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I gesti della speranza

Creato il 17 novembre 2015 da Smilingischic

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Quando ci  vergogniamo della propria impotenza e di ciò che abbiamo permesso che diventasse il nostro mondo, quando ci lamentiamo della perdita dei valori, giusto quell’attimo prima di cominciare con il prendersela con chi arriva con i barconi, con Renzi, con Oriana Fallaci, con chi non appoggia le teorie di Oriana Fallaci, con chi ha messo la bandiera come profilo, con chi non l’ha messa, con Obama e con tutti gli islamici, ecco quello è il momento di fare qualsiasi cosa, anche la più piccola e che non necessariamente abbia la pretesa di misurarsi con la violenza che ci ha avvolto e sconvolto.  Ma che sia qualcosa di vero. Qualcosa per gli altri. Che ci restituisca il senso del reale.

 Sono i segni di cui abbiamo bisogno per credere ancora nell’umanità. Sono i gesti della speranza.

Le porte aperte

I tassametri staccati

Le donazioni di sangue

I fiori, i bigliettini, le lettere, i disegni

Le candele. Tante candele

Un giovane italo Tedesco che che trascina un pianoforte per suonare Imagine

I francesi che cantano la Marsigliese uscendo dallo stadio

Gli americani che cantano la Marsigliese

Gli Italiani che cantano la Marsigliese

I giocatori della Nazionale Francese  che scelgono di restare fino all’alba con i calciatori tedeschi, dentro lo stadio di Parigi per fare loro compagnia.

Il Colosseo spento

Un minuto di silenzio

Il london Eye di Londra illuminato dal tricolore francese

E poi anche l’Opera di Sydney, La Porta di Brandeburgo a Berlino. E altri.

I mazzi di fiori a Piazza Farnese

Ancora tante candele

Il minuto di casino

Credo che il nostro supporto debba essere fatto sentire, in tutte le forme che ci sono permesse, anche le più piccole, apparentemente insignificanti. Sosteniamo chi soffre con i nostri abbracci virtuali, la nostra sincera partecipazione e le nostre preghiere, in qualunque Dio crediamo. Sosteniamoli, alimentando l’amore e non l’odio.

E soprattutto parliamone, ma non a vanvera, con approssimazione, per sentito dire.

Parliamone in famiglia, con i nostri amici, con nostri  figli e i nostri studenti. Siamo testimoni di vita.

Questo a mio avviso è il momento del rispetto ma non quello del silenzio. E’ il momento della condivisione, perchè solo l’unione, senza differenze può farci sentire meno spaventati.

Se trovate uno che ha capito tutto salutatemelo tanto e cambiate strada”. Don Luigi Ciotti.

QUI trovate l’intero articolo scritto per So Magazine :  Senza parole eppure non silenziosi.

Un abbraccio forte

Sandra


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