Partiamo dal presupposto che Anders Behring Breivik è uno dei più grandi killer dalla storia. Ha ucciso 77 persone con una caccia all’uomo e con un’autobomba e il bilancio poteva anche essere più grave.
Nella civile Norvegia, la pena contemplata è 21 anni, si può salire a 30 se si designa il crimine contro l’umanità. Io sono contro la pena di morte, ma l’ergastolo sarebbe senza dubbio più adeguato.
Anche in virtù della personalità stessa di Breivik. Un personaggio ormai iconico: non si è pentito, trascorre tranquillamente in carcere il tempo che lo separa dal processo e sostiene di essere un modello per i giovani che vogliono contrastare il socialismo e l’islam.
Breivik è ancora giovane, quando uscirà avrà circa 60 anni ed è probabilissimo che reiteri il crimine. Ha chiesto candidamente il numero delle vittime, rammaricandosi dell’intervento della Polizia: aveva accumulato munizioni sufficienti per uccidere molte più persone. La bomba vicino ai palazzi governativi era solo il piano B: l’obiettivo principale era la reggia, ma non gli è stato possibile raggiungerla.
Poco tempo fa vi avevamo racconto il trattamento che subiva Bradley Manning, accusato di essere l’uomo che ha spifferato a WikiLeaks. Breivik che ha commesso qualcosa di inimmaginabilmente più grave è invece molto più libero in carcere.
Niente pugno duro: ha ottenuto un vitto speciale, sigarette, due romanzi e gli è permesso fare 4 ore di esercizi al giorno. La Polizia spera così di ottenere informazioni su fantomatiche cellule di supporto. È stato chiesto il consulto psichiatrico e lui ha ottenuto che il dottore fosse giapponese. L’unica rpretesa rifiutata è stata quella di indossare l’alta uniforme di gala durante gli interrogativa.
Non c’è che dire, Breivik ha scelto il paese giusto per fare lo stragista.
Fonte: La Stampa
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