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I furbetti del latte - Società di comodo per aggirare le quote

Creato il 26 maggio 2011 da Informasalus @informasalus

Fonte: Valori - Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità


CATEGORIE: Alimentazione , Denuncia sanitaria , Salute , Etica
formaggio
"La concorrenza sleale viene, in questo caso, da molti di quei produttori che l’opinione pubblica ha imparato a conoscere come i 'Cobas del latte' o milk warriors"

Se i prezzi del latte in Italia non remunerano adeguatamente i produttori non è solo colpa degli alti costi dei mangimi e delle filiere troppo lunghe. Come spesso accade, c’è sempre qualcuno (più di qualcuno in verità) che si crede più furbo degli altri. E danneggia gli allevatori onesti.
«La concorrenza sleale viene, in questo caso, da molti di quei produttori che l’opinione pubblica ha imparato a conoscere come i “Cobas del latte” o milk warriors», rivela Daniele Rama, direttore dell’Osservatorio latte dell’università Cattolica di Milano. In sostanza, quelli che hanno bloccato strade, stazioni, aeroporti e hanno sempre rifiutato il regime delle quote latte (il sistema di prelievo supplementare previsto dall’Ue che impone agli allevatori un prelievo finanziario per ogni chilo di latte prodotto oltre un limite stabilito).
Come funziona? I produttori disonesti creano una serie di società di comodo, che acquistano il loro stesso latte e lo rivendono alle industrie di trasformazione senza rispettare le norme europee (senza effettuare le trattenute a carico delle produzioni fuori quota).
Tali società acquistano enormi quantità di latte fuori quota, che non avrebbe dovuto essere nemmeno prodotto. Il latte dei “furbetti” viene “ripulito” e finisce nel mercato. Generando flussi economici di decine di milioni di euro e costruendo una sorta di mercato parallelo. A tutto danno degli allevatori che producono latte rispettando le quote a loro disposizione. «Contro questi produttori scorretti finalmente sono iniziati i processi», spiega Rama. «Ma non c’è dubbio che i loro comportamenti hanno inciso, soprattutto negli anni passati, sui prezzi del latte».
Un’incidenza tutt’altro che marginale: «Chi produce fuori quota ha costi inferiori. In Lombardia, nel quinquennio 2003-2008 la differenza di costo è stata calcolata in 9 centesimi al litro. Ai quali vanno aggiunti i 2-3 centesimi per la diminuzione del prezzo del latte causato dalla maggiore offerta».
Ora le maglie dei controlli si sono strette e questi comportamenti sono più sanzionati. Ma le beffe non sono finite: «Le multe delle quote latte infatti le ha pagate l’intero settore agricolo, perché la Ue le ha trattenute dai soldi destinati all’Italia dalla Pac (Politica Agricola Comune, ndr). Di fatto, chi è stato svantaggiato dalle azioni illecite, è stato danneggiato due volte».




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