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Creato il 25 novembre 2013 da Ifilms

last vegas locandinaCurioso pensare come il film che ha aperto l’odierna trentunesima edizione del Torino Film Festival abbia in comune con il suo predecessore (ovvero Quartet, pellicola di Dustin Hoffman che aprì la medesima manifestazione ma l’anno scorso) non solo il genere divertente e rilassato della commedia, ma anche l’età presa in analisi e il numero dei suoi protagonisti. Là venivano raccontate le disavventure di quattro anziani musicisti costretti in una casa di riposo, qua le peripezie di altri quattro anziani amici che si ritrovano dopo diversi anni per festeggiare un addio al celibato a Las Vegas.

 

Il film di Jon Turteltaub è indubbiamente confezionato coi fiocchi. Una commedia davvero piacevole e divertente, che si basa su una scrittura solida capace di seminare le proprie battute per poi raccoglierle con i dovuti tempi drammaturgici. Non si punta di certo all’originalità (dopo la trilogia di Una Notte Da Leoni, sfornare film ambientati a Las Vegas e che vertono attorno ad un addio al celibato è cosa piuttosto ritrita) né alla morale (anche se è vero che Last Vegas i suoi momenti “vogliamoci bene” li presenta), l’obiettivo primario è quello di far ridere e il film lo raggiunge facilmente. Jon Turteltaub è un regista che ha già dimostrato lungo la sua filmografia (vedi i gli episodi di National Treasure ad esempio) di saper gestire al meglio un alto budget e lo fa anche in questo suo ultimo lavoro del quale non abbiamo idea delle cifre che girano dietro la realizzazione ma sicuramente per assoldare quei quattro attoroni della locandina non deve essersi trattato di bazzecole.

I quattro attoroni, appunto. Certo che i nomi di Robert De Niro, Morgan Freeman, Kevin Kline e Michael Douglas sono di grande richiamo; se per giunta recitano tutti insieme allora la cosa si fa seria. Poco importa che lo scopo sia una commedia. Eppure bisogna ammetterlo, forse nemmeno a loro interessava più di tanto impegnarsi in questo progetto. Se ci ricorderemo del film non sarà di certo grazie alle loro interpretazioni più svogliate e spente del solito, che però sicuramente riescono a far scaturire allo spettatore più comune tenerezza per i personaggi, al cinefilo più incallito tenerezza per gli interpreti.

Un film basato su diversi (forse troppi) cliché sia comici che più “drammatici”, una sorta di coming of age per settantenni, lieto fine per tutti e camei simpatici (50 Cent in primis). Ecco gli ingredienti di questa ricetta cucinata bene e che accontenta un po’ tutti i palati.

 

Voto: 2,5/4

 


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