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I francesi uccidono 2 indiani: caso subito chiuso, New Delhi accetta le scuse di Parigi

Da Francesca1993

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Due giorni fa The Times of India, il più diffuso quotidiano indiano, quello sempre schierato in prima fila nell’accusare i nostri Marò e che ha montato un caso attorno alla loro vicenda, ha riportato una drammatica notizia titolando : “Two Indians killed in Central African Rapublic By French forces” (Due indiani uccisi nella Repubblica Centroafricana da forze francesi). Pare che per errore, soldati francesi abbiano aperto il fuoco nei pressi della capitale Bangui contro un camion dell’esercito del Ciad che trasportava civili indiani, due dei quali sono rimasti uccisi ed altri sei feriti, trasportati in ospedali da campo nella base francese nel Gabon. Appena dopo l’accaduto, il presidente francese Francoise Hollande ha fatto pervenire al primo ministro indiano Manmohan Singh, impegnato a Durban in Sud Africa nel summit dei paesi del BRICS, una lettera scritta di proprio pugno con un messaggio in cui esprime rammarico e cordoglio, assicurando altresì il premier indiano che nulla di intentato sarà lasciato dalla Francia per garantire la sicurezza dei cittadini indiani in una zona dilaniata da una sanguinosa guerra civile, e fornendo ampie assicurazioni che sarà immediatamente avviata un’inchiesta per far piena luce sul tragico episodio, sia per quanto riguarda le circostanze in cui è maturato, che per l’accertamento di eventuali responsabilità. Si sottolinea che quello che questa volta s’è dimostrato disponibile, ragionevole e remissivo è lo stesso Manmohan Singh che ha fatto fuoco e fiamme con i nostri pavidi e sprovveduti governanti, minacciando una guerra economica e legale contro l’Italia nel caso di mancata riconsegna dei fucilieri del SanMarco. Prima ancora, il ministro della difesa francese Jean-Yves Le Drian aveva telefonato al suo omologo indiano A.K. Antony per garantirgli che l’inchiesta sarà condotta in modo trasparente e che le sue risultanze saranno condivise con la parte indiana. Al momento, non è chiaro cosa ci facessero dei civili indiani, pare dipendenti di aziende locali, a bordo di un mezzo di un esercito coinvolto nel massacro che si sta verificando nella RCA, tornato di recente alla ribalta per il tentativo dell’Unicef di impedire l’arruolamento di bambini da impegnare in combattimento da parte delle fazioni opposte. Va anche segnalato che la Francia mantiene nella RCA un piccolo contingente di 200 uomini che fa la spola dal Gabon, non a scopi umanitari, ma per la tutela di propri interessi, perchè nonostante la RCA sia ufficialmente il paese più povero del mondo, nelle viscere del suo territorio si celano ingenti giacimenti di diamanti, petrolio ed uranio. Resta il fatto che per chiudere un contenzioso analogo, se non più grave di quello tra India ed Italia per il caso Marò, alla Francia sono bastati due giorni di tempo, una lettera ed una telefonata, mentre la tiritera per i Marò va avanti da 15 mesi senza alcun tangibile passo avanti. Analogamente, quando qualche mese fa la US-Navy uccise un marinaio indiano nel Golfo di Aden, non per errore, ma volutamente perchè aveva disatteso l’ordine di arresto inviato con segnalazioni radio e luminose, l’episodio fu pure chiuso in un paio di giorni, con una lettera di rammarico e condoglianze non di Obama, ma di un oscuro funzionario del Pentagono, accompagnato da vaghe promesse di fare luce sull’episodio. Monti e Terzi hanno invece fatto teatro e fornito una indecorosa ed umiliante immagine dell’Italia, aggravando oggettivamente la già precaria situazione dei Marò sia sul piano ambientale, che processuale, e facendoci diventare lo zimbello di tutte le cancellerie del pianeta. Nella loro insulsa nullità, non sono neanche ricorsi a far valere le nostre sacrosante ragioni nelle sedi competenti come l’ONU, e neanche hanno fatto ricorso agli efficaci mezzi di pressione sugli indiani di cui potevano disporre, a cominciare dalla minaccia di fare imporre il veto della Comunità europea alla richiesta di New Delhi al suo ingresso nel Consiglio di Sicurezza. Questo dimostra, ammesso che ce ne fosse ancora bisogno, che la colpa del caso Marò non va attribuita agli indiani, che nel gioco delle parti svolgono al meglio il loro ruolo cercando di tirare l’acqua al loro mulino per quanto gli ha consentito con un vigliacco e pavido atteggiamento il duo Monti-Terzi, ma di chi non ha saputo gestire il caso con quella fermezza, autorevolezza e capacità politica dimostrata in circostanze analoghe, ma più complicate delle nostre, da francesi ed americani. Il risultato adesso è sotto gli occhi di tutti: frizioni diplomatiche tra i due Paesi ed un contenzioso che rischia di essere pagato sulla pelle e la sorte dei due fucilieri italiani. L’Italia, che per decenni ha ripetutamente negato l’estradizione di cittadini stranieri incriminati o criminali verso stati in cui vige la pena di morte, con Monti e Terzi è riuscita a consegnare agli indiani, che applicano la pena capitale, due nostri soldati innocenti. E magari ne vanno pure fieri, convinti che li stanno “salvando”, come del resto sono convinti di aver fatto per il Paese che abbiamo visto tutti dove invece sia finito. Che Iddio ci protegga.

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