zimbello della città, fomentata dal bel Brom Bones, il ragazzo di successo per eccellenza, che non perde occasione per denigrare e deridere Crane, ostentando l’evidente preferenza che Kathrina, la sua ragazza, nutre nei suoi confronti. Il finale ambiguo, intriso di mistero, è preso in maniera pedissequa dalle pagine di Irwing, con Brom che spaventa il superstizioso Ichabod con una storia di fantasmi, cui segue l’apparizione del cavaliere. 36 minuti intrisi di Disney, per cui estrema qualità di animazione ma totale assenza di ogni tipo di inquietudine, dove anche il cavaliere senza testa è solo una presenza che aleggia come un fantasma attorno alla piccola Sleepy Hollow, come del resto accade nel libro, salvo palesarsi – leggenda o realtà? – nelle ultime battute, durante la notte di Halloween, lasciando senza dubbio affascinati i più piccoli.

“Attenti alla testa!” (Lady Van Tassel, Il mistero di Sleepy Hollow, Tim Burton, 1999.)

Tim Burton, invece, che con il macabro va a nozze, ha solo preso spunto dal testo originale, spremendolo il più possibile per ricavare quanto più gotico e tetro fosse presente, regalando ai suoi sostenitori, e al cinema in generale, un gran film, che difficilmente potrà essere cancellato dalla memoria collettiva. Come spesso succede con Burton, lo stravolgimento del punto di partenza è totale, semplicemente il la per dare libero sfogo a tutto il suo immaginario dark, perfettamente espresso con un’atmosfera cupa e inquietante, resa tale grazie all’apporto di uno strepitoso Danny Elfman, autore di una colonna sonora tra le più complesse e coinvolgenti che il compositore abbia mai composto, certo, non siamo ai livelli di Nightmare Before Christmas, Edward Shissorhands, Corpse Bride o Batman, ma di certo resta un’opera fuori dal comune. Il tutto in una trama completamente rivoluzionata, dove di Sleepy Hollow resta solamente il nome e la cittadina, ma poco altro.

“È la verità, ma la verità non è sempre ciò che appare” (Ichabod Crane, Il mistero di Sleepy Hollow, Tim Burton, 1999.)

Infatti la storia si svolge a cavallo tra il 1899 e il 1900, con Ichabod Crane (Johnny Depp) investigatore newyorkese che, scomodo per voler cambiare il sistema, viene inviato

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a Sleepy Hollow per indagare su misteriose morti avvenute per mano di un cavaliere senza testa. Il giovane, tutto scienza e raziocinio, considera sciocchezze queste teorie ed è pronto a dimostrare d’essere nel giusto, scontrandosi però con una realtà ben diversa. Uno dei meriti maggiori di Tim Burton è stato quello di non lasciare delle macchiette stereotipate, ma di creare personaggi a tutto tondo, vividi, sfaccettati, e chi meglio di un Johnny Depp in grande spolvero può dar vita ad un Ichabod Crane che sia credibile? Il fatto che abbia delle fobie, che il suo passato tormentato non lo lasci mai tranquillo e che, grazie a dei meravigliosi flashback, ci sia permesso di ricostruire pian piano la sua storia, con gli eventi che lo hanno segnato, è solo un ulteriore punto di forza per un film che non si accontenta di raccontare una storia, vuole raccontare delle vite, nelle loro paure, nella loro interezza, benché comunque dilaniate da un’esistenza tutt’altro che semplice. Ichabod Crane uomo solo, ma che dire di Kathrina Van Tassel, interpretata da una meravigliosa, oltre che straordinaria, Christina Ricci? Lei è la donna ambigua dallo sguardo duplice: dolce, ma allo stesso tempo inquieto, una ragazza che nasconde il segreto d’essere una strega ma che ama davvero Ichabod, al punto da salvargli la vita, sia in senso letterale che, soprattutto, figurato. E il cavaliere senza testa, interpretato da un grande Christopher Walken, è reale, ha anche lui una storia alle spalle e altro non è che un burattino nelle mani di chi vuole distruggere la società, altro marchio di fabbrica burtoniano, che non disdegna certo le critiche agli stati uniti, di qualunque epoca si stia parlando. Prodotto da Francis Ford Coppola, Il Mistero di Sleepy Hollow è una fiaba gotica narrata alla perfezione, che alterna in maniera impeccabile horror e ironia, tensione e meraviglia, il tutto con quell’amore per la magia che è il cinema, in quel nostalgico e toccante dettaglio del traumatropio: origine dell’immagine in movimento, da cui è partito tutto, il futuro, con il raggio di sole che splende sulla New York del nuovo secolo nell’ultima sequenza della pellicola.

Le ultime su Sleepy Hollow arrivano direttamente dal mondo delle serie tv, che non potevano mancare all’appello, soprattutto nel momento storico in cui viviamo. La FOX, infatti, ha prodotto una serie omonima in 13 episodi – che dopo i risultati confortanti di audience saranno altrettanti anche nella prossima stagione – in cui Ichabod Crane e Il cavaliere di Assia sono stati congelati da un incantesimo di Kathrina Van Tassel e si sono risvegliati ai giorni nostri, in quello che, per molti, ricorda un vago esperimento in stile Dark Shadows. Solo nella forma, perché Sleepy Hollow è in realtà una serie thriller/horror in cui Crane aiuta la polizia a risolvere alcuni casi misteriosi, e scavando nel passato troverà risposte sempre più inquietanti. Senza dubbio interessante, ma la domanda resta forte: reggerà due stagioni?

 

Christopher Walken - Il mistero di sleepy Hollow


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